Riso chiude? Macché. La parola all’assessore Missineo
Proviamo a fare luce sul mistero Riso. La direzione annuncia, clamorosamente, la chiusura di uno spazio culturale d’eccellenza. E l’amministrazione regionale nega, sbandierando denari e buona volontà. Chi dice il vero? Abbiamo incontrato l’assessore Sebastiano Missineo, chiedendogli ragguagli.
Non si parla d’altro. Negli ultimi due giorni l’Italia (almeno sul web, e nel silenzio inquietante dei quotidiani nazionali tradizionali) pare appassionarsi con fervore al caso Riso e a tutte le questioni annesse e connesse: politica e cultura si intrecciano in una affilata diatriba che in poche ore ha preso a tingersi di giallo. Chiude o non chiude? Ha i fondi o non ce li ha? Chi mente e chi dice il vero?
Secondo l’assessore Sebastiano Missineo, che ad Artribune concede un’ampia intervista, nessun blocco ci sarebbe per i 12 milioni di euro erogati dalla Comunità Europea, ma si tratterebbe solo di attendere il normale iter burocratico, in attesa che i progetti risultino idonei.
Non tutti i progetti presentati da Riso tramite quel bando europeo, in realtà, erano andati a buon fine: alcuni furono scartati perché non conformi, mentre quelli presentati durante la conferenza stampa dello scorso 14 ottobre (in presenza dello stesso Missineo) erano stati ammessi a finanziamento. E invece, adesso, ci dicono che nessuna certezza definitiva esisterebbe ancora. Ok, abbiamo scherzato.
Nel frattempo – notizia di ieri sera – per il 2012 arrivano 490mila euro, che coprono il capitolo “funzionamento” (bollette e fornitori). E le mostre, che attengono al capitolo “attività del museo”, come le finanziamo? Con i fondi europei. Non appena arriveranno.
Ad ogni modo, se Missineo (e con lui il Presidente Lombardo) nega qualsiasi sospensione delle attività di Riso, il direttore Sergio Alessandro continua a sostenere che non ce la si fa, che non si può più lavorare. Che sia uscito di senno? Proviamo a capirlo con l’intervista che ci ha rilasciato e che pubblicheremo domattina. Intanto, eccovi il caso Riso in nove risposte, secondo le alte sfere dell’amministrazione regionale.
Assessore, a seguito dell’esplosione del caso Riso è giunta una sua smentita a mezzo stampa. Ci si chiede però come mai di questi 490mila euro si abbia notizia soltanto oggi. La direzione del museo dichiara di non esserne mai stata informata…
Il capitolo 377335 del bilancio ordinario della Regione Siciliana prevede ogni anno lo stanziamento dei fondi per il funzionamento del Museo Riso. L’anno scorso la somma disponibile era di 544mila euro, per quest’anno il bilancio di previsione ne destina 490mila. Mi sembra impossibile che la direzione del Museo Riso non ne fosse informata, perché questo capitolo viene utilizzato per pagare le spese (bollette, fornitori) ma anche per assegnare alcuni incarichi professionali. Tutti i musei regionali hanno un loro capitolo specifico per le spese di funzionamento, ma Riso ha sempre goduto di uno stanziamento più alto rispetto agli altri musei siciliani.
Altro dubbio: come mai un Museo che sta per ricevere 12 milioni di euro ne riceverebbe altri 490mila, in una condizione di estrema difficoltà quale quella in cui versa la Regione?
Mi sembra che non abbia ben chiara la differenza tra fondi europei e fondi regionali. I primi vengono erogati sulla base delle linee guida fissate dalla Commissione Europea per la realizzazione di specifici progetti. Lo stanziamento regionale invece è destinato esclusivamente al saldo delle spese per il corretto funzionamento del museo.
Ma qualora i fondi europei non venissero liberati subito, come pensa che il museo possa inventarsi su due piedi un’altra programmazione, dovendo usufruire di un budget per il 2012 decisamente esiguo rispetto a quello atteso?
Le schede-progetto per circa 12 milioni di euro complessivi, inserite nella programmazione del Po-Fesr e i relativi progetti, presentati nell’ottobre del 2011, sono in fase di istruzione e saranno finanziati se conformi alla normativa vigente. L’iter burocratico richiede dei tempi tecnici indispensabili per il corretto espletamento delle pratiche e questo vale per tutti i finanziamenti europei della Regione Siciliana e non solo per quelli di Palazzo Riso.
Dunque, non c’è nessun “blocco”? I fondi europei non si perderanno e arriveranno a destinazione per realizzare i progetti e le mostre? Ci sa dare dei tempi?
Non esiste nessun blocco, certo. Per l’espletamento delle pratiche dei fondi europei servono tempi tecnici indispensabili e non c’è possibilità che vengano utilizzati per altre attività. I tempi, compatibilmente con i passaggi burocratici necessari, sono i più veloci possibili e in linea con le procedure richieste alla Regione Sicilia per l’attivazione dei finanziamenti europei.
Durante la conferenza stampa del 14 ottobre lei ha dichiarato che, esauriti questi fondi POR, il museo avrebbe dovuto ricorrere a metodi alternativi per finanziare le sue attività. Forse perché la Regione non era più in grado di sostenerlo come in passato?
In conferenza stampa ho spiegato che, esaurito il programma Po-Fesr, dal 2014 in poi non c’è certezza che l’Europa assegni alla Sicilia lo stesso budget del passato. Dunque, è necessario che ogni istituzione cominci a prevedere strade alternative per il reperimento dei fondi. Del resto, i fondi europei servono proprio come start-up per avviare attività che necessariamente devono diventare autonome.
Il cantiere della Soprintendenza durerà un anno, ha affermato. Sarebbe una bella eccezione alla regola, viste le tempistiche bibliche che, in Sicilia, dilatano all’infinito i cantieri dell’edilizia pubblica. In ogni caso, durante quell’anno come si farebbe a spendere il budget assegnato, essendoci un cantiere in corso all’interno del Palazzo? Infine, trattasi davvero di un cantiere difforme dal progetto finanziato dall’APQ Sensi Contemporanei nel 2004?
Non ci sarà nessuna interferenza tra l’attività del museo e i lavori, così come confermato dalla Soprintendenza per i Beni culturali di Palermo. I tempi e le modalità di queste opere, infatti, sono state concordate dal Soprintendente Gullo con il coordinatore della sicurezza del cantiere e con la direzione di Riso.
Avrà appreso tramite il documento inviato oggi dal comitato Cittadini per il Museo Riso che esiste adesso un movimento libero e spontaneo molto ampio e di respiro nazionale, nato per sostenere Riso e per monitorare le dinamiche istituzionali e gestionali che ne regolano le attività. Cosa si sente di dire a questa gente che attende risposte dalle amministrazioni?
Nella lettera non sono citato, dunque ritengo che non si attendano risposte da me.
Cosa ne pensa della circolare inviata da Gesualdo Campo ai funzionari regionali, allertati di contenere le loro dichiarazioni alla stampa?
Penso che Campo abbia ragione. Se il dirigente responsabile di Riso si fosse attenuto a quella circolare, oggi non ci saremmo trovati nella condizione di smentire la falsa notizia della chiusura del museo. Inoltre, esiste anche una disposizione da parte del segretario generale della Presidenza della Regione del 16 marzo del 2010 che indica che la comunicazione istituzionale debba essere veicolata solo attraverso l’ufficio stampa della Regione. Nel testo è evidenziato che “l’attività va esclusivamente veicolata dall’apporto professionale di chi a ciò, all’interno dell’amministrazione, è istituzionalmente deputato che, per propria capacità operativa, può agevolare la valutazione in termini di opportunità e di metodo, scongiurando il rischio che la ‘spontaneità del dire’ si riveli un vulnus per l’amministrazione in termini di completezza e coerenza dell’amministrazione”. Fatto quest’ultimo che, con l’esternazione del dirigente di Riso, si è purtroppo verificato creando un danno alla Regione.
Helga Marsala
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