Romagna d’inverno
Secondo percorso di Artribune, stavolta in terra di Romagna. Partiamo da Forlì, per una grande mostra dedicata ad Adolfo Wildt. Andiamo nella Rimini di Tondelli. Ci fermiamo a Torriana, nel ristorante di Pier Giorgio Parini. E poi ci aspettano la Brisighella di Mattia Moreni e il Museo Carlo Zauli di Faenza. E, per la verità, molto altro ancora.
Prima tappa, Forlì. Ve lo ricordate Adolfo Wildt , lo scultore colto, maestro all’Accademia di Brera di Lucio Fontana e Fausto Melotti? Quel tale che nella trama drammatica delle sue superfici in marmo faceva transitare i pentagrammi di Wagner? L’eclettico erede dei maestri del passato? No? Ebbene, in primis vi portiamo a rinfrescarvi la memoria ai Musei di San Domenico, dove dal 28 gennaio al 17 giugno, dopo i successi di Melozzo lo scorso anno, è in corso una grande mostra a lui dedicata, intitolata L’anima e le forme, tra Michelangelo e Klimt. Forlì tenta l’allungo come sede riconoscibile per grandi esposizioni d’arte e lo fa puntando il faro su una figura controversa (oggi in grande spolvero) e per questo ancor più interessante. La mostra, peraltro, non si propone come una normale monografica, ma pone lo scultore milanese all’interno del suo tempo e degli artisti che hanno influito sulla sua ricerca ed hanno con lui interagito. Occasione dunque assai ghiotta per organizzarsi un tour per le terre di Romagna, patria del buon cibo e del buon vivere, ma anche di penne e artisti illustri.
A pochi chilometri, infatti, trova casa il Museo Carlo Zauli di Faenza, dedicato al maestro che con la ceramica ha fatto la scultura. Inventandosi tecniche nuove, come il cosiddetto “bianco Zauli”, e dialogando con l’Oriente, ha rivisitato le forme primarie dell’arte e della vita quotidiana, come i vasi, esplodendole e sconvolgendole, con una propria personalissima interpretazione degli anni ’70. Il museo ne documenta la figura e ne raccoglie la collezione, con qualche sorpresa (frutto dei laboratori del museo stesso) per gli amanti dell’arte contemporanea degli ultimi decenni. A Faenza potrete anche regalarvi un sonno ristoratore al Relais Villa Abbondanzi, che vanta, inoltre, un campo da golf a nove buche, piscina e thermarium. E che per i più spericolati mette a disposizione dei quad per escursioni pazze nell’entroterra collinare. Non dovrete affaticarvi troppo per raggiungere, invece, Brisighella, un incantevole borgo, incastonato nella Valle del Lamone, sull’Appennino Tosco-Romagnolo, famoso per la sua delicata bellezza e per l’altrettanto indimenticabile olio. Non tutti però sanno che fu, inoltre, il luogo che il pavese Mattia Moreni, tra gli “ultimi naturalisti” teorizzati da Francesco Arcangeli, scelse per trascorrervi gli anni finali della sua vita. Rimangono, c’è da dire, pochi scampoli del passaggio del pittore, che in queste terre portò al parossismo le sue forme già carnali, estrapolando dal corpo i sessi e raccontando una relazione complessa tra l’uomo e la macchina, fino ad arrivare al culmine della sua ricerca, proponendo le “non angurie”. Eppure, basta bussare alle porte di qualche amico che ebbe in paese, fare un salto (e magari un pranzo) al ristorante La Grotta, in pieno centro, per ritrovare qualche impronta lasciata da Moreni.
È una Romagna riflessiva, quella che vi proponiamo, in cui si alternano i chiaroscuri fortissimi affrescati da Federico Fellini in Amarcord, che oppongono all’atteggiamento festaiolo dei bagni e delle discoteche che gli anni ’80 hanno tramandato, un estro schizofrenico, colto e popolare, vivace e introspettivo, amichevole e ritroso. Una dissociazione raccontata peraltro da Pier Vittorio Tondelli, quando nel romanzo Rimini (1985) scrive: “E quella strada che per chilometri e chilometri lambiva l’Adriatico, offrendo festa, felicità e divertimento, quella strada per cui avevo da ore in testa una sola frase per poterla descrivere e cioè ‘sotto l’occhio dei riflettori’, ecco, quella stessa scia di piacere segnava il confine fra la vita e il sogno di essa, la frontiera tra l’illusione luccicante del divertimento e il peso opaco della realtà”.
E non ci sono dubbi, quando siete nella bella Rimini dai portici animati, nella Rimini dell’affascinante Tempio Malatestiano di Leon Battista Alberti, così lontana dalla nomea che si è guadagnata nel tempo, che sia proprio così. Tanto che non vi risulterà facile lasciarla per salire a Torriana (un tempo si chiamava Scorticata, ma durante il Ventennio si optò per un nome meno rude), patria dell’Osteria Povero Diavolo (chef Pier Giorgio Parini, forse il giovane più cercato e riverito degli ultimi due anni), che però vi ripagherà più che degnamente dello sforzo, con i suoi menù di ricerca che abbinano alla sperimentazione il recupero di materie prime tradizionali e desuete.
Santa Nastro
LA MOSTRA
Forlì // fino al 17 giugno 2012
Adolfo Wildt
MUSEI SAN DOMENICO
Piazza Guido da Montefeltro 12
0543 712606
[email protected]
www.mostrawildt.it
IL RISTORANTE
POVERO DIAVOLO
Via Roma 30 – Torriana
0541 675060
[email protected]
www.ristorantepoverodiavolo.com
L’ALLOGGIO
VILLA ABBONDANZI
Via Emilia Ponente 23 – Faenza
0546 622672
[email protected]
www.villa-abbondanzi.com
IL MUSEO
MUSEO CARLO ZAULI
Via della Croce 6 – Faenza
0546 22123
[email protected]
www.museozauli.it
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #5
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