Tre stati di grazia
Live Arts Week si apre alla “grazia”. Allo Spazio Carbonesi di Bologna partono i tre discorsi performativi di “Loveeee” ideati dalla coreografa Cristina Rizzo e dalla studiosa Lucia Amara. Lontano dalla perfezione sicura e statica del bello, la grazia è qui un’attitudine politica del corpo e un’economia negoziabile di bellezza. Ne abbiamo parlato con le protagoniste.
Ogni atto di Loveeee è concepito come un “discorso con esercizi di grazia”. Postura teorica e pratica corporea, parole e movimento tramano una tessitura possibile della grazia…
Cristina Rizzo: Loveeee è un discorso in cui la parola e il movimento procedono in uno stesso luogo. Si tratta principalmente di rendere attiva e viva una pratica, forse una pratica per l’utopia. Il movimento e la parola si prendono cura a vicenda, si danno cibo e si mettono in agio, co-abitano la stessa casa. In questo spazio lo spettatore non è forse neanche più uno spettatore, ma il cittadino di questa utopia. Pensiamo a Loveeee come a un luogo dove si possa trovare un “tempo” fuori dal performativo, con la sensazione di trovarsi appena prima che qualcosa stia per “cominciare”.
Lucia Amara: La grazia non è un tema. Perché non è il luogo dell’eterno, di ciò che fissa, pianta definitivamente. È un luogo di incontro, ma non perenne e duraturo. È un’attitudine o piuttosto quel punto che somiglia al sentirsi esistere del gatto Murr di Hofmannsthal. Pertiene e convoca qualcosa che è consono al toccare e al fare cenno. Tutto ciò ha a che vedere con l’avvicinamento, l’appressamento e la riduzione della distanza. Loveeee chiama tutto questo regime epidermico.
Loveeee declina la nozione di grazia come un preciso posizionamento politico. Che significa?
L. A.: Loveeee rivendica un posizionamento “altro”. Per percorrerlo abbiamo dovuto fare i conti con un’immagine di fine o di catastrofe da cui siamo tempestati. C’è la fine davanti, ma c’è anche un qui intenso con cui vogliamo fare i conti, anche se fosse per l’ultima volta. La parola che abita questo spazio si prende cura – come dice Cristina – e si produce a partire da un linguaggio immaginifico, non necessariamente teorico. L’utopia la si vuole cogliere con il linguaggio. Se il discorso, per esempio, disegna una democrazia allargata, di fatto non viene usata alcuna terminologia del lessico tecnico-politico.
C. R.: Credo che la vera utopia in questo momento sia quella che rovescia ciò che sembra inamovibile. È dunque un andare all’osso del corpo, del proprio corpo. Stabilire contatti, dove la norma può essere anche disattesa, purché si produca un’intensità. Dove si attua un uso del mondo e non il suo consumo, si genera una bellezza senza potere. Dove si produce un’erotica dell’incontrare, un’attività energetica interiore, si rovescia la prepotenza del dominio.
Loveeee abita lo Spazio Carbonesi con tre “discorsi” scanditi dalla presenza di tre special guest…
L. A.: L’ospitalità è la forma più eccessiva e socialmente rivoluzionaria della grazia. Qui la si fa divenire dispositivo di abitabilità di un luogo scenico. Robert Steijn è un performer olandese. Lo abbiamo visto a Berlino in una performance dove danzava la danza del cervo e parlava coi morti. Fa un lavoro di un’intimità sfrontata portata ai limiti estremi, molto vicina all’idea che abbiamo di grazia. Robert ha esperito stati di trance con la house music negli Anni Ottanta e Novanta, ha cominciato poi a danzare tardi davanti al pubblico. È una sorta di sciamano contemporaneo. Christine De Smedt è una coreografa belga con un passato di studi criminologici. Recentemente ha lavorato a un progetto per la creazione di quattro ritratti di artisti, sviluppando un’interessante riflessione su come personale e impersonale entrano a far parte del processo coreografico in una sorta di rigoroso farsi abitare dall’“altro”. Mattin è un artista basco che lavora con noise e improvvisazione. Il suo lavoro è indirizzato verso le strutture sociali ed economiche della produzione di musica sperimentale attraverso la performance dal vivo, le registrazioni e la scrittura. Mattin entra nello spazio di Loveeee proprio a partire da una potenza performativa che delude ogni forma di frontalità e lavora su una imprevedibilità folle e inflessibile allo stesso tempo.
C. R.: Le presenze in Loveeee sono eccedenze energetiche, le nostre ma anche quelle di un altro. L’ospite è invitato ad attraversare e anche a co-abitare. Ci interessa la possibilità di parlare con uno sconosciuto. Questi inviti rispondono a una domanda esistenziale tesa a stabilire una diversa economia: dal sentirsi in debito a una radicale co-esistenza. Si tratta di dichiarare una comunità, effimera, perché non vuole mettere radici. Si tratta di incontri intempestivi o di contatti in lontananza, o se vuoi di uno sguardo posato reciprocamente.
Il processo di costruzione del discorso (performativo) è arrivato a definire l’urgenza di un tracciato in forma di e-book prodotto da Live Arts Week e scaricabile dal sito. Che cos’è LOVEEEE journal?
C. R.: È un workbook. Raggruppa una serie trasversale di materiali che amplificano la nostra riflessione, allargandola ulteriormente. Il nostro desiderio è che ognuno ci entri dentro come vuole, con il suo tempo, riconfigurando la propria lettura. Non è un saggio o una raccolta di scritti, ma una ulteriore forma di pratica del pensiero. È stonato, ma questo è il tono di Loveeee.
L. A.: La selezione dei materiali è avvenuta in diversi modi. A volte si è trattato di fare delle domande precise ad alcuni pensatori contemporanei come Daniel Heller-Roazen, Anselm Jappe o Marco Dotti, e ad alcuni artisti come Massimo Conti. Altre volte si è trattato di un reprint di testi che gravitano attorno al concetto di grazia, ma non per forza. LOVEEEE journal disegna in definitiva un panorama che mette in dialogo due generazioni di filosofi, o ancora, una serie di comunità di pensiero. Ecco la presenza dello psicanalista-filosofo Pierre Fedida e di Paul Ricoeur. La grazia, classicamente, ha a che vedere anche con questioni di relazione economica, di monetabilità e di scambio, proprio perché è intimamente legata alla sfera del gratuito. Nella speculazione di derivazione protestante, per esempio, la grazia assurge a luogo di riflessione fondamentale per verificare i concetti di dono e sacrificio in rapporto alle prime forme di capitalismo. Simone Weil, da cui si estraggono alcuni passaggi dai Quaderni, diviene una sorta di luogo a cui si ritorna. È una pensatrice che con la grazia ha istituito un rapporto politico e intimo di una potenza inesausta. Il suo esercizio richiama alla cura tutte le forme relazionali, dal pubblico al privato. Da lei arriva anche il titolo del progetto, Loveeee, cioè dal poemetto che Simone leggeva a voce alta tutti i giorni, Love. Si è voluto dare ancora più risonanza a quell’esercizio quotidiano e accrescerne la voce in “eee”.
Piersandra Di Matteo
Bologna // 25-26-27 aprile 2012
Cristina Rizzo/Lucia Amara + guests – Loveeee. Primo, secondo e terzo discorso con esercizi di grazia
SPAZIO CARBONESI
Via de’ Carbonesi 11
www.liveartsweek.it
e-book: www.xing.it/liveartsweek/Loveeee_journal.pdf
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