“Per sopravvivere qui, e per trionfare, si deve vivere come se si fosse già morti.” (Ernesto Guevara-Benicio Del Toro in Che – Guerriglia, Steven Soderbergh, 2010)
“We are the dead.” (George Orwell, Nineteen Eighty-four, 1948)
“Stai in guardia: oltre l’orizzonte, Dio non c’è.” (Ulrich in Black Death, Christopher Smith, 2010)
” – Non lo sentite parlare? – E che cosa dice? – Che siamo all’inferno.” (Nicolas Winding Refn, Valhalla Rising, 2009)
“Sono i Gianni Perego che cambieranno questo Paese!” (Vittorio Gassman in C’eravamo tanto amati, Ettore Scola, 1974)
“It aggravates and it pacifies / It captivates and it hypnotizes / Hear the power in the lines.” (Hüsker Dü, Powerline, 1987)
“Gloria e vita alla nuova carne!” (Max Renn in Videodrome, David Cronenberg, 1983)
“La trasformazione delle forme epiche va pensata compiersi in ritmi paragonabili a quelli della trasformazione che la superficie terrestre ha subito nel corso di migliaia di secoli. Poche forme di comunicazione umana sono cresciute e scomparse più lentamente.” (Walter Benjamin, Il narratore. Considerazioni sull’opera di Nicolaj Leskov, 1936)
“Che cos’è un fantasma? Un evento terribile condannato a ripetersi all’infinito.” (Guillermo Del Toro, La spina del diavolo, 2001)
“La veste dei fantasmi del passato / cadendo lascia il quadro immacolato” (Lucio Battisti, Il mio canto libero, 1972)
Se ti fermi, ti fermano.
“Sotto di me, questa città urla come un mattatoio pieno di bambini ritardati.” (Rorschach in Watchmen, Zack Snyder, 2009)
“Se un ometto solitario ha ucciso il leader della nazione più potente della terra, allora un mondo di sproporzioni ci avviluppa, e viviamo in un universo assurdo.” (Norman Mailer, citato da Stephen King)
“Nel palazzo comunale di Urbino una lastra marmorea del Quattrocento indica le misure cosmiche: segmenti la cui lunghezza rappresenta la distanza tra i pianeti del nostro sistema solare e, insieme, quella delle corde che formano le note della scala musicale. Il senso di questo bassorilievo, posto simbolicamente al centro della vita associata, è che la città deve ispirarsi alle proporzioni, alle armonie e alla bellezza dell’universo e che le comunità umane, incastonate nel cosmo, devono seguirne l’ordine, imitando i suoi movimenti ciclici e regolari. La città deve cioè cercare di essere un’opera d’arte vivente e la sua bellezza, come nel caso delle arti, deve imitare quella della natura.” (Remo Bodei, Nel cuore della città)
Un mese fa, alle sei di pomeriggio, camminavo lungo via Sparano a Bari. All’improvviso ho intravisto un mio compagno di liceo, il più popolare della classe: era esattamente come quindici anni fa. Stesso taglio di capelli, stesso portamento, stesso sorriso, stessi vestiti finto-dimessi (però nuovi). Solo, tutto più triste e sconfortante, dietro l’apparenza che inconsciamente vuole apparire rassicurante (“ehi, è tutto OK, è tutto come prima, va alla grande”): perché questo non è il 1996, per niente. Non va alla grande – almeno, non nel senso del 1996. Era fermo nel tempo, congelato. Non l’ho salutato.
“Sottoporremo l’Italia di Berlusconi al test della realtà.” (Christine Lagarde, direttore Generale del FMI, 5 novembre 2011)
“Siamo sull’orlo di una grande depressione come nel 1929.” (Christine Lagarde, 16 dicembre 2011)
“I poli si sono fusi. Tra la desolazione e l’esaltazione non è rimasto nulla.” (Antonio Scurati, La seconda mezzanotte, 2011)
“[Nel 1923] il marco… era morto, dopo […] avere impiegato quasi dieci anni per morire.” (Adam Ferguson, citato in: Mario Pirani, “la Repubblica”, 19 dicembre 2011)
“Allora l’amor di sistema, o finto o vero e derivante da persuasione, è dannosissimo al vero; perché i particolari si tirano per forza ad accomodarsi al sistema formato prima della considerazione di essi particolari, dalla quale il sistema dovea derivare ed a cui doveva esso accomodarsi. Allora le cose si travisano, i rapporti si sognano, si considerano i particolari in quell’aspetto solo che favorisce il sistema, in somma le cose servono al sistema, e non il sistema alle cose, come dovrebb’essere. Ma che le cose servano ad un sistema e che la considerazione di esse conduca il filosofo e il pensatore ad un sistema (sia proprio, sia d’altri) è non solamente ragionevole e comune, ma indispensabile, naturale all’uomo, necessario; è inseparabile dalla filosofia; costituisce la sua natura ed il suo scopo; e concludo che non solamente non ci fu, ma non ci può esser filosofo né pensatore per grande, e spregiudicato, ed amico del puro vero ch’ei possa essere, il quale non si formi o non segua un sistema (più o meno vasto secondo la materia e secondo che l’ingegno del filosofo è sublime e secondo ch’è acuto e penetrante nella investigazione speculazione e ritrovamento de’ rapporti) e ch’egli non sarebbe filosofo né pensatore, se questo non gli accadesse, ma si confonderebbe con chi non pensa e si contenta di non avere idea né concetto chiaro e stabile intorno a veruna cosa (i quali pure hanno sempre un sistema, più o meno chiaro, anzi più esteso, e per loro più persuasivo e più chiaro e certo che non l’hanno i pensatori).” (Giacomo Leopardi, Zibaldone, via Francesco)
“Sei in prigione, Evey. Sei nata in prigione. Sei stata in prigione tanto da non credere più che al di fuori ci sia un mondo.” (Alan Moore e David Lloyd, V for Vendetta, 1982-85)
Christian Caliandro
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L’era della stupidità parte II
L’era della stupidità parte III
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