Bugo: viva la trasversatilità
È andato a vivere in India, ma non sta cercando se stesso. Ha recitato in un film, ma non vuole fare l’attore. Dipinge e fa mostre, ma non è solo un artista. Stiamo parlando di Bugo, aka Cristian Bugatti, musicista eclettico e fuori dagli schemi, appena tornato in scena con un disco nuovo di zecca. Ci siamo fatti raccontare com’è nato. E come si sta a Nuova Dehli.
Cominciamo dal titolo del disco, Nuovi rimedi per la miopia. Mi ha colpito subito perché suona bene. Poi la parola ‘rimedio’ è ottimista, fa pensare ai rimedi della nonna. Cosa rappresenta invece, metaforicamente, il concetto di miopia?
È l’incapacità di vedere, il non poter vedere bene il futuro, ciò che c’è oltre il nostro naso. L’incapacità di mettere a fuoco i nostri obiettivi, di capire come vogliamo che sia la nostra vita. Il disco non parla di miopia, ma di liberazione dalla miopia. Se c’è una volontà forte, c’è un rimedio per tutte le difficoltà, e questi rimedi ognuno deve cercarli dentro di sé, perché ci sono, solo che la paura, le difficoltà della vita e l’insoddisfazione tendono a confonderci.
La miopia è tutto ciò che ci frena, ci blocca, ci distrae dalle cose importanti. Sì, è un disco decisamente ottimista.
Hai progettato personalmente tutto il booklet del cd, realizzando un’immagine per ogni canzone. Com’è andata, hai scritto prima tutti i pezzi e poi gli hai associato le immagini o a volte l’ispirazione è venuta dalle fotografie?
Sono dieci immagini, ognuna per ogni canzone del disco. Le ho abbinate alle canzoni in modo libero: qualcuna per il significato del testo, altre solo per l’immagine, altre ancora per la sensazione generale, altre in modo strettamente letterale.
Nonhotempo, ad esempio, è un disegno che ho fatto apposta per la canzone. Per I miei occhi vedono ho usato un’immagine realizzata un anno fa, dopo aver scritto il brano. Nella foto ci siamo io e mia moglie; lei ha gli occhi chiusi, forse dorme. I miei occhi invece sono aperti, ma quegli occhi non sono veramente i miei, sono quelli di mia moglie (aggiunti con Photoshop). Io vedo il mondo con i suoi occhi, è una dedica d’amore.
La foto di Mattino raffigura un busto piumato che ho realizzato nel 2009. Messo in quella posizione, mentre “guarda” fuori dalla finestra, fa pensare a una creatura eccentrica che vuole uscire, che vede il giorno fuori e vuole andare oltre il suo corpo. Per questa creatura è l’inizio di qualcosa di nuovo: è il suo mattino.
In pieno stile 2000 è un dipinto…
Sì, è un particolare di un quadro in acrilico che ho dipinto all’inizio di quest’anno. Ho copiato lo stile di Wilhelm Sasnal, un pittore che amo molto. C’è sempre un sottofondo di apatia nei suoi quadri, ed era quel sottofondo che mi interessava. Così ho dipinto una mano intenta a inserire un adattatore in una presa. Lo “stile 2000” per me è questo: un gesto quotidiano apatico.
Anche il lettering è particolare, con alcune lettere rovesciate. Certo, quelle non aiutano i miopi…
Il lettering ci lascia nel dubbio, e va bene. Attraverso l’immaginazione le cose si mettono in relazione con noi in modo naturale.
Sul nuovo album la critica mi pare spaccata. C’è chi scrive che sei finalmente maturo e chi dice che invece hai perso la carica originale ed eversiva del passato (ho letto paragoni con Vasco e Gianluca Grignani). Qual è la tua visione delle cose? Ti aspettavi questo tipo di commenti o ne immaginavi altri?
Certo che me lo aspettavo. È successo sempre così, per ogni mio album. Se fai un disco folk la gente poi si aspetta che tu faccia di nuovo un disco folk. Per me non è così, io mi trovo meglio a cambiare prospettiva, a seguire una nuova avventura. E sono consapevole che questo può spaventare e destabilizzare. C’è chi mi vuole più serio e chi mi vuole meno serio, c’è chi vorrebbe che io mi ritiri, c’è chi prima non mi sopportava e ora mi segue. È tutta una questione di gusti. Io ce l’ho sempre messa tutta per dare il massimo.
Da qualche anno, oltre alla musica, ti sei dedicato anche all’arte, partecipando a mostre e fiere. E anche con un certo successo, mi pare. Che differenze ci sono tra il mondo dell’arte e quello della musica dal tuo punto di vista?
La mia personale a Roma nel 2010 è andata bene, ma sono solo all’inizio, adesso vedremo. Il mondo della musica e quello dell’arte sono simili, sono entrambi mondi chiusi in se stessi, con molte regole non scritte, ma che non sono sempre da rispettare.
Io credo nella trasversatilità, nell’essere un po’ al di sopra. Bisogna essere veloci e prendere spunto da tutto, da un mondo e dall’altro, e poi far confluire il tutto in un progetto preciso.
E per non farti mancare niente, dopo musica e arte, ecco il cinema. Hai recitato come attore, oltre a comporre la colonna sonora di Missione di Pace, diretto da Francesco Lagi e presentato al Festival di Venezia. Parlaci di questa esperienza…
Lagi mi ha contattato nei primi mesi del 2010 mentre stavo completando il mio nuovo disco. Nel luglio del 2010 ho trascorso un mese sul set per la mia parte attoriale ed è stato molto piacevole. Nel film sono uno dei militari capitanati da Silvio Orlando. Suono la chitarra, sono introverso ma presente. Questa parte come attore mi ha permesso di presentare la mia musica, non solo con vecchi brani eseguiti con la chitarra acustica, ma che con nuovi brani strumentali composti ispirandomi alle scene del film. Ci sono nove temi originali, più altre mie canzoni vecchie. E poi c’è il primo singolo dell’album, I miei occhi vedono. Non so se mi capiterà ancora di poter fare una cosa così completa.
Sappiamo che l’amore ti ha portato in India. Vivi stabilmente da quelle parti? Com’è stato il salto da Milano a Nuova Dehli?
Vivo a Nuova Dehli dall’agosto del 2010. Mi ci sono trasferito appena concluso il disco nuovo (questo per sottolineare che nell’album non ci sono influenze del mondo indiano). Non mi sono trasferito in India per “ritrovare me stesso”, per seguire la spiritualità indiana o cose del genere, ma solo per amore. Mia moglie ha avuto un’opportunità di lavoro lì e io l’ho seguita. L’India è un Paese in crescita, è una delle nuove forze mondiali che avanza, ma ha anche tanti problemi da risolvere (corruzione, povertà estrema). Però c’è un entusiasmo contagioso.
Hai in programma altre mostre nel prossimo futuro?
Forse un evento legato ad Artissima, a Torino. Ma mi devono ancora dare conferma. Manca pochissimo, tra l’altro, e io non so ancora cosa portare!
Valentina Tanni
www.nuovirimediperlamiopia.com
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