Ecologically correct
Il talento di chi sa dare risposte alla fame di novità, la volontà di rimboccarsi le maniche, la sensibilità di pensare il prodotto in una dimensione di sostenibilità. Sono i giovani creativi degli Hub di Milano e Rovereto. Per una nuova cultura dell’interior design.
Non è il trash del rifiuto, ma la bandiera del recupero e della rigenerazione. Ovvero come trasformare in risorsa ciò che è destinato al cassonetto, i cosiddetti materiali “post-consumo”; ma anche qualcosa in più. La forza motrice risponde al nome di Andrea Paoletti, architetto milanese fondatore dello studio Uuushh. Cominciamo dal principio: gli Hub nel mondo (trenta in tutto, da Londra e Amsterdam, passando per San Francisco, Johannesburg, Madrid, Stoccolma, San Paolo, Tel Aviv, Vienna) rappresentano una community, luogo fisico e immateriale attraverso cui creare reti di collaborazione, di coworking. Sono “spazi ispirazionali” in cui si ritrovano tutti coloro che credono in un nuovo modello di economia e società, giovani imprenditori e professionisti sostenuti in fase di startup.
Andrea Paoletti, con la collaborazione di Marta Pietroboni, Roberto Siena e Controprogetto (Valeria Cifarelli, Matteo Prudenziati, Davide Rampanelli e Alessia Zema), nel curare il concept dello spazio dell’Hub di Milano, ha puntato sull’approccio partecipativo del codesign: “credo nel rapporto tra architetto, artigiano e designer; dal dialogo costante tra la visione, lo spazio immaginato, e i materiali, le sue possibilità di essere nell’interpretazione di un creativo, si costruisce un mondo più ricco e divertente”. Convinto che “lo spazio sia uno strumento per alimentare il processo creativo” e che “arredamento e design giocano un ruolo critico nel determinare il comportamento delle persone, incoraggiando la collaborazione”, in linea con la filosofia Hub della sostenibilità, i suoi interventi prediligono spazi in edifici preesistenti da reinterpretare attraverso le buone pratiche del recupero e della rigenerazione dei materiali.
L’esperienza funziona se nel 2009 la sede londinese dell’Hub di King’s Cross (la prima in assoluto, aperta nel 2006), con l’ideazione dello studio Alterspace, ha vinto il Gold Interior Fit Out della Association of Interior Specialists. E così a Milano – dove tutto ha preso le mosse da una serie di incontri con Oliver Marlowe, designer e fondatore londinese della rete Hub – Paoletti ha trasformato lo spazio in show-room. Uno spazio che ospita i lavori dello studio 13Ricrea (Angela Mensi, Ingrid Taro e Cristina Merlo) con i Latex Roll e i Garofano, confortevoli pouff realizzati con le bobine multicolore in lattice, scarto dell’industria delle suole per scarpe; dei milanesi Palindroma (Roberto Siena) con una versione aerea di guardaroba, e Costanza Algranti con pareti attrezzate e porte scorrevoli i cui elementi decorativi sono recuperati da una vecchia grondaia. Ma gli spazi Hub sono anche spazi di vita, e le installazioni vegetali di Ortisgreeen così come l’angolo allestito da Valcucine concorrono a sostenere un “approccio progettuale etico” che, secondo Paoletti, “proprio perché basato su uno schema semplice e innovativo, crea soluzioni su misura, rendendo l’ambiente giocoso e stimolante”.
Il metodo della co-creazione è esportato anche nell’Hub di Rovereto, in Trentino. Qui l’architetto, per dar benzina alle idee degli start-upper, ha coinvolto gli eco-designer Rossoscuro e Lab Enredadera, giovani marchi che creano pezzi autoprodotti in serie limitata. L’Hub è uno spazio di incontro ed entrambi hanno elaborato possibili versioni della “seduta” come occasione di incontro. I Rossoscuro Design (Marco Merulla e Ilaria Bassoli, trentini) puntano su un processo creativo rispetto al quale l’intuizione arriva dalla materia prima a disposizione: il divano Red Pipe è una “seduta per due” che combina vecchie reti per materassi e cuoio; la sedia Japan è la traduzione grafica del sole rosso d’Oriente; Vasca, una vasca da bagno tagliata a metà, può essere una seduta con piano d’appoggio oppure una doppia seduta a piani sfalsati. Anche gli oggetti-arredo di Lab Enredadera (Rocio Del Pilar Benavides Bolanos, colombiana che a Trento ha preso dimora) vanno oltre la volubilità delle mode e il rigore degli stili e sono pensati per spazi versatili: nella sala riunioni le sedie in pelle nera sono bardate alla maniera della corrida de toros, con quel grosso filo di lana rosso si avvolge alle gambe come nelle banderillas. Soluzioni estetiche innovative e sorprendenti: è l’ecologically correct, bellezza.
Micaela Sposito
milan.the-hub.net
rovereto.the-hub.net
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