Ancora terremoto. L’Emilia in frantumi
Quattro ore di vera e propria guerriglia. Prima forte scossa alle 9 di mattina, poi nuovo drammatico picco all’ora di pranzo. Il nuovo terremoto si porta via sedici vite umane, e lascia sul terreno ancora chiese millenarie, torri, storici palazzi. Il nuovo, doloroso bilancio
L’immagine simbolo delle sofferenze del patrimonio artistico dopo la forte scossa di terremoto che colpì l’Emilia lo scorso 20 maggio resterà quella della Torre dei Modenesi, a Finale Emilia, con quel brandello di edificio rimasto a testimoniare i suoi nove secoli di storia, ed a sorreggere l’ultimo pezzetto di quadrante dell’orologio. Oggi – 29 maggio – la natura è tornata a infierire su quelle terre ferite, e per un po’ il simbolo sembrava potesse essere stavolta il Duomo di Carpi, che le prime notizie davano per crollato.
Passate le ore del silenzio e dell’apprensione per le vittime umane, passato un intero pomeriggio a seguire le convulse fonti – che in casi come questo ormai equivale a dire Twitter e un po’ Facebook -, eccoci qua a fare il nostro lavoro: ovvero a tratteggiare un primo bilancio dei danni al patrimonio artistico-culturale, inferti dalla nuova aggressione del sisma che ha lasciato sul campo 16 morti. Si accennava del Duomo di Carpi: per fortuna è giunta la smentita del crollo, e l’importante chiesa – con interno rinascimentale dovuto a Baldassarre Peruzzi -, già compromessa dalla scossa del 20 maggio, ha soltanto subito ulteriori danni. Il monumento più noto coinvolto nei nuovi danneggiamenti è senza dubbio la cinquecentesca Basilica Palatina di Santa Barbara di Mantova, la chiesa di corte inserita nel complesso del Palazzo Ducale, dove la cupoletta del campanile, già pericolosamente danneggiata dalla scossa delle 9 di mattina, è crollata con il nuovo sisma delle 13. Gravissimi i danni subiti da Mirandola, provincia di Modena: crollato il Duomo, Santa Maria Maggiore, costruzione iniziata verso il 1440; distrutta quasi totalmente la Chiesa di San Francesco d’Assisi, una delle più antiche della Città, XIII secolo, una delle prime chiese francescane d’Italia, con opere fra gli altri di Pier Paolo dalle Masegne. Crollata anche la seicentesca Chiesa del Gesù. Toccante quanto accaduto a Rovereto, nel modenese: Don Ivan Martini, parroco della chiesa della Stazione di Novi, è morto durante il crollo schiacciato da una grossa trave mentre cercava di mettere in salvo una piccola statua della Madonna.
Aggravate le ferite ai monumenti già offesi dal precedente terremoto, come la Torre di San Felice sul Panaro e il Castello di Finale Emilia. A Schivenoglia, nel mantovano, è crollata la chiesa già danneggiata il 20 maggio: all’interno conservava una tela di Lanfranco. Crollata la chiesa di Poggio Renatico, crollato il campanile della Chiesa del comune a San Possidonio, nel modenese, crollati il timpano e parte del campanile della chiesa a San Giovanni del Dosso. Ora c’è un buco, dove c’era la cupola della chiesa di Santa Maria Maggiore a Pieve di Cento. Danni non ancora ben quantificati anche alla Chiesa del Voto di Modena, alla Torre Civica di Sermide, alla Chiesa matildica del Ghisione, alla Chiesa del Suffragio di Lugo. A Guastalla è pericolante il frontale della Chiesa di San Carlo.
E non mancano notizie di problemi anche a grande distanza dall’epicentro del sisma: a Padova, nella Basilica del Santo, è venuta giù una vasta porzione di intonaco di una vela, mentre a Venezia la scossa ha provocato la caduta di una statua che ha sfiorato una donna ai Giardini Papadopoli, vicino a Piazzale Roma.
– Massimo Mattioli
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati