Pensare per immagini. Ghirri al Castello di Rivoli
Prosegue il progetto de “Le scatole viventi” al Castello di Rivoli, dietro la regia del condirettore Andrea Bellini. Dopo la prima tappa dedicata a Luigi Ontani, venerdì 3 febbraio inaugura la monografica di Luigi Ghirri. Mostra curata da Elena Re e qui presentata, con un testo inedito, proprio da Bellini.
Ennio Flaiano, in uno scritto del 1959, sostiene che ogni turista è un fotografo intento a raccogliere testimonianze della sua stessa vita, per avere la certezza di aver vissuto. In effetti, fissare sulla carta le fuggevoli immagini del nostro breve passaggio nel mondo è – fin dal momento della sua nascita – una delle caratteristiche peculiari dello strumento fotografico. Una lunga storia quella della fotografia, se si considera che dal lontano 1839, anno di presentazione del primo dagherrotipo, sono già passati oltre 170 anni. Oggi, grazie alla diffusione delle nuove tecnologie, produciamo tutti costantemente delle immagini: basti pensare ai milioni di scatti che in ogni momento realizziamo con i nostri telefoni portatili. Duplichiamo costantemente la realtà, forse spinti dalla necessità inconscia – ha ragione Flaiano – di dimostrare agli altri e a noi stessi di essere realmente esistiti.
Ma cosa rende ancora interessante lo strumento fotografico e come si è trasformata la fotografia d’autore negli ultimi decenni? E – domanda non meno importante – in che modo l’arte del nostro tempo ha contribuito alla sua evoluzione? Il Castello di Rivoli, Museo d’Arte Contemporanea, cerca di rispondere a queste domande con una mostra organizzata nell’ambito di Le scatole viventi – The living boxes. Il progetto espositivo si basa sull’idea di allestire nella Manica Lunga una sorta di narrazione in sequenza di differenti approcci alla fotografia, cercando di individuare quelle idee e quelle intuizioni che hanno contribuito in modo decisivo alla sua evoluzione negli ultimi quarant’anni. Questa narrazione si apre con Paolo Pellion e Paolo Mussat Sartor, due importanti fotografi torinesi legati sia alla storia dell’Arte Povera, di cui sono da oltre quarant’anni i fotografi più apprezzati, sia alla storia della nostra istituzione. Mostreremo alcuni aspetti meno noti del loro lavoro, a dimostrare la notevole articolazione della loro ricerca.
La mostra prosegue con una rassegna di alcuni fotografi tedeschi appartenenti alla cosiddetta Scuola di Düsseldorf, di cui il museo possiede in collezione alcune opere fondamentali. L’obiettivo è quello di utilizzare le opere della collezione come un meccanismo di approfondimento e di analisi storiografica. Le grandi immagini di Thomas Demand, Thomas Ruff e Thomas Struth vengono messe in relazione con quelle più piccole nelle dimensioni ma non meno importanti di Luigi Ghirri, con l’intento di dimostrare come e in che modo quest’ultimo abbia letteralmente anticipato moltissimi aspetti della ricerca fotografica contemporanea.
Il percorso si conclude con una mostra personale dedicata proprio a Ghirri, dal titolo Projects prints, Un’avventura del pensiero e dello sguardo, a cura di Elena Re, organizzata dal Castello di Rivoli in collaborazione con il Fondo di Luigi Ghirri. Appare evidente, dal dispiegarsi del discorso espositivo, un dato fondamentale: l’Italia, a differenza della Germania, non ha avuto una vera e propria scuola di fotografia, ma, coerentemente con la propria tradizione, ha visto operare in questo ambito personalità singole, straordinariamente autonome e originali. Si prenda ad esempio la poliedrica figura del terzo torinese in mostra, Ettore Sottsass, designer, architetto, urbanista, pittore e fotografo, di cui presentiamo alcune rare stampe appartenenti alla serie Metafore, realizzate in Spagna nei primi Anni Settanta. Durante un periodo di profonda crisi professionale e di riflessione critica sul Razionalismo, la fotografia rappresenta per Sottsass uno strumento di indagine intellettuale e teorica, utile a cogliere una diversa relazione tra uomo e spazio, tra architettura e cosmo.
Questo “pensare per immagini” caratterizza le ricerche più interessanti in ambito fotografico del decennio Settanta: la fotografia non è più intesa semplicemente come documentazione o riproduzione della realtà, ma come mezzo per un’indagine filosofica sui meccanismi stessi della visione. Si tratta di un approccio decisamente “concettuale” alla fotografia, che si sviluppa grazie alla sempre maggiore interazione dei fotografi con il mondo dell’arte. Luigi Ghirri, di questa riflessione concettuale e interdisciplinare, è stato uno straordinario precorritore. Il 3 febbraio alle ore 18, in occasione dell’inaugurazione delle mostre, celebreremo nel teatro del museo la sua figura, a venti anni esatti dalla scomparsa. Interverranno tra gli altri lo scrittore e saggista Marco Belpoliti, il fotografo Mario Cresci e infine Arrigo Ghi, lo storico stampatore delle sue fotografie.
Andrea Bellini
Rivoli // fino al 4 marzo 2012
Le scatole viventi – The Living Boxes
a cura di Andrea Bellini
Luigi Ghirri – Project Prints
a cura di Elena Re
CASTELLO DI RIVOLI
Piazza Mafalda di Savoia
0119565222
[email protected]
www.castellodirivoli.org
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