Tutta l’arte a London 2012. La taglia giustifica i mezzi?
Le mega-manifestazioni internazionali costituiscono da tempo, anche per l’arte contemporanea, l’opportunità unica di beneficiare di budget altrimenti impensabili. I prossimi Giochi Olimpici si aprono tra poco più di un anno, e nel Regno Unito fervono i preparativi. Con un esercito di artisti pronti a sfornare progetti straordinari. Decisamente fuori scala.
Ben più di una kermesse sportiva, ma un’impresa colossale capace di trasformare il volto di una città, le Olimpiadi si apprestano a sbarcare in una Londra che non ha alcuna intenzione di tenere il profilo basso. E nel proliferare di eventi collaterali e interventi urbanistici, l’arte contemporanea ha la sua porzione di spazio (e di fondi).
La capitale britannica ha in serbo, fra le altre cose, la più grande opera d’arte pubblica del Paese, affidata ad Anish Kapoor. La struttura in acciaio, alta 115 metri, è stata concepita come rivisitazione futuristica dell’idea, non troppo innovativa, della torre. E visto il costo di 19,1 milioni di sterline (in gran parte provenienti dall’uomo più ricco d’Europa, il magnate dell’acciaio Lakshmi Mittal), in tempi di recessione le critiche sono piovute copiose. Sulle pagine di Frieze, Dan Fox l’ha definita “comicamente inelegante” e “simile allo scarabocchio di un ubriaco”, ma soprattutto “un monumento alla politica e al grande business”; in sostanza, una celebrazione dello sponsor. Senza dubbio, l’eredità dell’Arcelor Mittal Orbit nell’area londinese di Stratford sembra destinata a essere quella di una spettacolare attrazione turistica con tanto di ristorante panoramico, e non certo un polo di rigenerazione della vita comunitaria.
Missione che parrebbe invece essere al centro dell’Olympic Park: 2.5 km2 di verde con arte incorporata sotto forma di decoro urbano. Dal ponte al sottopassaggio, dalle panchine alle aiuole alla recinzione, gli interventi appaiono però decisamente all’insegna del… design. Detto in senso cattivo!
La grandeur prosegue esaminando le mostre in programma per il 2012. La Tate Modern punta sulla superstar per eccellenza, Damien Hirst, con una retrospettiva che ne percorre la carriera dagli esordi a oggi. Nella Turbine Hall è la volta di Tino Sehgal, che occuperà l’ambiente, com’è suo solito, con interventi esclusivamente performativi. Ma non è tutto, perché Edvard Munch chiude il terzetto blockbuster con una mostra che ne reinterpreta la produzione alla luce dell’influenza di cinema e fotografia. E poteva mancare Pablo Picasso? Neanche per sogno: protagonista alla Tate Britain assieme ai Pre-Raffaelliti. Per completare il quadro delle Tate, a Liverpool si ripropone il modello espositivo che giustappone una triade di grandi nomi (la cui connessione resta approssimativa) con Turner, Monet e Twombly. La St.Ives punta invece su Alex Katz e Simon Fujiwara.
Conscio di avere i riflettori puntati addosso, il Barbican approfitta della sua vocazione multidisciplinare per sfoderare un parterre di celebrità che include Juliette Binoche, Cate Blanchett, Peter Sellars e la prima rappresentazione oltremanica dell’opera di Robert Wilson e Philip Glass, Einstein on the Beach. Interdisciplinarità che si riflette anche nella scelta di dedicare una grande mostra al Bauhaus: Art as Life.
Nonostante la posizione accentratrice di Londra, tutte le regioni del Regno Unito stanno preparandosi a un’invasione d’arte contemporanea, con nomi forse meno roboanti, ma con progetti decisamente extralarge tanto nelle idee quanto nella dimensione.
Ci saranno: un campo da calcio costruito nel mezzo di una foresta per ospitare partite amatoriali e poi lasciarsi ricoprire da vegetazione spontanea (Craig Couthard); un’isola artificiale trasportata dall’Artico al Galles (Alex Hartley) e una colonna di luce visibile dalla distanza di 100 chilometri (Anthony McCall). Sono solo alcune delle 12 proposte selezionate dall’Arts Council per Artists Taking the Lead, progetto di punta dell’istituzione inglese, nel quale sono stati investiti 7 milioncini di pound. Si tratta di installazioni, performance o festival caratterizzati dal coinvolgimento dello spazio pubblico e, in modo più o meno attivo, delle comunità locali.
Con uno stanziamento complessivo di circa 1,6 milioni di sterline pubbliche, tra il 2008 e il 2011, l’Arts Council sta sviluppando un mosaico di iniziative ispirate ai propri obiettivi primari: allargare e diversificare il pubblico, favorire la crescita degli artisti, incoraggiare la partecipazione. Per questo, Artists Taking the Lead è affiancato da Unlimited, progetto-contenitore interamente dedicato agli artisti disabili, e Legacy Trust, che supporta interventi culturali capaci di lasciare una traccia che rimanga anche quando le Olimpiadi saranno solo un ricordo.
Anche l’universo dei social media farà la sua parte. Con trasmissioni in oltre 200 Paesi e il dispiego di oltre 20mila giornalisti professionisti, i Giochi rappresentano uno dei maggiori eventi mediatici al mondo, e gli organizzatori di Abandon Normal Devices – noto festival di new media art – hanno deciso di non farsi scappare l’occasione per riflettere proprio sul concetto di broadcast: Media2012 sarà una sorta di piattaforma di comunicazione gestita da artisti, creativi, nerd e amatori del digitale, che si impegneranno a sovrapporre narrazioni alternative sulle Olimpiadi, sperimentando tutte quelle possibilità di fare informazione dal basso che si sono fatte largo negli ultimi anni.
Gabriella Arrigoni
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati