Non-fabbrica e non-store. Il caso lago
La fabbrica di Villa del Conte è il suo cuore pulsante. Da qui partiamo per raccontarvi Lago, che oggi vanta un fatturato superiore ai 30 milioni e che è stata inserita fra le trenta aziende italiane più performanti del 2010 in una classifica stilata dal settimanale economico “Il Mondo”.
Dal progetto dell’architetto Italo Chiucchini nasce LagoFabbrica, la non-fabbrica concepita secondo i principali criteri di bioedilizia domestica. Qui materie nobili inusuali per le industrie si incontrano: sistemi architettonici a misura d’uomo creano sequenze armoniche di falde inclinate, travi in legno, mattoni e vetro, cotto, acciaio e alluminio.
L’organizzazione produttiva si fonda sul Lean Thinking, ovvero una produzione snella che mira a minimizzare gli sprechi fino ad annullarli, attraverso un’organizzazione aziendale che premia la massima efficienza dei processi produttivi industriali. Attraverso il Lean Thinking, Lago persegue un costante miglioramento produttivo eliminando le attività superflue, come la disorganizzazione o i tempi morti. Il prodotto nasce dalla mente del designer e arriva alla casa del cliente senza stoccaggio.
Daniele Lago è amministratore delegato e chief designer dell’azienda; ha iniziato a svolgere la sua attività occupandosi della progettazione e dell’immagine di Lago. È sua la firma di gran parte dei prodotti attualmente a catalogo, scaturiti dalla ricerca, dall’innovazione e dallo studio di nuovi oggetti progettati per risolvere le esigenze dell’abitare quotidiano. Lago considera lo spazio come un sistema in cui gli oggetti d’arredo comunicano fra loro. Più che prodotti, infatti, l’azienda progetta alfabeti e chiama il fruitore finale a utilizzarli. Il prodotto dialoga con il fruitore, acquistando così un valore intangibile. Grazie alla produzione di alfabeti, Lago crea quindi un design partecipativo che si arricchisce delle energie che provengono dall’utente finale.
Il Lagostudio è il laboratorio creativo dei giovani designer di Lago. È un nucleo interno all’azienda che ogni anno organizza workshop e invita studenti provenienti dalle migliori scuole internazionali di design. La sua nascita si fonda sulla convinzione che l’innovazione passi attraverso menti fresche e non contaminate, meglio ancora se provenienti da altre realtà culturali. Durante i workshop al Lagostudio, gli studenti sono invitati a sviluppare nuovi prodotti partendo dalla considerazione delle necessità che devono essere soddisfatte. Il gruppo è solitamente eterogeneo, per avere quanti più background diversi possibili e generare idee nuove e prodotti non convenzionali.
L’idea di partenza del progetto Appartamento è semplice: convinta del fatto che il design non debba guardare soltanto al singolo prodotto, ma al miglioramento della vita e del lavoro delle persone, a partire dal 2009 Lago ha cercato una soluzione innovativa per dimostrare questa teoria. Si tratta dunque di un nuovo modello economico e culturale: tutti possono candidarsi e proporre il proprio appartamento, viverci, lavorarci e farlo diventare un punto di riferimento in città. Chi deve rendere speciale un appartamento è il padrone di casa: il tenant che ha il compito di organizzare eventi, conoscere chi fa innovazione in città, sviluppare occasioni di networking e far conoscere a quante più persone possibili il luogo dove vive. Il tenant è appassionato di design e sa tutto dei mobili Lago, per questo ne è l’ambasciatore. Aprendo la propria casa aiuterà altre persone nella progettazione e nella scelta dei mobili Lago. In questa sua attività il tenant è supportato da Lago, che fornisce l’arredamento della casa a un prezzo agevolato, la formazione e gli strumenti necessari.
Il primo appartamento Lago milanese è stato aperto in zona Tortona, per poi essere spostato al civico 30 di via Brera. L’appartamento vive di vita propria anche nei periodi non strettamente connessi con iniziative di design, perché è diventato un luogo di incontri e scambi culturali. Non solo design, ma arte, musica, performance e soprattutto food design, grazie anche alla collaborazione con l’associazione FOODA.
Valia Barriello
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