ZegnArt, avanti con stile
Fra un’ora esatta, nello showroom di Ermenegildo Zegna a Milano, sarà ospitata la presentazione del progetto “ZegnArt”. Il parterre sarà di tutto rispetto: Anna Zegna, Tasneem Mehta (direttore del Bhau Daji Lad Museum di Mumbai), Cecilia Canziani e Simone Menegoi (curatori del progetto) e Maria Luisa Frisa. Per sapere di cosa si occuperà ZegnArt, abbiamo chiesto lumi a Gildo Zegna, CEO del Gruppo Ermenegildo Zegna, e alla coppia di curatori. Insomma, tutto in anteprima.
Come si delinea il progetto?
Gildo Zegna: ZegnArt è il nome che abbiamo scelto per raccogliere sotto un’unica comune intenzione una serie di attività che, come impresa, ci proponiamo di realizzare nell’ambito delle arti contemporanee, in Italia come all’estero. Nella nostra visione, Zegnart è la premessa per la creazione di nuovo pensiero, di nuovi legami e occasioni di dialogo con mondi e interlocutori diversi. Vogliamo dar vita a continue occasioni di coinvolgimento diretto, intraprendere percorsi condivisi collaborando con le istituzioni, gli artisti, i curatori. In particolare, all’estero ci rivolgeremo a quei Paesi emergenti con culture lontane dalla nostra: luoghi dove siamo commercialmente presenti e con cui sentiamo di dover instaurare uno scambio più profondo, più intenso, costruendo insieme qualcosa che nasca e si sviluppi dal dialogo e dallo scambio reciproco. Da una parte ZegnArt racconta il nostro modo di essere e fare impresa, dall’altra rende concreto un impegno di sostegno e sviluppo con un’idea coerente alla base, che mira a disegnare una nuova modalità di intervento in questo campo.
A quale modello istituzionale si ispira?
G. Z.: Quel che caratterizza il progetto è la sua immaterialità: ZegnArt non è un museo, non è una collezione o un centro di produzione culturale alternativo. Mi piace pensare a ZegnArt come al “set” della contemporaneità, un luogo dove le forze vive del nostro tempo si incontrano, vengono messe in scena, si rendono accessibili al pubblico, realizzano uno scambio, creano valore riverberandosi positivamente sulla collettività e il territorio. L’ambizione è proprio quella di disegnare un modo nuovo di intervento, in cui la “reciprocità” nell’incontro tra mondi diversi sia una chiave di volta attorno a cui costruire il futuro.
Quali e quanti artisti riunirà ZegnArt? E quali musei o istituzioni coinvolgerà?
Cecilia Canziani e Simone Menegoi: ZegnArt è una piattaforma di interventi diversi e tra questi Public si propone come linea progettuale pluriennale verso Paesi emergenti, e ha una matrice curatoriale ben precisa. Public è un progetto basato sullo scambio reciproco fra l’Italia e alcuni Paesi extraeuropei dove il gruppo Zegna è attivo: per il triennio 2012-2014, i Paesi che abbiamo individuato sono India, Turchia e Brasile.
Come si articola il progetto
C. C. e S. M.: Il progetto è strutturato in due fasi: la commissione di un’opera pubblica nel Paese ospite affidata a un artista mid-career e una residenza in Italia offerta a un giovane artista. Entrambi gli artisti saranno locali, ed entrambi saranno scelti insieme a un’istituzione locale. Gli artisti coinvolti nell’arco del triennio saranno dunque sei e la scelta sarà fatta insieme alle istituzioni con cui collaboreremo. Le istituzioni partner saranno tre, ma con ogni probabilità il progetto ci porterà a coinvolgere in diversa misura altri soggetti e a dialogare con loro.
Da dove si comincia?
C. C. e S. M.: Il primo episodio di Public avrà come protagonista l’India, dove il nostro partner è il Bhau Daji Lad Museum di Mumbai, di cui ci ha colpito la storia e ai cui intenti ci sentiamo affini. Si tratta di un museo costruito dagli inglesi negli stessi anni del Victoria & Albert Museum di Londra, con il quale è idealmente gemellato, e con la stessa missione di raccogliere le eccellenze nel campo delle arti applicate. Nel 1975 è stato ribattezzato con il nome di un medico indiano del XIX secolo, uno dei padri della Mumbai moderna, e nel 2008, dopo un lungo restauro, sotto la guida della direttrice Tasneem Mehta ha avviato un energico programma che lega il passato al presente, la storia di Mumbai attraverso le arti applicate e l’arte contemporanea. Il suo obiettivo esplicito è la crescita culturale della comunità locale, a partire dai più giovani.
Quali tematiche affronterà ZegnArt attraverso l’arte?
C. C. e S. M.: Crediamo che il confronto con l’opera d’arte offra un’esperienza del reale diversa e più completa, e che questo confronto sia occasione di crescita tanto per l’individuo quanto per la collettività. ZegnArt cerca di riunire questi due aspetti della questione: da un lato la visione individuale dell’artista e l’esperienza individuale dello spettatore di fronte all’opera; dall’altro, il dialogo dell’artista con la comunità, e l’arte come fattore sociale condiviso. Si può pensare ai due versanti del progetto, la residenza offerta a un giovane artista e la commissione di un’opera pubblica, come a equivalenti di questi due aspetti, individuale e collettivo; ma in realtà si intrecciano in ogni fase del progetto.
Come farete a intervenire con la commissione pubblica?
È evidentemente la parte più audace e difficile del progetto. Lo spazio pubblico è il più complesso di tutti per l’arte; proprio per questo, è anche il più stimolante. Public si propone di entrare in un territorio in punta di piedi, di porsi in posizione d’ascolto prima di intervenire, e in questo abbiamo tenuto sempre presente l’attitudine che caratterizza l’attività della Fondazione Zegna a Trivero. La scelta di lavorare in stretta collaborazione con istituzioni locali e di affidare la commissione ad artisti locali – sia pure mid-career, e dunque con un’esperienza e una visione internazionali – nasce dalla preoccupazione costante di radicare il progetto nella vita della comunità, di non farlo apparire calato dall’alto. La modalità dialogica attraverso la quale si costruisce il progetto è quindi cruciale per la sua identità. Lo spazio pubblico è il risultato di relazioni, ed è questo luogo in costante costruzione che il progetto intende esplorare.
Ginevra Bria
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