A Trieste la natura brucia
Si conclude questo weekend la grande mostra ospitata a Trieste presso la Ex Pescheria, che vede oltre ottanta artisti chiamati a confrontarsi sul tema della natura e dell’ambiente. Un progetto ambizioso, che probabilmente sarà esportato altrove. Ecco un bilancio con Marco Puntin, cocuratore dell’evento.
Il fuoco della Natura è stata una bella boccata d’ossigeno in una città che sembra non amare così tanto il contemporaneo…
È vero, la città non segue molto l’arte contemporanea, ma sono mancate negli ultimi anni iniziative di grande respiro. L’arte non può essere un’astronave aliena calata in una città, ma dovrebbe essere piuttosto un’opportunità che si offre, a portata di mano. Il pubblico va poi in qualche modo guidato.
In che modo?
Semplicemente, bisogna evitare di agire senza programmazione, con la sola logica dell’evento. A Trieste si continua a perdere tempo cercando di volta in volta, in modo caotico, contenitori sempre nuovi, come è capitato con il progetto della Biennale diffusa al Porto Vecchio, che era di qualità davvero scandalosa, se si escludono punte isolate di eccellenza. Al contrario, sarebbe opportuno dare un’identità ai luoghi in modo da caratterizzarli. Penso che l’arte contemporanea vada cioè dentro la città, non isolata in musei/mausolei che non appartengono a nessuno!
E l’Ex Pescheria, che ha recentemente ha assunto la fantasiosa denominazione di Salone degli Incanti, ha funzionato?
Egregiamente! Si pensi che abbiamo avuto oltre 7mila spettatori paganti in meno di un paio di mesi, più di cento al giorno. Considerato il budget che avevamo per la comunicazione e che questa città è di sua natura un luogo difficile, è stato un successo. E confido che di questo la politica si renda conto.
Conoscendo i politici, non sarà facilissimo…
Devo dire però che in questo caso qualcuno si è accorto del lavoro svolto. Siamo stati contattati per portare questo progetto a Cortina o a Zagabria, e spero vivamente che la cosa si faccia. In fin dei conti questa mostra è malleabile e si può adattare, declinandola secondo i luoghi e le città. In sostanza è possibile che diventi un format, cioè un evento culturale complesso.
Mi è sembrata una raccolta molto selezionata di opere, come non capita spesso di vedere, nemmeno nelle istituzioni più blasonate. Era tutto qua?
In realtà il programma de Il fuoco della natura è stato culturalmente molto complesso. La mostra non stava solo nella somma delle opere, molte delle quali davvero di grande impatto, ma anche nell’insieme di videoproiezioni, talk e dibattiti che hanno coinvolto biologi, naturalisti, architetti del paesaggio. Abbiamo offerto alla città non solo una mostra, bensì un evento articolato e complesso, non limitandoci al semplice compitino.
È stato fatto anche un grande sforzo per l’allestimento…
È una delle cose più complicate in un luogo, come l’Ex Pescheria, costituito da un vano unico dalla volumetria enorme. In passato in quello spazio sono funzionate solo le mostre di design. Per la mostra abbiamo costruito delle pareti non perfettamente ortogonali, dimostrando come quel luogo potesse ospitare senza problemi arte contemporanea. Adesso speriamo che l’amministrazione continui a voler utilizzare quel contenitore per l’arte, e non per farne un museo della scienza, come si sente dire da più parti.
Tu, che sei gallerista, ti sei messo in prima fila per la mostra anche come curatore. Come mai?
Non ho lavorato solo, sono stato affiancato da Jonathan Turner alla curatela. Per la mostra ho messo a disposizione i contatti e le relazioni con colleghi galleristi e con collezionisti maturati in vent’anni di attività. Fare qualcosa per la nostra città, in questo momento di crisi economica e politica, penso sia il minimo per coloro che si occupano di contemporaneo.
Daniele Capra
Trieste // fino al 9 aprile 2012
Il fuoco della natura
EX PESCHERIA – SALONE DEGLI INCANTI
Riva Nazario Sauro 1
040 3226862
[email protected]
www.triestecultura.it
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