Rivoluzione Gnam
A distanza di oltre dieci anni dall’ultima volta, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma riallestisce le sue sale. Un intervento tutt’altro che leggero, effettuato a tempo di record e con non poche difficoltà. L’obiettivo? Rispondere alle esigenze dei visitatori e coinvolgerli di più. Anche sfociando nell’arte contemporanea. Appuntamento al 21 dicembre.
L’occasione ufficiale sono le celebrazioni per il centenario del museo, fondato nel 1883, ma trasferito nella sede attuale di Valle Giulia, negli spazi monumentali progettati da Cesare Bazzani, solo nel 1911 (prima era a Palazzo delle Esposizioni), in occasione della grande mostra per il cinquantenario dell’unità nazionale.
Tuttavia, il riallestimento della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, in corso in questi giorni, non prende avvio solo da una ricorrenza, quanto da una precisa esigenza: quella di ripensare i propri percorsi e più in generale la fruizione dell’arte in un contesto museale. “La concezione espositiva, che è il paradigma della qualità di un museo, tende a conciliare l’impianto narrativo delle opere con i percorsi espositivi al fine di suscitare e coinvolgere l’immaginario estetico del pubblico e condurre i visitatori in un viaggio nella molteplicità delle emozioni”.
Questo quanto dichiarato nella brevissima nota stampa divulgata lo scorso 26 ottobre, data in cui il museo ha chiuso i battenti per dare il via a questo monumentale lavoro di riordino. Un’operazione che prevede la movimentazione di circa mille opere e il completo ripensamento del percorso espositivo, e che si concluderà il prossimo 21 dicembre con l’apertura al pubblico delle nuove sale insieme a tre mostre temporanee (Gianfranco Baruchello. Certe Idee; Arte Povera alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Arte in Italia. Dopo la fotografia 1850-2000).
Il lavoro della soprintendente, Maria Vittoria Marini Clarelli, volto a rendere l’esperienza della visita più chiara nei percorsi, ma soprattutto più coinvolgente, è partito innanzitutto dalla considerazione delle reali esigenze espresse dai visitatori. Esigenze dedotte da un’approfondita indagine sul pubblico del museo condotta tra il 2006 e il 2008 da Maria Mercede Ligozzi e Stefano Mastandrea e pubblicata da Electa.
Quali saranno dunque le principali novità? Innanzitutto, il cambio di destinazione dei due saloni centrali, “in cui è previsto che il pubblico possa tornare più volte”, precedentemente destinati alle mostre temporanee. La Sala delle Colonne, situata subito dopo l’atrio, nel quale i visitatori verranno accolti da due sculture, una di Giulio Monteverde del 1911 e una di Ettore Colla (numi tutelari delle due “anime” del museo), sarà dominata da una grande installazione di Alfredo Pirri.
Avete capito bene, l’arte contemporanea più recente nel cuore della Galleria, in dialogo serrato però con il passato: sul pavimento specchiante di Pirri (l’installazione Passi, 2011) verranno infatti collocate alcune sculture tra le più antiche in collezione, fra cui anche la maschera funebre di Antonio Canova, mai esposta prima d’ora.
Nel Salone centrale invece ci sarà una selezione di capolavori di Duchamp, Burri, Fontana, Manzoni e Vedova dall’ironico titolo Scusi, ma che arte è questa? (ispirato a un testo di Giorgio De Marchis): “Così affrontiamo di petto il tema che ancora oggi caratterizza le reazioni di parte del pubblico. Insomma, il classico ‘questo lo so fare anche io’”, ha commentato la soprintendente in una dichiarazione rilasciata a Il Messaggero.
Le altre tre sezioni saranno intitolate Il mito, la storia, la realtà (opere del XIX secolo, un ampio spazio dedicato a Medardo Rosso e forse una nuova acquisizione di Thorvaldsen), Verso la modernità (con tre plastiche inedite di Degas e un ampio focus sulle Avanguardie) e Un altro tempo, un altro spazio, percorso attraverso i momenti salienti della seconda metà del Novecento (riallestiti i lavori di Pascali, Boetti, De Dominicis e Penone insieme a nuove acquisizioni di Pane, Staccioli e Isgrò).
Volendo riassumere, quindi: più percorsi tematici e un Ottocento un po’ ridimensionato – anche se saranno per la prima volta visitabili i depositi su appuntamento -, il tutto a favore dell’arte più recente, soprattutto relativa al periodo 1968-80, al quale verrà offerto più spazio. E infine, diversi inediti. Insomma, le sorprese non mancheranno e l’occasione sembra propizia per nuovi innamoramenti e inaspettate riscoperte. Sperando che il nuovo assetto, che sulla carta si propone di essere più ricco e coinvolgente, riesca anche a stimolare l’attrazione di nuovi pubblici, e non solo a riportare nelle sale chi al museo è da sempre affezionato.
Valentina Tanni
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