Firenze si riaffaccia al mondo
È “soltanto” un tassello, il Nuovo Teatro del Maggio Musicale che inaugura il prossimo 21 dicembre. Un tassello che fa parte di una vera e propria rivoluzione architettonica e urbanistica che sta avvenendo a Firenze. E che coinvolge un’area vastissima. Ne abbiamo parlato con il sindaco Matteo Renzi. È solo un assaggio di una “edizione straordinaria” di Artribune Magazine, in uscita fra pochi giorni. E già che ci siamo vi facciamo vedere anche un bel pacchetto di foto scattate da Moreno Maggi.
Il progetto per il Parco della Musica rientra in un ampio disegno di trasformazione culturale di un’area della città: la rivalutazione del Parco delle Cascine, le potenzialità della Stazione Leopolda, i prossimi lavori alla Fortezza da Basso. Quali sono il piano e gli obiettivi?
Ha citato gli esempi giusti. Il nuovo teatro non nasce come una monade nel deserto ma si inserisce in una cornice organica che riguarda appunto tutta quell’area della città. Abbiamo in ponte interventi e investimenti ambiziosi. Prendiamo le Cascine: il nostro obiettivo è di farne il parco urbano più grande d’Europa, recuperando e valorizzando il verde e i monumenti e favorendo l’insediamento di nuove funzioni e servizi, per esempio legate alla ristorazione. La Stazione Leopolda è una struttura magnifica, che forse non ha ancora sfruttato tutte le sue potenzialità. E per la Fortezza abbiamo presentato, con Provincia e Regione, un piano di recupero da quasi 90 milioni di euro, che aumenti le superfici espositive ma anche rilanci l’immobile dal punto di vista storico e monumentale, in modo da offrire l’opportunità, dopo anni di tentennamenti, di diventare un popolo fieristico e congressuale all’avanguardia, con un grande motivo di attrattività: quella dell’essere inserito a due minuti dal centro e dalla stazione ferroviaria. Ecco, solo tenendo questi tasselli insieme possiamo comprendere appieno come il progetto del nuovo teatro, in quella collocazione urbanistica, diventi una spinta propulsiva straordinaria, anche per l’intera città.
Allarghiamo ancora l’orizzonte: che potenziale urbanistico e architettonico hanno il Nuovo Teatro, la nuova stazione di Norman Foster, il Pecci di Maurice Nio e, se ancora è un progetto valido dopo l’addio di Jean Nouvel e le vicende giudiziarie, la trasformazione della ex area Fiat?
È questo indubbiamente un periodo di grandi trasformazioni urbanistiche per Firenze. Oltre al nuovo teatro, anche la stazione Foster e il recupero dell’ex area Fiat (progetto però ancora fermo per motivi legati alla proprietà) avranno un impatto notevole sulla città. Senza dimenticare il nuovo Palazzo di Giustizia e le trasformazioni dell’area di Novoli. La sfida vera sarà, di pari passo con le inaugurazioni delle nuove infrastrutture, recuperare gli immobili dismessi (dal vecchio teatro alle aule giudiziarie che nei prossimi mesi cominceranno a svuotarsi per il trasloco definitivo nel nuovo immobile) e riempirli di nuovi contenuti e di nuove funzioni.
L’amministrazione comunale è intervenuta nella realizzazione del Nuovo Teatro con un forte contributo economico, nonostante le trascorse difficoltà di bilancio del Maggio Musicale Fiorentino. Si è trattato di responsabilità politica oppure, considerando la volontà condivisa da parte sua e del Sovrintendente Colombo di mutare le prassi gestionali, di un investimento a lungo termine?
Entrambe le cose. È chiaro che un’opera così importante e così distintiva dell’identità fiorentina non può non avere un forte investimento pubblico locale, anche se rientra nelle opere di rilievo nazionale per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Ma non si è trattato solo di un investimento meramente economico, bensì di ampio respiro: il nuovo teatro consentirà non solo di avere una nuova sede per il Maggio, bensì di dotare Firenze di un’infrastruttura culturale all’avanguardia, che possa portarla a competere con le realtà delle più grandi città europee e non.
La costruzione del nuovo Teatro è innegabilmente positiva per quanto riguarda la tempistica e la qualità della struttura. Che cosa manca all’Italia, perché questo episodio diventi la norma?
Nonostante anche in questo intervento non siano mancate difficoltà e problemi, è assolutamente vero che dal momento dell’avvio dei lavori nell’ottobre del 2009 a oggi si è lavorato in maniera incredibile per poter arrivare in tempo all’inaugurazione prefissata per celebrare i 150 anni dell’Unita d’Italia. È comunque vero che spesso in Italia lavori veloci e di alta fattura sono ancora esempi rari. Ma è necessario che diventino presto la norma. Ne va del futuro del nostro Paese.
Con il precedente Governo aveva trovato un’intesa per il finanziamento mancante e necessario alle aree esterne e alla piazza. Adesso come procederà?
Siamo certi che il Governo saprà mantenere quanto previsto. Abbiamo chiesto a Mario Monti la prosecuzione dell’impegno sul teatro, anche se siamo certo consapevoli delle tante difficoltà che l’esecutivo sta affrontando in questo momento.
Che cosa sarà del vecchio Teatro del Maggio?
Il “vecchio” teatro continuerà a ospitare la “casa” del Maggio fino al momento in cui il nuovo non sarà definitivamente operativo, nel novembre 2012. Intanto l’immobile è già stato messo in vendita: l’idea è di ricavarne in buona parte alloggi residenziali.
Da primo cittadino, provi a descrivere come immagina sarà il teatro, con le sue sale, la piazza, il parco intorno, una volta pronto e attivo.
Immagino uno spazio aperto e ampio. Davanti al teatro nascerà una nuova piazza, che diventerà una delle più grandi di Firenze, e mi auguro capace di accogliere pubblico a prescindere dall’interesse musicale. Il teatro sarà una struttura bella, solida, polifunzionale, dove la lirica sarà a tu per tu con la prosa, il jazz con il ballo, i recital con gli spettacoli riservati ai bambini. Un luogo, insomma, che Firenze possa vivere e che possa diventare tappa abituale per cittadini e turisti.
Che spazio avrà chi vorrà proporre dei progetti integrativi?
Dipende dai progetti. Per esempio, la piazza che nascerà davanti al teatro non era originariamente prevista, ma è stata un’idea che si è sviluppata successivamente. Dal punto di vista artistico, sarà la Fondazione a valutare eventuali collaborazioni.
Quanto crede che servirà questo progetto a scuotere Firenze da un certo torpore provinciale?
Non so se Firenze soffra di torpore provinciale: è certo che l’amministrazione di una città deve essere concreta, ovvero tentare di risolvere i piccoli e grandi problemi quotidiani, dalle buche nelle strade ai cassonetti interrati, dai parcheggi agli asili nido. Ma una città non deve dimenticarsi di avere un’anima e un ruolo nel mondo. Firenze non deve dimenticarsi di essere una città che può e deve parlare al mondo. Nei giorni scorsi abbiamo ospitato, sull’esempio di quello che fece il grande sindaco Giorgio la Pira in piena guerra fredda, l’assemblea mondiale dei rappresentanti dei governi e delle amministrazioni locali aderenti allo United Cities and Local Governments: tre giorni dove Firenze si è confrontata con sindaci da tutto il mondo su temi quali ambiente, mobilità, governance locale e sostenibilità. Ecco, ritengo che anche il nuovo teatro possa aiutare Firenze in questo senso, ovvero a farla sentire parte di uno scenario complessivo, non ai margini ma protagonista dei tempi che stiamo vivendo.
L’Estate Fiorentina si aprirà con il concerto dei Radiohead al Parco delle Cascine. Musica classica e contemporanea possono confrontarsi. Può essere questo un ulteriore aspetto di innovazione?
Senza dubbio. Abbiamo da poco riscoperto la fruibilità del Parco delle Cascine per gli eventi estivi, ma il concerto dei Radiohead è il primo appuntamento musicale su larga scala che organizziamo e fa parte di quel percorso integrato di valorizzazione e recupero di tutta l’area di cui parlavamo all’inizio. È poi chiaro che il nuovo teatro non sarà solo un tempio per la lirica e la classica, ma potrà progressivamente ospitare anche generi e tipologie di spettacoli diverse, in una commistione artistica e culturale che non potrà non arricchire la città e il territorio.
Matteo Innocenti
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