Man of the year: Francesca De Andrè batte Giorgio Napolitano?
Il “vizio” anglosassone dell’uomo dell’anno ha contagiato pure il nostro Paese. E così le riviste del Belpaese si sbizzarriscono. Ma nemmeno tanto. Se è vero come è vero che “Wired” elegge l’ottuagenario Giorgio Napolitano.
È una tradizione tutta anglosassone, meglio se a stelle e strisce, ma potevamo farcela scappare? Da che ci siamo hamburgerizzati, da che La vita è meravigliosa di Frank Capra entra nel nostro immaginario natalizio scalzando Miracolo a Milano o il più prosaico Natale in casa Cupiello, ci sta che anche i periodici nostrani – pardon: magazine – affrontino l’indispensabile e insindacabile classifica dedicata ai personaggi dell’anno.
Non sempre in modo diretto, però: ché almeno si salvano le apparenze. Non sempre, dunque, alla celeberrima graduatoria del Time, con lo stillicidio di numeri e candidati, fanno eco al di qua dell’oceano podi e nomination. Certo è che, però, vedere un faccione sulla copertina del numero di dicembre di qualsivoglia mensile più o meno patinato, qualcosa sta a significare. E in Italia non significa niente di buono.
Almeno stando alla copertina di Wired, testata che parte dalle new-technologies e se la barcamena in ambiti vari ed eventuali di culture miste. Forse per evitare la banalità di uno Steve Jobs, sceglie un incomprensibile Giorgio Napolitano. Il Presidente della Repubblica uomo dell’anno? Per aver fatto cosa? Aver staccato la spina del Governo Berlusconi? Un po’ pochino, anche per un ottuagenario, sparacchiare sulla Croce Rossa. Viene un pelo da chiagnere. Magari non le lacrime di sangue che sgorgano dalla Vergine firmata Serrano scelta da Arte, forse non “donna dell’anno”, ma ironicamente indicativa di come gira la banderuola di questi tempi.
Sarà che con il 2012 viene giù il mondo, ma per quelli dell’Europeo è tempo di tirare la riga: se tutto è cambiato con il crollo delle Torri Gemelle, fanno dieci anni esatti di facce, fatti e disastri. Il numero speciale della rivista battezza uomo del decennio Barack Obama: e questo ci può stare. Guarda indietro nel tempo, l’Europeo, mentre buona parte delle redazioni italiche hanno la memoria ben più corta. Sfortunate le personalità che combinano qualcosa tra gennaio e l’estate: meglio darsi da fare a ridosso di Capodanno, altrimenti ci si dimentica e chi s’è visto s’è visto. E così il ciuffo brizzolato di Fiorello campeggia su Max e pure su Vanity Fair, in una ben poco originale investitura rimediata grazie a Il più grande spettacolo dopo il week-end. Altro caso per cui, come era valso per Napolitano, basta poco…
Il panorama offre poco, l’orizzonte è decisamente basso. E così non resta che consolarsi con Playboy: sul numero di dicembre, a tutta pagina, campeggia Francesca De Andrè. Ai bacchettoni di turno le riflessioni sul degrado culturale e morale del Belpaese, con la nipotina del bardo Fabrizio – figlia del tormentato Cristiano – che rimbalza senza veli da un reality a un altro. Frivolezze di fine anno, per un Paese condannato a corteggiare le leggerezze con il puro gusto di sentirsene poi in colpa.
Francesco Sala
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