Da diverso tempo ormai, la città che ha dato i natali a uno degli artisti più rivoluzionari del XX secolo, Francis Bacon, è rimasta indietro rispetto ad altre grandi e piccole città europee per quanto riguarda l’arte contemporanea. Ma quest’anno a Dublino si respira aria di cambiamento.
Dal martedì prossimo al 31 ottobre, la capitale dell’Irlanda ospiterà la più prestigiosa esposizione d’arte contemporanea mai vista nel Paese, dal titolo Terrible Beauty – Art, Crisis, Change and the Office of Non-Compliance, con un richiamo alla poesia Easter 1916 di Yeats.
“Quando io e Jota ci siamo imbarcati in questo progetto, ci è sembrato necessario e ovvio occuparci dell’‘elephant in the room’, ovvero l’attuale stato economico sia dell’Irlanda che del mondo oggi”, ha affermato Christian Viveros-Fauné, curatore della mostra insieme al franco-peruviano Jota Castro. “Un’esposizione come la nostra potrebbe occuparsi di come la crisi e il cambiamento possano servire da catalizzatori per la creatività, possibilmente anche per il rinnovamento culturale, e delle significative nuove possibilità che possono essere ‘spremute’ da tempi duri come i nostri”.
Secondo Viveros-Fauné, l’Irlanda ha degli artisti e delle gallerie incredibili, che hanno fatto e stanno facendo passi da gigante nel panorama dell’arte internazionale, “ma il mercato dell’arte qui non è robusto come in altre nazioni europee. Questa non è un’osservazione sul talento, ma sulla salute dell’industria delle arti visive qui. Noi abbiamo la forte ambizione di cambiare tutto questo”.
Per essere una rassegna appena nata, Dublin Contemporary non ha molto da invidiare ai suoi omologhi, con oltre 90 artisti irlandesi e internazionali provenienti da sette continenti. Inoltre, Dublin Contemporary “presenta una rappresentanza di artisti nazionali molto più ampia di qualsiasi altra biennale globale a cui posso pensare,” ha affermato Viveros-Fauné, fiducioso che gli artisti irlandesi contemporanei meritino che il loro lavoro sieda fianco a fianco con quello dei più grandi artisti internazionali.
Aggiunge Viveros-Faunè: “Il nostro tema è chiaro: abbiamo scelto artisti il cui lavoro parla delle connessioni fra l’arte e la società, ma anche delle lacune esistenti fra le due, dei cortocircuiti. E tuttavia va notato che questi artisti lo fanno attraverso una molteplicità di visioni e prospettive estetiche e culturali”.
La scelta degli artisti è stata guidata dal tentativo di rafforzare questa visione: la rosa degli artisti comprende nomi come Jannis Kounellis, Mounir Fatmi, Lisa Yuskavage, James Coleman, Thomas Hirschhorn, Wang Du, Superflex, Brian O’Doherty, Chen Chieh-jen, Jim Lambie, Dexter Dalwood, Hans Peter Feldmann, Teresa Margolles, Fernando Bryce e numerosi altri.
La principale sede espositiva sarà all’interno delle storiche fondamenta del National Concert Hall, in Earlsfort Terrace. “Sin dai primi stadi di progettazione di DC2011, abbiamo sempre sostenuto di voler fare un’esibizione che fosse davvero in tutta la città e sapevamo che volevamo fare qualcosa che non trovi in altre biennali”, ha commentato Lesley Tully, direttrice del progetto. Ha inoltre osservato che è stato impiegato molto tempo a ricercare tutti i tipi di spazi, dai magazzini al porto a spazi inutilizzati nel centro. Tuttavia, “non appena abbiamo saputo che Earlsfort Terrace era un’opzione perseguibile, ha iniziato a profilarsi una prima impronta naturale della mostra”.
Gli adiacenti Iveagh Gardens ospiteranno sculture all’aperto, mentre l’Annex sarà lo scenario di una serie di sculture sonore. L’uso di edifici storici come sedi espositive colloca questa mostra all’interno della tradizione storica e culturale irlandese: “È importante trattare la tradizione con rispetto e, una volta assimilata, non rispettarla affatto”, ha affermato Viveros-Fauné. “Ci sono tempi e contesti che chiedono nuove sfide, e stiamo chiaramente vivendo in un periodo del genere. Nonostante gli sviluppi delle comunicazioni e delle tecnologie, la cultura in generale è rimasta particolarmente dormiente nella sua risposta”. Il curatore è certo che Dublin Contemporary 2011 sarà ricordato come un evento in prima linea per un cambiamento di rotta.
Retrospettive e monografiche di artisti contemporanei come l’irlandese Willie Doherty, le americane Alice Neel e Lisa Yuskavage, così come nuovi lavori commissionati agli irlandesi Brian O’Doherty e James Coleman, avranno luogo in sedi partner come la Dublin City Gallery, la Huge Lane Gallery, la Royal Hibernian Academy e la Douglas Hide Gallery.
Non è un caso se Viveros-Fauné e Castro sono stati scelti come curatori per un progetto ambizioso come questo: “Sapevo che il progetto necessitava di persone con molto di più che abilità prettamente curatoriali. Viveros-Fauné e Castro sono eccezionalmente audaci e contro- intuitivi nei loro approcci – sono affermati ma non fanno parte del sistema”, ha detto Tully. “Possiedono una serie di talenti speciali: sono scrittori, poeti, curator, critici e artisti, oltre a essere docenti di una serie di discipline fra cui design, legge e storia dell’arte”.
L’Office of Non-Compliance a Earlsfort Terrace “funzionerà come promotore di idee e comprenderà delle strutture ad-hoc e accessibili per promuovere un discorso intorno all’arte e al suo posto nella società”, ha affermato Viveros-Fauné. L’idea dell’Office è quella di sfruttare il significativo potere liberatorio dell’arte per parlare di questioni che rientrano nelle premesse dell’esposizione, ma allo stesso tempo superano i confini naturali di ogni spettacolo.
Con un progetto di tale portata, i costi hanno subito diverse variazioni e revisioni, inclusi tagli sugli stanziamenti iniziali. “Tuttavia monitoriamo costantemente i costi, innovando e adattando le spese all’ambiente economico in cui ci troviamo”, ha affermato Tully. Il budget di Dublin Contemporary 2011 è di 4 milioni di euro, la metà dei quali forniti dal governo. Il team sta inoltre lavorando a una serie di progetti che vedranno la presenza di Dublin Contemporary in città negli anni che separano questa edizione dalla prossima, nel 2016. “Aspettate e vedrete!”, dice Tully.
Sara Marilungo
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