Il giudizio sbagliato, misteri d’Austria
Kunsthalle di Vienna: direttore/direttrice cercasi per settore artistico. Colto, carismatico, creativo, tessitore di relazioni internazionali. Ma non ce n’è già uno? Che fine ha fatto Gerald Matt, il direttore-dandy che queste qualità le calza a pennello?
Un’offerta di lavoro importante, ma non priva di ambiguità. È comparsa alcuni giorni fa nei due maggiori quotidiani austriaci, Die Presse e Der Standard; probabilmente è uscita anche sulle pagine degli annunci di alcuni quotidiani europei. Un riquadro fitto di descrizioni per indicare mansioni, competenze e profilo culturale/professionale del futuro manager artistico della Kunsthalle Wien, la più importante istituzione comunale viennese delle arti visive contemporanee. Insomma, si cerca una figura di alto profilo con un bagaglio d’esperienze internazionali già acquisito.
Qualche domanda sorge spontanea: perché nell’annuncio si parla esplicitamente di uno “zweiter Geschäftsführer”, cioè di un secondo direttore? C’è, quindi, un primo direttore? Sì, c’è ed è di recentissima istituzione, anche se non ancora nominato. Ma andiamo con ordine tornando ai dettagli dell’offerta di lavoro: ricezione delle domande entro il 20 maggio, anche via e-mail. Dopodiché, per il prescelto, “contratto di cinque anni a partire da subito”. Senza perdere tempo. Un’emergenza, si direbbe, e in effetti lo è.
Kunsthalle, è come dire ‘palazzo delle esposizioni’. Quella viennese (domicilio: MuseumsQuartier), nonostante una parvenza esteriore tutt’altro che esuberante sotto il profilo architettonico, si avvale di una efficiente struttura (con un’appendice in Karlsplatz) e di una programmazione artistica solitamente soddisfacente, ragionata, sufficientemente solida e di taglio internazionale, nonché continuativa. Un management ascrivibile in buona misura alla lunga reggenza del direttore “unico” Gerald Matt, con un contratto in scadenza nel 2014. Lui, cinquantatré anni, un uomo dal curriculum ricco d’incarichi e di consulenze internazionali, e un’ombra – ahinoi – nel suo passato: un’antica e risaputa simpatia per il partito della destra “xenofoba” del fu Jörg Haider. Ecco invece sovrapporsi questa nuova realtà: l’inserzione apparsa sui quotidiani.
Come raccontammo tempestivamente su Artribune, sul finire dello scorso anno il direttore “unico” in carica della Kunsthalle, ovvero l’estroso, intraprendente Gerald Matt, fu sospeso per tre mesi dal suo incarico, cioè fino a fine marzo di quest’anno, giusto il tempo di un’indagine su di lui dopo che molte voci a senso unico lo incolpavano di abusi del suo ruolo, scorrettezze varie e intrallazzi finanziari a proprio uso e consumo. Accuse perfette anche per una rivalsa ideologica ad opera dei “verdi” (al governo della città in coalizione con i socialisti), insofferenti pure del suo individualismo dandy.
Una doverosa ma quasi inutile formalità, questa sospensione, poiché il clima era quello di una colpevolezza data per certa. Tanto che ai quartieri alti della politica cittadina questa occasione è parsa ottima per dar luogo a una simultanea e repentina trasformazione della Kunsthalle da semplice associazione artistica quale era stata finora, con gestione economica viziata da eccessiva generosità, in una GmbH, una società di capitali a responsabilità limitata con il Comune come socio di maggioranza. Procedura rapida, naturalmente. Nel frattempo, però, a tempo scaduto, pelo e contropelo sulla pelle di Matt sembrano aver rivelato l’infondatezza delle accuse. Tempi supplementari per un verdetto definitivo. Ma intanto che fare?
È storia recentissima. L’amministrazione comunale, non potendo più reintegrare Matt, il legittimo titolare, nel ruolo effettivo di “unico” direttore della Kunsthalle perché nel frattempo, appunto, l’istituzione ha cambiato regime statutario facendo nascere la figura primaria del direttore amministrativo, ha offerto allo stesso Matt un reintegro nel ruolo depotenziato e subordinato di direttore artistico fino alla scadenza naturale del suo contratto.
La fine è ormai nota: Matt, avendo rifiutato l’offerta dei suoi generosi inquisitori, lascia vuota una casella importante nella scacchiera della regia artistica viennese ed europea. Ci sarà un braccio di ferro legale. A Matt qualche giornale gli aveva trovato già una nuova collocazione, scrivendo che sarebbe stato lui il prossimo direttore della Viennafair, la massima fiera d’arte contemporanea in Austria; no, notizia infondata, ma l’ipotesi vale a far capire che il suo prestigio personale non è stato intaccato.
Vale invece la pena soffermarsi sulla questione di fondo che riguarda la linea futura della Kunsthalle. Riguarda il direttore amministrativo che, stando alla testualità dell’offerta di lavoro, è divenuto la figura predominante nella gestione della Kunsthalle GmbH, con facoltà di controllare e quindi condizionarne le attività. Possibile? Potenzialmente ne ha gli strumenti. E, per contro, riguarda il direttore artistico, il secondo direttore che, stando all’enunciato delle competenze e responsabilità, deve formulare strategie gestendo mediazioni tra politica comunale e soci-sostenitori privati.
Cose incongrue che hanno tutta l’aria di aprire all’ingerenza della politica e degli affari nella sfera dell’arte, con scelte di cui questo secondo direttore avrà la responsabilità totale (sic!).
Franco Veremondi
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