Giovani all’arrembaggio. La Biennale mediterranea a Salonicco
Inaugura domani a Salonicco la prima tappa - la seconda sarà a Roma - della 15esima Biennale del Mediterraneo. In uno scenario di profonda crisi economica, la Grecia ha la forza di ospitare un evento che dà speranze. Anche grazie alla BJCEM, che fa della proprio sostenibilità un vanto. Ne abbiamo parlato con Emiliano Paoletti, segretario generale dell'associazione.
Lione, Istanbul, Salonicco, e volendo pure Mosca. Cos’hai visto e come ti sembra la situazione generale, per quanto riguarda i “giovani mediterranei”?
Credo ci sia un processo di profondo rinnovamento in corso, che non è semplice seguire o intercettare con i nostri tradizionali strumenti di indagine. Non mi riferisco necessariamente ai fenomeni politici e sociali che tanto clamore hanno fatto in questi mesi, ma a un’onda più lunga, spinta da una corrente più profonda, che ho la sensazione si stia propagando e di cui certi eventi sono paradossalmente solo un epifenomeno.
In generale, mi pare evidente che dobbiamo munirci di una nuova bussola per orientarci, i poli di attrazione sono cambiati: il mondo arabo, la Cina, la Russia rappresentano nuovi punti di riferimento e il nostro mar Mediterraneo non è certo l’unico da attraversare nel dialogo tra le diverse culture.
Da qualche tempo la BJCEM ha la sua sede operativa a Torino. La situazione cittadina non proprio rosea (mi riferisco a tutta la polemica sul Castello di Rivoli, ad esempio) ha influito in qualche modo sul vostro lavoro?
Devo dire di no. C’è grande attenzione e sensibilità per il lavoro che facciamo, la Città di Torino e le altre istituzioni ci sono vicine e sono molto disponibili al dialogo. Lo scorso giugno abbiamo inaugurato un nuovo spazio in città, al Cortile del Maglio, reso disponibile proprio dalla Città di Torino, che attualmente ha anche assunto la presidenza dell’Associazione, con il suo rappresentante, Luigi Ratclif. In questo luogo, oltre a essere la nostra sede operativa, abbiamo anche avviato un interessante programma di incontri e presentazioni in occasione dei principali eventi cittadini. Il prossimo cadrà appunto nei giorni di Artissima.
Veniamo alla imminente apertura della BJCEM. Qual è la struttura portante del progetto, in generale e di questa edizione?
Abbiamo iniziato un percorso di profondo rinnovamento del progetto, i primi risultati si vedranno quest’anno, altri arriveranno in maniera più strutturata nel 2013, per poi completare questo percorso con il 2015. Parliamo di un evento che esiste da oltre 25 anni e oggi stiamo lavorando per costruire le condizioni per garantirgli un futuro importante.
Il concetto fondamentale su cui stiamo lavorando è la sua sostenibilità, intesa come quell’insieme di valori politici, culturali, sociali ed economici che tengono insieme il nostro progetto e lo rendono un valore per le comunità che è in grado di aggregare a livello locale e internazionale.
Il progetto si realizza grazie al contributo di un centinaio di partner e organizzazioni dall’Europa, dal Mediterraneo, dall’Africa e dal Medio Oriente; tra queste ci sono associazioni culturali, musei, ministeri, enti locali, centri d’arte. È un processo creativo ricchissimo e stimolante.
Salonicco è una prima tappa. L’evento sarà fortemente radicato sul territorio grazie al dialogo instaurato in questi mesi tra reti di operatori locali e internazionali. Per il futuro, stiamo lavorando a un progetto di “curatela nomade”, con un ampio gruppo di giovani curatori internazionali coinvolti, con l’obiettivo di avere una diversa integrazione tra le discipline, un numero crescente di interventi e opere originali e un importante contributo teorico.
Parliamo di allestimento. A Salonicco avete scelto spazi non proprio facili, andando a rimestare nel porto, ed evitando di utilizzare le consuete pannellature…
C’è stato un grandissimo lavoro da parte dei curatori Stephanie Bertrand, Christos Savvidis e Efi Halivopoulou, accompagnati da un gruppo di architetti e maestranze di altissimo livello. Certo l’ambiente del porto industriale è molto forte, duro, con tanto ferro, ruggine, cemento, un ambiente non semplice ma con il quale tutti gli artisti che sono arrivati in questi giorni si stanno misurando con molta sensibilità e attenzione.
Fra i progetti “a latere”, se così si può dire, c’è Teenage Angst, e coinvolge ragazzi dai 15 ai 18 anni. Questi sì che sono giovani!
C’è un programma di eventi paralleli straordinario, abbiamo davvero immaginato la nostra biennale come una piattaforma che, una volta installata, potesse essere usata e valorizzata dal territorio nelle sue tante e diverse espressioni. Teenage Angst è uno di questi esperimenti, ma vale la pena ricordare anche il progetto Hotel Ariston, una residenza temporanea per oltre 80 artisti ospitata in un bellissimo albergo abbandonato ormai da anni, il progetto Face the art con grandi interventi in città, tra cui una nuova opera realizzata da Blu, così come l’interessante scambio tra le scuole di design di Salonicco e Istanbul, la collaborazione con Biennale 3, le cui istituzioni stanno tutte contribuendo a questo importante programma parallelo, e tanto altro ancora.
La Simbiosi, che è poi il titolo di questa 15esima edizione, si sviluppa su due main city, ovvero Salonicco e poi Roma. Perché questa scelta di raddoppiare? Inoltre: la scorsa edizione è stata a Skopje, che dista assai poco da Salonicco. Anche in questo caso: perché?
Sicuramente l’Italia e i Balcani sono le due aree di riferimento per la nostra rete. L’Associazione è nata nel 2001 a Sarajevo durante la X edizione, la successiva fu ad Atene, poi Napoli, Bari, Skopje e ora Salonicco con Roma.
Nel mezzo ci sono stati due importanti tentativi di far approdare il nostro progetto nel Nordafrica, prima ad Alessandria d’Egitto e poi a Casablanca. Purtroppo i tempi non sono ancora maturi per riuscire in una simile impresa. Negli anni ’80 e ’90 protagoniste furono soprattutto le città iberiche e francesi con Barcellona, Valencia, Lisbona, Marsiglia.
La scelta di raddoppiare è data dalla volontà di lavorare su un percorso con continuità, nel 2012 tra l’altro parteciperemo con una grande selezione di artisti al primo WEYA – world event young artist, previsto a Nottingham nell’ambito del programma delle Olimpiadi culturali di Londra 2012.
Collegandoci a quanto ti chiedevo prima, non puoi esimerti dal dare qualche anticipazione ai nostri lettori. Insomma, quali saranno le prossime città?
Intanto mi auguro che i vostri lettori si appassionino a questa edizione, che attraverso il web o direttamente possano scoprire il lavoro che stiamo facendo. Per il futuro, oltre al 2012 a Nottingham e a una serie di eventi a Torino, stiamo proprio in queste settimane definendo importanti prossimi appuntamenti: li scoprirete presto!
Chiudiamo parlando di soldi. Come vi sostenete? Qual è il budget per questa edizione e chi lo copre?
L’Associazione copre i propri costi attraverso diverse fonti: le quote annuali dei soci aderenti, i finanziamenti della U.E., il comitato dei donors e altri progetti di fundraising, nonché da un contributo che le città che ospitano l’evento le riconoscono, per un budget annuale complessivo che si aggira intorno ai 200mila euro.
Il budget dell’evento è così articolato: i costi di promozione, selezione, produzione, trasporto opere e viaggio artisti sono assicurati dai partner e soci della nostra rete, ognuno per il proprio territorio di riferimento. I costi di organizzazione, produzione, comunicazione e ospitalità sono a carico della città ospitante, che ne garantisce la copertura con finanziamenti pubblici, sponsor e finanziamenti internazionali. Complessivamente i nostri soci e partner investono circa 200mila euro; la città ospitante, nel caso di Salonicco, circa 500mila euro, Roma intorno ai 150mila euro. A questo vanno aggiunti tutti quelli che sono i servizi “in kind”. Per fare un esempio, nei tre giorni di inaugurazione qui a Salonicco gli oltre 500 artisti, delegati e ospiti potranno usufruire gratuitamente di tutti i mezzi di trasporto pubblico, grazie a un ticket pass speciale, e potranno mangiare a pranzo e cena gratuitamente presso la mensa universitaria della città.
Il nostro è davvero un modello di economia di rete unico nel suo genere, che ci consente ancora oggi di realizzare un evento di questa portata nonostante il drammatico contesto di crisi economica, cercando di spendere il giusto, disperdere il meno possibile e valorizzare al meglio.
Marco Enrico Giacomelli
Salonicco // fino al 6 novembre 2011
XV Biennale del Mediterraneo
a cura di Stephanie Bertrand, Christos Savvidis e Efi Halivopoulou
www.bjcem.org
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