Squadra che vince? Si cambia

Reazione al declino o colpo di mano: staremo a vedere. Sta di fatto che Torino nel 2012 si appresta a proporre forse le novità più succose in un anno stantio e recessivo. La Fondazione Torino Musei potrebbe essere smembrata a vantaggio di un nuovo organismo ancora più grande e tentacolare. Aumenterà solo la burocrazia o anche l'efficienza? Ed è davvero questo che occorre per il rilancio di una città che ha perduto identità negli ultimi cinque anni?

Lo abbiamo detto in tutte le salse che l’Italia è un Paese anomalo. E che l’ambito dell’arte contemporanea non vi si sottrae, anzi. Si pensi soltanto agli eventi principali di questo 2011, anno del 150esimo anniversario dell’Unità: un Padiglione Italia della Biennale di Venezia (non) curato da Vittorio Sgarbi, che ha sortito un unico effetto: farci ridere dietro dal mezzo mondo (l’altra metà ci ha ignorato, come sempre fa); due mega-rassegne dedicate agli ultimi due movimenti che siamo stati in grado di valorizzare all’estero, ovvero Arte Povera e Transavanguardia, riproposti dai rispettivi promotori Germano Celant e Achille Bonito Oliva, baldi ultra-settantenni accompagnati da artisti loro coetanei.
Un altro fenomeno tutto italiano, almeno per la profondità e l’arroganza alla quale agisce, è quello dello spoil system. Ricordate la lunga polemica sulla rimozione di Paolo Baratta da presidente della Fondazione Biennale di Venezia? Per fortuna – ed è tutto dire – la rimozione è rientrata in concomitanza con il cambio di Governo, col passaggio dall’accoppiata nani & ballerine a quella banchieri, professori & prelati.

Paolo Baratta1 Squadra che vince? Si cambia

Paolo Baratta

In questo desolante scenario giunge una notizia, ahinoi non troppo inattesa, dalla città che senza tema di smentite ha sviluppato il più avanzato e integrato sistema dell’arte contemporanea in Italia: Torino. Una città che quest’anno ne ha passate delle belle: con tutta la polemica relativa al Castello di Rivoli (ai suoi due direttori e all’impalpabile presidente Minoli), con il cambio di governo comunale (e certo sindaco e assessore non si sono distinti per presenza e tempestività), con l’esordio di una fiera “collaterale” ad Artissima (The Others, ed è un’anomalia semplicemente corretta, visto che altrove esistono normalmente eventi collaterali alle fiere “portanti). Senza dimenticare gli ultimissimi eventi: la dipartita di Francesco Manacorda dalla direzione della stessa Artissima (destinazione la Tate di Liverpool) e quella definitiva della Cattaneo Incisa, deceduta pochi giorni fa dopo aver inventato e diretto la Fondazione Torino Musei.

Francesco Manacorda courtesy Max Tomasinelli 2010. Squadra che vince? Si cambia

Francesco Manacorda - courtesy Max Tomasinelli, 2010

Ora la questione concerne proprio quest’ultima istituzione. Secondo quanto riportano le pagine locali de La Repubblica di ieri, che propongono parole piuttosto chiare dell’assessore comunale alla cultura, Maurizio Braccialarghe, la Fondazione è destinata a scomparire entro pochi mesi, se non settimane. Per essere sostituita da un’altra fondazione, ancor più onnicomprensiva. Va da sé, al suo interno finirebbe pure il Castello di Rivoli. Significa che Minoli torna a casa. Significa però soprattutto che il trio della politica locale (Comune, Provincia, Regione) e il duo del potentato mecenatistico (Cassa di Risparmio di Torino e SanPaolo) avranno mano libera nelle decisioni. Fino a che punto non è dato di sapere, ma va da sé che dipenderà dai loro rappresentanti e dal loro grado di civiltà. Naturalmente ci saranno alcuni “corollari” non da poco: uffici stampa unificati, per dirne una, aumento dei biglietti d’ingresso, riduzione dell’orario di apertura, estensione dell’impiego di volontari. Insomma, la parola d’ordine ben chiara è ‘tagli’.
Su questo stesso giornale, Claudia Balocchini ha spiegato chiaramente come quella delle fondazioni sia spesso e volentieri soltanto una moda. Qui però il caso pare differente: più che di moda si potrebbe parlare dell’istituzionalizzazione della gestione politica (ci auguriamo nel senso meno deteriore possibile) del patrimonio museale torinese.

Maurizio Braccialarghe Squadra che vince? Si cambia

Maurizio Braccialarghe

Naturalmente si dovranno attendere i risultati di questa scelta per poterne valutare pregi e difetti. Certo è curioso che si preferisca ingigantire una struttura già prima non semplice da gestire anziché pensare allo sviluppo di un sistema che, fra alti e bassi, resta – come abbiamo già detto – una eccellenza almeno nazionale. Serviva una cabina di regia unica? Può darsi, e infatti esiste da anni Contemprary Art Torino Piemonte, coordinamento che poteva essere esteso ad altri comparti. Ad esempio a quello delle Reggie Sabaude, un patrimonio enorme che proprio nel 2011 avrebbe potuto portare nelle casse delle amministrazioni locali palate di denari. E invece, Venaria Reale a parte, la situazione è rimasta immutata: sedi pressoché irraggiungibili senza mezzi propri, nessun percorso integrato, per non parlare di marketing territorial-culturale, dizione che pare non rientrare nel dizionario degli amministratori.

Cattaneo Squadra che vince? Si cambia

Giovanna Cattaneo Incisa

E si potrebbe proseguire a lungo: ad esempio, visto che i due musei più visitati a Torino sono quello Egizio e quello del Cinema (e non fanno parte della Fondazione Torino Musei), perché non investire risorse e idee per rendere più piacevole e al contempo economicamente più redditizia la visita? Diminuendo magari il rischio di ipotermia per chi attende lungamente all’esterno della Mole Antonelliana; o il calo di zuccheri in chi visita il Museo Egizio, dove l’idea di mangiare qualcosa di commestibile pare marziana.
Ecco, ci auguriamo che la “mega-fondazione” abbia il tempo per valorizzare e migliorare l’offerta nei musei che gestiva anche prima di diventare mega. Insomma, che le spese (in termini di energia e denari) di coordinamento non assorbano quelle di gestione, come purtroppo avviene troppo spesso in queste occasioni.

Marco Enrico Giacomelli

www.fondazionetorinomusei.it

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Marco Enrico Giacomelli

Marco Enrico Giacomelli

Giornalista professionista e dottore di ricerca in Estetica, ha studiato filosofia alle Università di Torino, Paris 8 e Bologna. Ha collaborato all’"Abécédaire de Michel Foucault" (Mons-Paris 2004) e all’"Abécédaire de Jacques Derrida" (Mons-Paris 2007). Tra le sue pubblicazioni: "Ascendances et…

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