Arte e aziende: la buona piega
Un’azienda che produce cappe da cucina, una Fondazione per l’arte e un artista. Da questo trio nasce il progetto “Aspiranti Aspiratori”, che sarà presentato durante il Salone del Mobile. Luca Labanca ha incontrato Sissi e Marcello Smarrelli, rispettivamente, artista e direttore artistico della Fondazione Casoli.
Depero? Campari. Vuitton? Murakami. Diesel? Richardson. BMW? Calder, Warhol, Eliasson, Hockney, Koons. L’intreccio tra produzione industriale e ricerca artistica traccia nel corso degli ultimi cinquant’anni uno sviluppo parabolico. Svanite le avanguardie, sfiorito l’antiaccademico, non è più tabù seguire l’ordito che intreccia manifattura e arti visive, aziende e artisti. La costanza del fenomeno manifesta la bontà degli intenti e i frutti non scarseggiano, da dividere tra tutte le parti coinvolte. Tre gli attori in quest’ultimo episodio tutto italiano: Elica, azienda leader nel mercato delle cappe da cucina, che sostiene FEC, Fondazione Ermanno Casoli che ha a sua volta curato il processo creativo e produttivo concepito da Sissi, artista bolognese sempre in bilico tra le categorie del pensare e del fare. Figlio di questa maternità allargata è il progetto Aspiranti Aspiratori, che Elica proporrà ad aprile nei giorni del Salone del Mobile.
Avanziamo nelle trame del progetto con qualche domanda rivolta all’artista e a Marcello Smarrelli, direttore artistico FEC.
Dopo Furla, la collaborazione con Elica. La dimensione operativa del mondo aziendale sembra metterti a tuo agio.
Sissi: L’industria è un grande sistema organico, una catena metabolica in cui avvengono continue trasformazioni, è un sistema riproduttivo che sviluppa e genera forme, è una struttura ossea che articola e sorregge uffici e incarichi. Mi prendo cura dell’industria entrando dentro di lei, generando l’Organindustria!
La realizzazione dei tre Aspiranti Aspiratori è fisicamente avvenuta all’interno degli stabilimenti di Elica a Fabriano. Quali le reazioni degli lavoratori di fronte a una ricerca che non è prettamente quella a cui sono abituati?
Sissi: Dopo alcuni mesi ero diventata una di loro. Ogni prototipista ha un tavolo verde e tutti i tavoli sono allineati contro i muri della loro area. Ho voluto inserirmi all’interno del loro spazio e del loro ritmo, costruendo un box bianco di 3x3x3 metri. L’ho chiamato la “cubatrice”, un atelier in cui lavorare a fianco di questi operai eccellenti, dotati di grandi capacità artigianali. Ero una clandestina dalle sembianze creative, il mio interesse era mostrargli un metodo di lavoro diverso condividendo una tematica comune: l’aspirazione e la purificazione dell’aria. Abbiamo sviluppato dieci idee, il primo passo è stato chiamarle per nome Aspiranti Aspiratori, come Nidifico, Diaframmatica, Cigliosa, Continentale, Riflettente. Dando un nome alle cose, abbiamo iniziato a coniare un nuovo linguaggio da condividere e con il quale comunicare.
Aspiranti Aspiratori, da cosa credi si debba purificare l’aria?
Sissi: L’Organindustria contiene forme che l’aria aiuta a muovere creando messaggi chiamati Aspiranti Aspiratori. Sono i messaggeri di un ambiente che ha bisogno di cure. La scoperta aiuta a stimolare l’interesse verso qualcosa che sembra immobile, l’ambiente. Credo che un filtro possa essere un polmone e una lamiera di rivestimento un tessuto poroso. Questo implica un cambiamento dei modi di vedere tradizionali e ha bisogno di nuove definizioni, di nuovi nomi. Quando penso alla purificazione/purificatore provo meraviglia riconoscendo in loro un’identità amica, in grado di prendersi cura di me. Per essere un buon purificatore bisogna aspirare all’aspirazione!
Perché Sissi, qual è il suo plusvalore?
Marcello Smarrelli: In Fondazione ci siamo chiesti come coinvolgere un’artista nell’ideazione di un nuovo prodotto industriale valorizzando il suo modus operandi. Per questo non le abbiamo chiesto di disegnare un prodotto, ma di elaborare un concept che potesse poi essere sviluppato dai designer industriali. Sissi, per il suo coraggio, la sua creatività inesauribile, la sua capacità di trasformare il DNA delle cose, sembrava la scelta ideale. E abbiamo avuto ragione!
Il ritorno a una manualità nel fare arte al di là del puro concetto è un fatto, il lavoro di Sissi all’interno di una delle perle dell’artigianato italiano ne è ennesima riprova. Sono queste le premesse a nuove e antiche forme d’arte accettate per il loro valore estetico e funzionale?
Marcello Smarrelli: Indubbiamente arte e artigianato hanno uno stretto legame e quanto questo sia attuale lo testimonia la recente querelle tra due star dell’arte contemporanea: David Hockney e Damien Hirst. Come dice il nostro vice presidente Francesco Casoli: “L’arte è parte dell’artigianato. Anche etimologicamente la prima parola è contenuta nella seconda, per cui l’artigiano è colui che esercita un’arte, inteso soprattutto in senso fisico, ossia del fare qualcosa con le mani. L’arte allora è un’evoluzione dell’artigianato, che a sua volta evolve nell’industria”.
In tempi di accanita competizione coi Draghi della nuova economia, può la ricerca artistica affiancare quella industriale nella creazione di nuove lavorazioni d’eccellenza?
Marcello Smarrelli: Quando le risorse esterne mancano è necessario ricercare e imparare a sfruttare quelle interne. L’arte è un grande attivatore di pensiero e contribuisce a creare ambienti di lavoro favorevoli all’innovazione e al cambiamento. Anche il mondo dell’economia comincia a prenderne coscienza, come l’attualità ci insegna.
La FEC nasce nel 2007, un bilancio dei primi cinque anni di attività dentro questa stagione storica così obliqua.
Marcello Smarrelli: La Fondazione, dopo aver sperimentato in Elica l’efficacia di un dialogo attivo tra mondo dell’arte e mondo industriale attraverso progetti di formazione come E-STRAORDINARIO e Out of the Company, ha iniziato a collaborare fattivamente con altre importanti aziende, prova del fatto che la cultura comincia ad essere percepita come una leva fondamentale per lo sviluppo economico. Ritengo che anche Aspiranti Aspiratori, proprio per il suo carattere fortemente sperimentale, fornirà spunti preziosi per promuovere altre iniziative e collaborazioni tra arte e industria. La condizione essenziale perché tutto funzioni è che si rispettino le specificità e le logiche di ciascun ambito. Per questo la Fondazione ha al suo interno professionalità provenienti sia dall’ambito aziendale che da quello storico-artistico e curatoriale.
Luca Labanca
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