Bordeaux. Non la solita biennale?
L’ennesima Biennale? Sì e no. A Bordeaux, sotto la direzione di Michelangelo Pistoletto, va in scena un complesso di eventi vivace e alternativo. Che punta a rinnovare il format e soprattutto a comunicare con la cittadinanza e le amministrazioni. Ecco un primo report di come sta andando.
Se le Biennali sono eventi temporanei e Bordeaux è famosa soprattutto per il vino, Evento 2011 si colloca lontano dai luoghi comuni, con una mission racchiusa tutta nel sottotitolo: L’arte per una re-evoluzione urbana. Chi si aspetta la tipica città bourgeoise del Sud della Francia, potrebbe rimanere felicemente sorpreso nel trovare una Bordeaux multiculturale ed energica. Passeggiando per le strade, si respirava un’aria elettrica sin dai giorni prima dell’inaugurazione: è l’atmosfera di chi attende con impazienza una manifestazione per cui la città è stata preparata durante un anno di ricerca, ma soprattutto di lavoro pratico sul campo.
Il tema individuato da Michelangelo Pistoletto, direttore artistico di Evento 2011, è la relazione fra l’arte e la cittadinanza. L’ambiziosa proposta è infatti quella di rendere l’arte contemporanea accessibile a tutti, non solo dal punto di vista della fruibilità, ma anche dal punto di vista della produzione e del pensiero collettivo sugli spazi da condividere. Per l’occasione, quindi, il poverista ha messo da parte la sua storia personale e ha chiamato a raccolta tutti i professionisti che lo hanno accompagnato lungo il corso degli anni nell’avventura di Cittadellarte. Non restano a bocca asciutta, comunque, i maratoneti delle collettive con le tre esposizioni raccolte sotto il titolo di Racines (radici storiche, artistiche e urbane): un interessante tentativo di legare il tema comune della mostra alla storia della città che la ospita.
È così che al Musée d’Aquitaine si riflette sulla schiavitù, un capitolo importante per il passato della città, recuperato in chiave storica attraverso il confronto con le collezioni archeologiche ed etnografiche del museo, per aprire nuove prospettive e nuove relazioni sulle forme di schiavitù contemporanea. C’est à ce prix que nous mangeons du sucre è un titolo poetico per racchiudere, fra gli altri, gli interventi di William Kentridge, a occupare un’intera sala suggestivamente allestita tra arazzi, stampe e animazioni. Interessante inversione per il lavoro di Shilpa Gupta sul trattamento dell’informazione, attraverso un vecchio microfono che inaspettatamente inizia a trasmette un discorso ufficiale sulla tolleranza e la pace politica. Complessa su più livelli, infine, l’installazione di Marzia Migliora, che unisce la sua riflessione sull’identità a riferimenti storici e al teatro, mettendo lo spettatore dinnanzi a una scena invisibile e immaginaria.
Nell’accattivante cornice del CAPC – Musée d’Art Contemporaine de Bordeaux, si prosegue quindi sul concetto di vicinato, con tutte le sfumature ricavate dalle complessità degli attuali fenomeni politici, in collaborazione con il Van Abbemuseum di Eindhoven. L’ottima regia di Charles Esche e Galit Eilat porta all’attenzione del pubblico una ricca selezione delle sue acquisizioni recenti, tra cui spiccano il video di Yael Bartana sulla questione palestinese, la mastodontica installazione di Artur Zmijewski sugli esperimenti di prigionia e il lungo dissacrante Perestroika Songspiel di Chto Delat?.
L’ultima tappa è a Les Abattoirs con l’utopia architettonica; ma il ripensamento sul futuro della città si fa più che mai operativo con due cantieri attivi già dal mese di luglio. Le Chantier Mobile ha offerto una piattaforma nomade per discussioni, installazioni ed esperienze condivise a cura di Zébra 3 et Refunc con la documentazione degli eventi attraverso Radio Grenouille, una trasmissione regolarmente mandata in onda grazie a Radio Nova Sauvagine.
Le Chantier de Savoirs Partagés, invece, raccoglie una serie d’interventi legati all’ecologia, all’architettura e all’arte rivoluzionando soprattutto i quartieri di Grand Parc e Saint-Michel con l’intento di coinvolgere tutti i collettivi, le associazioni e le scuole d’arte della città. Spicca fra tutti il progetto di Marjetica Potrč in collaborazione con Ooze per un Théâtre évolutif alla ricerca di un nuovo modello di ecologia urbana e compartecipata dagli abitanti della zona.
Il Marché des Capucins, all’interno di una cornice scenografica tutta speciale preparata dal collettivo eXYZt, ha fornito la location per un bagnato ma fortunato aperitivo d’apertura. Di fronte, il Marché des Douves, invece, è il punto d’incontro serale con un fittissimo programma di attività e di performance a cura di Jeanne van Heeswijk e delle organizzazioni locali.
I confini del contemporaneo, infatti, si allargano lungo il corso dei dieci giorni al teatro, alla danza e alla musica sperimentale, quest’ultima a cura della salentina Sound Res, con un calendario da sfinire anche i più temprati, tra cui va segnalato almeno il lavoro sonoro nato dalla collaborazione tra Steve Piccolo e Luigi Negro per una cartografia sonora ed emozionale dei luoghi intorno al Grand Parc.
Magari l’evoluzione ha bisogno di essere provata dal passare del tempo, ma la rivoluzione artistica sembra già scoppiata a Bordeaux. Vale a dire che, se davvero gli spunti offerti da questo evento verranno portati avanti nei prossimi anni, si apre una nuova possibilità per gli estenuati ed estenuanti format delle Biennali. All’insegna di un nuovo ruolo di tramite fra le amministrazioni locali e l’autentico tessuto cittadino.
Nicoletta Daldanise
Bordeaux // fino al 16 ottobre 2011
Evento 2011. L’art pour une ré-évolution urbaine
a cura di Michelangelo Pistoletto
www.evento2011.com
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