Civica di Trento – Mart di Rovereto. La svolta (anzi, la fusione)
La Fondazione Galleria Civica di Trento si scioglie. Andrea Viliani rimette il mandato. I soci pubblici e privati mettono dei paletti, sperando che il Mart li accetti, e propongono una fusione profonda tra le due istituzioni. Sarà anche una “best practice” da replicare altrove? Sarà una salvezza per le civiche in difficoltà di mezz'Italia?
Tutto deciso. Almeno da parte trentina. In attesa, a questo punto abbastanza fremente, di una risposta da parte roveretana. Cosa succede in riva all’Adige? Succede che l’alleanza, la comunanza d’intenti, la complementarietà, la sinergia tra la Fondazione Galleria Civica di Trento e il Mart di Rovereto è a una svolta. Svolta già passata al vaglio delle commissioni comunali culturale e vigilanza della città di Trento e svolta già avallata (attenzione: a maggioranza, non all’unanimità. Le perplessità del presidente della Civica Danilo Eccher hanno avuto evidentemente il loro peso) dal consiglio dei soci fondatori della Fondazione Galleria Civica diretta da Andrea Viliani. Quando? Lo scorso 23 marzo. Ufficiale.
La svolta è la seguente: la Fondazione, soci privati e socio pubblico (il Comune di Trento appunto) mette a disposizione se stessa per una fusione pesante con il Mart. La Fondazione Galleria Civica si scioglie, tutti i contratti decadono (in primis quello del direttore Andrea Viliani, che da venerdì 5 aprile non sarà più tale), l’attività si sospende e tutto si palesa in una proposta: fusione nelle attività del Mart. Proposta al grande vicino di casa di ospitare al suo interno una sorta di “divisione”, di “dipartimento” che aggiunga alle attività roveretane un pizzico di attenzione alla giovane arte, alla creatività, alla ricerca.
Una proposta, tuttavia, che delinea una linea di credito non incondizionata. I soci della Civica dicono che la cosa si può fare, ma non a tutti i costi. Quali sono i paletti? Il primo prevede la necessità di impostare un capitolo di spesa apposito. Il Mart beneficerà dei finanziamenti (pubblici e privati, i primi sono su per giù 100mila euro l’anno, i secondi si vedrà) che un tempo confluivano nella Fondazione Galleria Civica, ma dovrà dimostrare di destinarli alle specifiche attività ex-Fondazione Galleria Civica. Altro paletto: mantenimento, per quanto possibile, dei caratteri distintivi della Civica la quale, come detto, non esisterà più, ma dovrà essere in qualche modo evocata da un logo, da una denominazione delle attività. Ulteriore paletto, la riconferma, a presidio di quelle attività, di Andrea Viliani, il cui triennio di contratto decade proprio in questi giorni e la cui remissione del mandato – come detto – è propedeutica al corretto e rapido scioglimento della Fondazione stessa.
A fronte di questo grande passo in avanti a Trento, quali sono però le risposte da Rovereto? Come, insomma, si muoverà il museo diretto da Cristiana Collu per gestire questa profferta che gli viene posta? Saranno interessati ad acquisire, ad avere in pancia una struttura come la ex-Galleria Civica di Trento? “I passaggi politici sono stati fatti tutti”, ci racconta Andrea Viliani, ancora per qualche ora direttore della Civica. “Il Comune di Trento è, ovviamente, favorevole. La Provincia, che è la prima voce per il Mart, si è sbilanciata più volte e vede con favore l’operazione. Certo, manca la posizione ufficiale del Mart, e speriamo che arrivi presto”. Lo speriamo tutti, poiché prima si risolveranno positivamente le trafile di questo matrimonio, minori saranno i mesi di chiusura forzata per le attività della Civica.
“La nostra iniziativa, peraltro”, continua Viliani, “è perfettamente in linea con gli intendimenti dell’ente provinciale quanto a ottimizzazione. Certo, sarebbe stato molto più semplice e immediato pensare a un’alleanza piuttosto che a una fusione così d’impatto, tuttavia è questo che la Provincia Autonoma di Trento sta cercando di fare per quanto riguarda tutto il suo sistema museale. Il Mart, il nuovissimo Muse, il Castello del Buonconsiglio e il Museo delle Genti Trentine in futuro condivideranno molti servizi come ufficio stampa e fornitori con l’obiettivo di ridurre i costi”. E chissà che questa tendenza alle fusioni (più che sul modello MoMA-P.S.1, qui siamo proprio sul modello Stedelijk Museum – Stedelijk Boureau) non contamini anche il resto del Paese. “I tagli agli enti locali sono qualcosa di draconiano”, riflette Viliani, “e occorre trovare una strada di salvezza per le tante civiche in difficoltà. Questa nostra ipotesi di fusione con il Mart potrebbe essere un case study a livello nazionale”.
L’importante sarà, ovviamente, non sovrapporsi e specializzarsi. Come si diceva, in Trentino si sta componendo e aggregando sempre di più un network di musei di alto livello. All’interno di questo network manca una componente che approfondisca, osservi, si confronti e rischi con la giovane creatività e la ricerca più “spinta”.
Tornando alla Civica di Trento e alla sua sorte. Sembrerebbe che gli spazi potrebbero rimanere quelli che tutti conosciamo. Anzi, tornare a essere quelli di un tempo, con la riapertura dell’accesso su via Belenzani dopo i lavori di restauro completati da quel lato. “Certo, non è uno spazio felicissimo, ma alla fin fine tutti gli artisti che ci si sono confrontati, da Roman Ondàk a Melvin Moti, magari con un surplus di fatica sono riusciti a trasformare in vantaggi gli svantaggi. E poi la cosa ci consentirebbe, consentirebbe a questo ipotetico nuovo Universo Mart, di avere una sede nel centro storico della città, che così non si spopolerebbe culturalmente a vantaggio del Quartiere delle Albere, dove già c’è l’omonimo palazzo e dove è in via di ultimazione il Museo della Scienza di Renzo Piano”. È sempre Viliani a parlare.
Tutto sembra poter funzionare, insomma. Se non fosse che si attende la risposta del Mart. Ma Cristiana Collu, la nuova direttrice, avrà piacere o avrà qualche dubbio nell’affiancarsi a un critico noto, internazionale (è in questi giorni al lavoro sulla complessa partita di Documenta Kassel, dove è co-curatore) e dunque potenzialmente ingombrante? “Lungi da me fare ombra a nessuno. Neppure tengo particolarmente a che mi si continui, nella nuova veste, a chiamare ‘direttore’. C’è un grande problema insieme di fondi – in questi tre anni alla Civica l’80% del mio tempo se n’è andato a fare fund rising – e di governance e dobbiamo rispondere in qualche modo. In Italia ci sono pochi musei d’arte contemporanea e ancor meno centri d’arte. I centri d’arte, come la Civica, non hanno la collezione e soffrono ancora di più. Ecco un altro motivo di una integrazione virtuosa”.
Operazione virtuosa dunque. Virtuosismo burocratico, equilibrismo politico. Che necessita di sostegno. Sostegno che verrà, in primis, dall’Amaci, l’associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani che terrà, simbolicamente, la sua prossima riunione di aprile proprio nella Civica di Trento. Un auspicio per una soluzione rapida.
Massimiliano Tonelli
www.fondazionegalleriacivica.tn.it
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati