Cantiere Palermo. La presa della Zisa, capitolo II
Sul caso Cantieri non si spengono i riflettori. A Palermo si torna dentro ai capannoni della Zisa, continuando a progettare un destino di cultura e di pensiero. Ma è alle urne che si gioca la partita. Il Sindaco si è dimesso, le elezioni sono alle porte e dentro un’ovattata attesa che pare congelare la città, ancora arde il fuoco dei cittadini dell’arte…
Non s’arresta, in Sicilia, l’ondata di protesta e di impegno politico, che da un po’ di tempo pare abbia preso a riscaldare gli animi, inaspettatamente. La Palermo dell’arte e della cultura, nel pieno del subbuglio che precede il voto per le primarie, torna a manifestare ai Cantieri Culturali alla Zisa. O meglio, torna a prenderne possesso, strappandoli per qualche ora all’abbandono e all’agghiacciante silenzio di sempre.
Il movimento I Cantieri che vogliamo, dopo la fortunata tre-giorni dello scorso gennaio, e dopo un mese trascorso a studiare modelli di gestione e proposte operative, rientra nell’ex cittadella industriale Ducrot, per una seconda giornata di eventi condivisi con la città.
Un “presidio”, come amano chiamarlo i guerriglieri pacifici della Zisa. Un presidio simbolico, che da un anno vede decine di persone impegnate in un percorso verso la riappropriazione dell’immenso spazio. Ma anche un presidio fisico, grazie agli appuntamenti che si susseguiranno, da qui in avanti, all’interno di alcuni capannoni (tra i meno disastrati).
Niente di illegale, però. Il filo diretto con l’istituzione comunale non si è mai interrotto. Tutto è stato sempre fatto a fronte dei minimi permessi necessari, regolarmente richiesti e concessi.
Così, questa seconda domenica di febbraio si trasforma in una nuova occasione di visibilità per uno dei maggiori scandali palermitani, ascrivibili all’esperienza dell’ultima amministrazione locale. Ovvero: un’intera cittadella dell’arte, portata dieci anni or sono a livelli d’eccellenza mai più replicati, poi tramutatasi in una specie di discarica, luogo simbolo della nuova decadenza e della più inammissibile inefficienza governativa
Si parte al mattino, con un percorso temporale e un tour guidato attraverso la storia del complesso, seguito da un programma di passeggiate fotografiche per i bambini; quindi l’assemblea plenaria, per proseguire lo studio del “caso Cantieri”, affrontato da un punto di vista giuridico, tecnico, artistico, sociale. Nel pomeriggio, una chicca: Di sana e robusta costituzione. Art.3 Nessuna distinzione, nato da un’idea di Emma Dante e Mila Spicola, reinterpreta l’articolo 3 della Costituzione attraverso un reading di racconti inediti, scritti da autori vari e letti dagli attori della Compagnia SudCostaOccidentale. Altro evento speciale è un’anteprima nazionale di sette minuti del nuovo film di Franco Maresco, Belluscone, seguito dalla proiezione di A memoria, di Ciprì & Maresco, musicato dal vivo dal sassofonista Stefano D’Anna. Nel piccolo spazio di Casa Marceau, infine, una prima azione creativa di cura e recupero, concepita da un gruppo di artisti visivi, il collettivo Pruno Production.
Ma la battaglia continua anche fuori dai confini della cittadella. È giunta a quota 600 la raccolta firme per la diffida che il movimento aveva inoltrato mesi addietro al Sindaco, “reo” di aver diffuso un bando per la raccolta di proposte di gestione e ristrutturazione da parte di aziende private. Un documento piuttosto superficiale, monco ed impreciso. Formulato, per altro, senza indire alcun tipo di confronto con i soggetti reali che la cultura, a Palermo, la fanno: associazioni, organizzatori, intellettuali, artisti. Tre buste, pare, siano arrivate in risposta al bando, scaduto proprio in questi giorni. E il Comune – oggi nelle mani di un commissario, a seguito delle dimissioni dell’impopolarissimo e indebitatissimo primo cittadino Cammarata – dice di avere tutta l’intenzione di proseguire su questa strada.
La sensazione, però, a fronte del sacrosanto impegno dei cittadini per rivendicare il diritto di fruizione dei Cantieri, è che l’operazione “privatizzazione” sia in realtà congelata. Così come qualunque altro progetto istituzionale. Le elezioni sono alle porte. E come sempre è stato e sempre sarà, la faccenda si gioca, in primis, su un piano politico.
Si attendono, dunque, gli eventi e gli assetti di domani. Nella speranza che qualcuno riesca, miracolosamente, a segnare uno strappo con la vecchia idea di politica, con il vecchio e odioso mix tra clientelismo, strategia del ricatto e interesse privato. Quel che s’invoca è una scossa radicale, capace di sovvertire la cancrena diffusa, in favore di strategie e obiettivi nuovi. Parole d’ordine: sviluppo, economia, condivisione, internazionalità, trasparenza, progettazione. Pianificando una coincidenza virtuosa tra cultura, turismo e lavoro. All’alba di un’operosa città-cantiere.
Helga Marsala
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