A lezione di “knolling”
Un fotografo cool, divenuto celebre grazie al web, decide di fare anche il documentarista. Lui si chiama Todd Selby e il protagonista di uno dei suoi cortometraggi è un artista altrettanto cool: Tom Sachs. Che ci spiega il concetto di knolling. Curiosi, eh? Leggete un po’…
Todd Selby rientra in quella cerchia di personalità diventate famose negli ultimi anni grazie a una pagina web caratterizzata da una buona dose di coolness da risultare gradevole presso una larghissima fascia di pubblico. Dopo aver iniziato nel 2008 con semplici ritratti di amici e dei loro ambienti domestici, Selby è diventato a poco a poco il ritrattista di designer, architetti e artisti sufficientemente sconosciuti e underground da attirare schiere di modaioli e nerd della rete che ne hanno consacrato le gesta. Gesta che gli hanno fatto ottenere campagne pubblicitarie di tutto rispetto, Nike e Dockers mica pizza e fichi. Qualche nome altisonante della scena americana a completare il panorama (da non perdere il maniacale accumulo di oggetti di casa Starck, nel senso di Philippe) e il sito theselby.com ha assunto in breve tempo lo status di must del web, fruttando all’autore pure qualche solo show in importanti gallerie statunitensi.
Fra gli ultimi progetti di Todd Selby figurano un paio di cortometraggi a sfondo documentaristico caratterizzati da una visione intimista e informale che fa il paio con lo stile asciutto delle fotografie. Girato nell’estate del 2010, l’ultimo cortometraggio di Selby ci offre l’occasione per una visita nello studio di Tom Sachs, altro bizzarro personaggio che deve molta della sua fama alle firme dell’alta moda, seppur rilette in chiave ironica e a volte un po’ macabra (la ghigliottina firmata Chanel rappresenta un buon esempio).
Interessato solamente alle personalità eccentriche e agli ambienti altrettanto particolari, Selby riprende una normale giornata di lavoro di Sachs, impegnato tra nuovi progetti e discussioni con il proprio staff. Tra un frigorifero a forma di Darth Vader e una tavola da surf con tanto di teschio, Sachs concede anche una breve intervista sul proprio lavoro. Scopriamo così la sua filosofia di vita (“My philosophy it’s always been it’s easier to beg for forgivness than ask for permission”), il concetto di knolling, che è un po’ la base del lavoro dell’artista newyorchese e che consiste nell’ordinare gli oggetti rispettando angoli paralleli o di novanta gradi, e l’idea di nuggets, serie di piccole sculture che Sachs dissemina nei suoi interventi.
Alla base di tutto il lavoro dell’artista c’è l’idea della falsificazione, del faked up, quel concetto che l’ha portato a ricostruire la mitica unité d’habitation di Le Corbusier all’ultima Biennale di Architettura o che ha determinato lo slogan di una sua opera, “creativity is the enemy”.
Tom Sachs, A Selby Film
Documentario leggero, divertente e poco pretenzioso quello di Selby, ma che comunque riserva qualche riflessione sullo stato di una parte dell’arte contemporanea: sette minuti di riprese che si aprono con una riflessione sul tempo della creazione. Questi sette minuti di documentario paragonati alle ore necessarie per un’originale falsificazione di Tom Sachs rappresentano le facce complementari dell’arte contemporanea, tra produzione consumista in tempi brevissimi, e ricostruzione maniacale di falsi (Elaine Sturtevant docet).
Un elogio dell’inutile e dell’effimero in un solo breve videoclip. Mai binomio di artisti fu più azzeccato.
Alessandro Marzocchi
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