“Fate presto”: stratigrafia di un titolo
Una edizione straordinaria di Inpratica. Con lo spread a livelli preoccupanti, la caduta-non-caduta del Governo che destabilizza le Borse anziché rassicurarle, i sostenitori di un ottimismo acefalo e propagandistico... In questa situazione allarmante cosa fa il principale giornale economico del nostro Paese? Fa un intervento "artistico".
Oggi il problema è la crescita e ci vuole un occhio rivolto all’esterno. Dipende da noi, solo da noi. Ricordiamoci che siamo sul filo del rasoio. Può andare molto male, ma anche molto bene.
Roberto Napoletano, Fate presto, “Il Sole 24 Ore”, 10 novembre 2011
In questi momenti concitati e drammatici della storia patria, in cui il presente sembra precipitare a velocità supersonica verso un futuro che non conosciamo, capita anche quello che non proprio ti aspetti.
Mentre infatti la gran parte del mondo dell’arte nazionale sceglie di guardare irresponsabilmente dall’altra parte e di perpetuare allegramente la sua dissociazione cronica rispetto alla realtà esterna, il giornale economico d’Italia si trasforma in un grande artista contemporaneo. In grado di intercettare prontamente ed efficacemente la realtà in corso. Di dare un volto inequivocabile alle vibrazioni negative e oscure che percuotono l’immaginario collettivo tutti i giorni, ad ogni ora.
Certo, il fatto che il suo direttore, Roberto Napoletano, sia stato a lungo responsabile dell’economia del Mattino di Napoli ha coadiuvato non poco il sopravvenire di quest’idea fulminante: la citazione, nella prima pagina di oggi, della famosissima prima pagina del 26 novembre 1980 dedicata dal quotidiano napoletano al terremoto dell’Irpinia. La stessa pagina fu immortalata, come tutti sanno, da Andy Warhol in serigrafie giganti, declinate in un bianco e nero agghiacciato. La patente artistica fa parte dunque sin dall’inizio – praticamente in diretta – di questo oggetto culturale (informativo-narrativo-visivo).
Il fatto però che si scelga proprio oggi di riusarlo e di riappropriarsene assume un grande significato: veicola innanzitutto, a un livello elementare, tutto il senso dell’emergenza attuale – per chi ancora si ostinasse a non coglierlo in tutta la sua tragicità, e sospettiamo che purtroppo in Italia di “allegri incoscienti” ce ne siano tutt’oggi parecchi, e nei luoghi apparentemente più impensabili. In secondo luogo, lavora sulla memoria del Paese e sulle stratificazioni di senso (non di riferimenti vuoti, appiccicati lì a caso…).
Il titolo, infatti, contiene in sé molteplici livelli di allarme e di pericolo. La versione 2011 richiama immancabilmente alla mente del lettore anche i titoli cubitali delle edizioni di emergenza e di guerra, le headline consegnate dalla cronaca alla storia. Il crollo di Wall Street nel 1929 e la Grande depressione (l’autentico fantasma della crisi attuale, fin dal 2008; ma in Too Big To Fail, lo straordinario film HBO diretto da Curtis Hanson, l’ex-presidente della FED Ben Bernanke nella riunione decisiva con i banchieri dice: “Se noi non agiremo con audacia e immediatamente, rivivremo ciò che accadde nella Depressione degli anni ‘30. Solo che questa volta sarà molto, molto peggio”). Pearl Harbor. La Seconda guerra mondiale. L’omicidio di Kennedy. E così via.
“Fate presto” è una di quelle idee che compaiono al posto giusto nel momento giusto, e che danno il tono all’attimo decisivo della transizione da un’epoca all’altra. E il fatto che queste idee fertili nascano e crescano sistematicamente fuori dal sistema artistico qualcosa vorrà pur dire. Per il momento, è una conferma – superflua, ma comunque utile nello smarrimento generale – del fatto che è sempre esistito ed esiste tuttora un legame strettissimo tra i periodi di disastro sociale ed economico e le produzioni creative interessanti. È questo, d’altra parte, il doppio senso dell’espressione “edizione straordinaria”.
Christian Caliandro
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