Sono sassi, a gruppi o in disparte, vicino a un fiume, a una piazza o a una scuola. Hanno tutti una faccia, scolpita e colorata di rosso sul solco lasciato dallo scalpello. Sono segnali: indicano un’area coperta dalla rete wi-fi. Offrono un servizio alla comunità: la possibilità di accedere a internet in vari punti del Comune, dalla biblioteca al palazzetto dello sport. Sono stati creati tutti non solo per, ma con la comunità, oltre che grazie alla mano robusta del signor Romanelli, che nel video mostra il callo tra anulare e mignolo venuto a furia di scolpire. Lui che le pietre le lavora da quando ha 12 anni. Lui che dice che le pietre sono come le persone. Lui che somiglia anche un po’ a Picasso e un po’ anche alla pietra.
Sono usciti dalla fantasia degli studenti delle scuole medie che, con Stefano Arienti (Asola, 1961; vive a Milano), ne hanno immaginato le facce, facce che fino al 16 ottobre sono esposte in CasaZegna (mentre l’opera realizzata con i sassi sarà permanente). E sono stati invocati da adulti e bambini durante il grande disegno collettivo sotto il mercato coperto della frazione Ponzone, orchestrato da Arienti per il giorno dell’inaugurazione.
Sono sassi, ma sono anche il segno tangibile della loro invisibile storia millenaria. Invisibile come internet, ma appartenente a un tempo rispetto al quale internet è come un granello di sabbia in un grande deserto.
Dice Barbara Casavecchia, che con Andrea Zegna ha curato il progetto: “Quello che noi non sappiamo è se la rete wi-fi ci sarà ancora fra qualche anno. Forse ci saranno sistemi completamente diversi. Su questo abbiamo provato a ragionare e Stefano Arienti ha avuto la sensibilità di segnalarci una via di uscita paradossale, scegliendo dei materiali così antichi e millenari, presenti nel territorio chissà da quanto tempo”. E conclude: “Ci ha parlato di un tempo diverso, il tempo della natura, che ci sorpassa alla lunga”.
Durante il disegno collettivo abbiamo incontrato anche Stefano Arienti, che ci ha parlato dell’evolversi dell’idea originaria: da semplice “segnale” i sassi sono diventati “teste pensanti che in qualche modo hanno portato qui, oltre a internet, anche qualcosa di più ancestrale”. E rispetto alla scelta del materiale: “La pietra è un materiale che mi piace molto. L’avevo già usata per un’opera a Mantova, a Palazzo Ducale, dove con i sassi disegnavo. Ora, all’inverso, ho disegnato sopra i sassi, con l’aiuto dei bambini”.
Un’opera pubblica, dunque, “interattiva” e concettuale. Un trinomio che vanta spesso e volentieri molti adepti. Arienti non smentisce l’appartenenza, regalandoci la consueta contraddizione: “Non c’è bisogno di essere intellettuali o intelligenti per fare arte. La possono fare tutti. L’importante è che ci sia qualcuno che la apprezzi”.
Mathia Pagani
Trivero // opera permanente
All’aperto – Stefano Arienti
a cura di Andrea Zegna e Barbara Casavecchia
www.fondazionezegna.org/allaperto
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati