“Realizzare sistemi integrati tra la domanda e l’offerta” è uno degli scopi primari del nuovo assessore alla cultura di Torino, Maurizio Braccialarghe. Genovese, 54 anni, si trasferisce a Torino nel 1989. Braccialarghe è un uomo d’azienda più che un politico, e il sindaco Piero Fassino lo vuole per rilanciare la cultura. Lui vanta la direzione della Sipra (la concessionaria pubblicitaria della Rai), di Rusconi Editore e del Centro di Produzione Tv di Torino. Alla sua nuova avventura dà il senso di una sfida: “Accrescere l’integrazione fra cultura, turismo e promozione della città”.
Sono passati alcuni mesi dal suo insediamento. Come stanno andando le cose?
È ancora difficile avere la percezione di quel che si può fare, gli interventi di finanza pubblica hanno creato grandi difficoltà per le amministrazioni locali.
Ma le urgenze quali sarebbero, al netto delle difficoltà finanziarie?
Allargare l’area di fruizione delle attività culturali e promuovere iniziative che esaltino il fascino di Torino dodici mesi all’anno. Il mio sforzo, nei primi 100 giorni, è stato trovare la chiave della comunicazione culturale e turistica di Torino per i prossimi tre anni. Serve un palinsesto di attività che coinvolga le nostre eccellenze e permetta ai privati l’identificazione con un progetto dalla filosofia precisa. La città ha saputo costruire un’immagine di sé come poche altre in Europa.
Lei ha anche la delega al turismo: come sta Torino da questo punto di vista
In dieci anni siamo passati da 800mila a 5,5 milioni di visitatori. Un trend fantastico: Torino può diventare una meta principale d’Italia.
Strategie per migliorare ancora i risultati?
Il Museo Egizio in agosto ha avuto un incremento di visitatori esteri, passati dal 21% al 51%. Significa che Torino è diventata una città meta di vacanze. Saper coniugare questi dati con la cultura, gli eventi e il tessuto cittadino può produrre riflessi economici importanti.
Difendersi dai tagli alla cultura si può e si deve. Come?
Realizzando un coordinamento tra gli enti locali per programmare insieme interventi sulla cultura e sul turismo.
Lei vedrebbe bene un caso Della Valle-Colosseo a Torino?
Ci sono progetti che una città sola non può sostenere. Mi piacerebbe costruire una cittadella della letteratura e della parola, ma servono 200 milioni di euro. Torino può offrire ai partner privati l’abbinamento con il suo marchio e con un palinsesto di grandi occasioni per poter incontrare target interessanti. Siamo pronti a ragionare in questa direzione.
Lei parla di ‘palinsesto’, termine squisitamente televisivo…
Permette di pensare per aree tematiche. Da quando Torino ha avuto le Olimpiadi Invernali, ad esempio, basta la parola per identificarla all’estero. I 150 anni dell’Unità sono un altro esempio: basta il tema. Adesso dobbiamo costruire un’identità che duri tutto l’anno. Dobbiamo ottenere in ciascun mese quel che accade fra ottobre e novembre con l’arte contemporanea, momento in cui la città diventa la capitale internazionale del settore.
Da queste considerazioni nasce l’idea di fare sistema tra Rivoli, Gam e Artissima? Come giudica la polemica sul Castello di Rivoli?
Dobbiamo decidere. Rivoli ha gli stessi problemi delle altre regge sabaude: Stupinigi, Moncalieri, Venaria e Racconigi. Dobbiamo stabilire se sono un limite oppure un’opportunità. Queste strutture vanno ripensate con un ragionamento di tipo metropolitano. Potrebbero essere come i castelli della Loira: un circuito locale strategico. Occorre che fra Gam e Rivoli le potenzialità si esaltino.
Si parla spesso delle spinte dal basso: darà spazi dismessi ad associazioni culturali o attenderà che succeda come a Roma, dove il Teatro Valle se lo sono pigliato con le cattive?
È un tema delicato. Gli spazi ci sono e le persone disponibili anche, ma queste devono essere poi in grado di sostenere la gestione degli spazi.
Expo 2015. Cosa farete?
Le giunte di Torino e Milano si sono incontrate per capire come collaborare. Un esempio: non tutti i visitatori potranno dormire a Milano, sono troppi. Da Torino a Rho, zona dell’Expo, ci saranno 31 minuti di treno soltanto. Stiamo lavorando per costruire un sistema d’accoglienza con alberghi, ristoranti e servizi. Il coordinamento degli enti lirici è un altro passo. Ragioniamo con Slow Food, Terra Madre e con Slow Fish a Genova per coordinare un percorso di avvicinamento all’Expo nel triennio 2012-14.
Anche Torino si candiderà come Capitale europea della cultura 2019?
Stiamo costruendo la prima parte del dossier, in dialogo con Regione e Provincia. Mi auguro sia coordinato dal governo, che dovrà capire quali sono le candidature esistenti e quali hanno più senso.
Semplifichiamo. Che tipo di cultura vuole per Torino oggi?
La più aperta e disponibile possibile, capace di creare ponti. Se segue logiche di gelosia diventa autoreferenziale, chiusa, costosa e negativa per la gente.
Semplifichiamo ulteriormente. Qual è la forza di Torino oggi?
Una di esse sono i 100mila studenti. Siamo forse la prima città universitaria per rapporto tra numero di abitanti e studenti.
Quale ruolo deve avere la politica nei confronti della programmazione della cultura?
La politica deve fornire le condizioni per la realizzazione di sistemi culturali integrati. Non deve entrare nel merito delle scelte artistiche.
Nicola Davide Angerame
LEGGI ANCHE:
Cagliari
Bologna
Napoli
Rimini
Trieste
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati