Amaci al bivio. Prima intervista a Beatrice Merz
Parla la neopresidente dell’Amaci, Beatrice Merz, condirettore del Castello di Rivoli. Parole pesate una per una, con piglio assai sabaudo. Ma fra puntini di sospensione e aggettivi scelti con cura, qualche prospettiva emerge. Si profila all’orizzonte un incontro col ministro Ornaghi?
Mesi di polemiche sul Castello di Rivoli e poi uno dei suoi due direttori diventa presidente dell’Amaci: come va interpretata questa scelta?
Non sarà stato che alcune di quelle polemiche fossero pretestuose? È il “sistema” generale a essere in crisi, mica il Castello in particolare. Il museo continua piuttosto la sua attività anche nei momenti di difficoltà, grazie alle idee e alle persone che lavorano con passione e attaccamento.
Con quali risultati concreti?
Il museo ha pianificato una programmazione e una gestione che ha portato a una contrazione della spesa e a una crescita di pubblico.
E in tutto ciò come si innesta il nuovo incarico?
Il presidente Minoli e io interpretiamo la scelta della sottoscritta alla presidenza dell’associazione come conferma del ruolo centrale che il Castello di Rivoli svolge e svolgerà sulla scena dell’arte contemporanea. Non solo nazionale, naturalmente.
Obiettivi della presidenza Merz: cosa ti proponi di fare nei primi 100 giorni? E a più lunga scadenza?
Obiettivi: molti e coraggiosi. Ma il primo obiettivo è parlare e entrare nel dettaglio dopo essersi confrontati in seno al consiglio direttivo. È un malcostume diffuso lanciare slogan ad effetto e programmi roboanti. Il primo passo è mantenere una linea di collaborazione.
Governo Monti: riuscirete a incontrare e a “far ragionare” Ornaghi sull’importanza della cultura contemporanea in Italia?
Il ministro è certamente persona informata e dotata di volontà e capacità di dialogo. E questo andrà tenuto presente.
Farete lobby come nella miglior tradizione americana?
C’è da dire che le situazioni americana e italiana sono molto diverse. Sicuramente il concetto di rete tra le istituzioni museali è una delle prime regole dell’associazione, ma – ripeto – è necessario tenere conto delle diverse specificità e rispettarle.
Tanti musei e pochi soldi: che fare per i luoghi del contemporaneo? Come rapportarsi con i privati?
Tanti musei e pochi soldi? Ne siamo così sicuri?
Stai dicendo che si tratta solo di un problema di scelte? Di allocazione delle risorse? In definitiva di policy, di politiche?
Ecco, appunto. Questa non è soltanto una crisi finanziaria, quanto piuttosto di scelte. Solo con adeguati strumenti culturali troveremo le risorse economiche per risolvere la situazione.
La situazione è particolarmente critica per quanto concerne le Civiche. Come vi rapporterete con gli enti locali?
Tenendo conto, per quanto possibile, delle difficoltà in cui versano le amministrazioni più prossime al cittadino e della mission di ciascuna realtà culturale del territorio. Non tutte le gallerie civiche sono uguali.
Anche qui c’entra molto la politica e il sentiment degli “eletti” a livello locale…
Già. Non sono uguali le sensibilità degli amministratori…
La prossima riunione dell’Amaci si terrà alla Fondazione Galleria Civica di Trento, che sta confluendo nel Mart. Cosa ne pensi dell’operazione? Può essere, come ha dichiarato ad Artribune Andrea Viliani, un case study?
Sarà uno degli argomenti della prima riunione del consiglio direttivo: analizzeremo il “case study” insieme, appunto. La mia opinione sull’operazione è una opinione personale e non me la sento di rilasciare dichiarazioni personali ora che sono il presidente di una associazione con tante specificità. Ne parleremo…
Marco Enrico Giacomelli
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