Milano: la cultura delle idee
A sei mesi dalle elezioni, l'assessore alla Cultura, Expo, Moda, Design di Milano, Stefano Boeri, svela i progetti per la città. Dieci idee per la cultura. Ma nel giro di pochi giorni arrivano le sue dimissioni. Un gesto improvviso, subito ritirato ma non senza conseguenze. E adesso, verranno modificate le sue idee?
Il giorno 24 novembre, l’architetto Stefano Boeri convoca una conferenza stampa in qualità di assessore alla Cultura, all’Expo, alla Moda e al Design del Comune di Milano. In una piccola sala del Castello Sforzesco vengono illustrate Dieci idee per la cultura a Milano, i primi dieci progetti per la rigenerazione culturale della città. È primario restituire forme e identità alle eccellenze, partendo da Palazzo Reale, dove c’è bisogno di grandi mostre come quella su Leonardo a Londra, oppure secondo il modello espositivo del Reina Sofia di Madrid e delle Kunsthalle austriaco-tedesche.
Risulta centrale rinvigorire il ruolo della Rotonda della Besana, “futuro polo di cultura, conoscenza, gioco e divertimento per bambini e ragazzi”. Si punta inoltre al superamento della frammentazione dell’offerta culturale creando aree tematiche come quella di Brera e nuovi hub quali: Museo delle Culture di Chipperfield all’Ansaldo; un “luogo cardine” per la moda al Palazzo delle Scintille; il polo della scienza, da pensare con Giulio Giorello, ai Giardini Pubblici, tra Planetario e Museo delle Scienze Naturali; il Politecnico; e infine il cinema, al Nuovo Orchidea, dopo lo spostamento dei fondi dallo Gnomo. In merito all’arte contemporanea, anche grazie alla consulenza di Francesco Bonami, per il PAC è in via di sviluppo un’attività di gemellaggio tra il Portikus di Francoforte e la Serpentine di Londra, nel segno della sperimentazione di nuovi stili espressivi e linguaggi.
Ma, al momento conclusivo, durante le domande dei giornalisti, Boeri rilascia alcune dichiarazioni troppo decise. Una delle rivelazioni incriminate riguarda l’apparente sospensione del progetto del museo di Libeskind, presentato per l’area di City Life e l’eventuale utilizzo dell’area ex-Ansaldo per sviluppare attività legate all’arte contemporanea. “Stiamo vagliando nuovamente i progetti per una valutazione oggettiva dei piani dell’edificio”, rimarca l’assessore, “sono state rilevate complicazioni legate allo spazio e ai suoi costi di gestione”. Bastano alcune rivelazioni da parte di Boeri in merito allo sviluppo del museo d’arte contemporanea (progetto finanziato dal Comune per 45 milioni di euro) a inasprire il rapporto con il sindaco Pisapia.
Il giorno successivo, attraverso un comunicato stampa, il sindaco fa sapere che le parole del suo assessore sull’ex-Ansaldo e sul futuro del museo di arte contemporanea “rappresentano valutazioni personali, mai discusse in giunta”. Boeri non avrebbe dovuto presentare il progetto firmato Chipperfield, luogo destinato al Museo etnografico delle culture, come hub del contemporaneo. In un secondo comunicato, emanato lo stesso giorno, Pisapia rimarca che le dichiarazioni di Boeri “sono non condivisibili, anche con riferimento al supposto trasferimento [delle attività legate al contemporaneo, N.d.R.] nell’area ex Ansaldo. Comprendo le ragioni delle proteste che sto ricevendo da associazioni e cittadini, i quali chiedono il rispetto del programma elettorale”.
All’assessore alla cultura non resta che difendersi: “Si è trattato solo di un’incomprensione. Io ho il dovere di trovare anche spazi per l’arte contemporanea. Il museo di arte contemporanea a Citylife è un progetto decisivo ma avrà tempi lunghi, il museo delle culture all’Ansaldo è, invece, in via di ultimazione, lì daremo spazio alle collezioni etnografiche ma anche alla contemporaneità”.
Poi, dopo tre giorni di subbugli e revisioni, terminati domenica 27 novembre a tarda notte: Boeri rimette le deleghe. Una scelta unanimemente concordata e un messaggio di scuse per sindaco e giunta. Infine, sulla scia di disconoscimenti e scissioni, l’assessore Stefano Boeri torna in giunta, senza la delega dell’Expo (ora appannaggio di un comitato di assessori), mantenendo solo gli incarichi alla Cultura, Moda e Design. Un de-potenziamento che si presenta come un compromesso rispetto alla rottura annunciata e alla perdita di fiducia della giunta nei confronti dell’assessore. “Torno a fare l’assessore e ne sono felice”, ha scritto l’architetto su Facebook, “ringrazio chi mi ha aiutato a capire e superare un passaggio difficile”.
Un happy-ending che porta Pisapia a dichiarare: “Stefano ha commesso errori di metodo nel confronto con tutta la giunta, e lo ha ammesso, mi è parso sincero nella sua voglia di andare avanti a costruire il nostro progetto di città”. Alla fine di queste interferenze ci auguriamo che le Dieci idee per la cultura continuino comunque il loro iter, una lettura di Milano che non perdona chi resta quello che era.
Ginevra Bria
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