Arte Fiera, nuovo corso: parla Giorgio Verzotti
Bologna: dopo l’intervista a Claudio Spadoni, parliamo con Giorgio Verzotti, che per Arte Fiera seguirà la sezione del contemporaneo. Per scoprire che l’internazionalizzazione sarà uno degli obiettivi principali e immaginare dialoghi operativi con le colleghe straniere, europee ed extracontinentali. Fino a Shangai.
Perché una doppia direzione?
La decisione della doppia direzione è stata motivata dalla complessità del momento: ci sono molte più fiere, musei, insomma il sistema dell’arte è molto più articolato rispetto a quando ho cominciato io, ad esempio. Non a caso sono stati chiamati due storici dell’arte e non due manager, perché bisogna puntare molto sull’aspetto culturale. Di conseguenza, è necessario partire dalle professionalità, perché io mi sono laureato e specializzato sul contemporaneo, mentre Spadoni è uno storico dell’arte che si interessa del Novecento. A sua volta, anche la fiera desidera confrontarsi con questi settori, specializzandosi maggiormente.
Siete una coppia navigata?
In realtà negli ultimi anni ci siamo visti poco, anche perché ci rivolgiamo ad ambiti simili, ma con le proprie specificità. Abbiamo avuto un’esperienza comune nell’ambito della Biennale di Venezia, ma di fatto è la prima volta che lavoriamo insieme.
Ha già idee per la sezione del contemporaneo?
Per adesso è tutto un work in progress. Ho preso dei contatti, andrò a Kassel, a Zurigo e a Basilea e ho cominciato ad attivare relazioni con molte gallerie d’arte.
La direzione di Silvia Evangelisti è stata longeva ed ha dato un’impronta molto forte alla fiera: ci sono dei contenuti o dei format che vorreste mantenere del progetto precedente?
Ho sempre pensato che la fiera di Bologna sia stata, sia e sarà la fiera più importante d’Italia, e questo la direzione di Silvia Evangelisti lo ha confermato. Inizialmente, tra l’altro, era l’unica fiera italiana. Certo, oggi ci sono tanti altri appuntamenti in Italia e soprattutto all’estero, però Bologna resta centrale. E deve rimanere tale. Quello che personalmente mi impegnerò ad aprire di più è il rapporto con l’internazionalità: bisogna darsi da fare perché Bologna dialettizzi di più con l’estero. Anche con le altre fiere, siano esse europee o extra continentali, vedi Shangai o Hong Kong. Siamo nel mondo globalizzato, pertanto per essere competitivi dobbiamo affinare gli strumenti.
E quindi dobbiamo aspettarci, anche in nome della comune paternità, un dialogo con Shangai?
Certamente. Penso che ci saranno dei colloqui operativi con un po’ tutte le fiere internazionali principali. Abbiamo davanti un grande lavoro.
Tornando a bomba, cosa, invece, escluderebbe dell’Arte Fiera che l’ha preceduta?
Naturalmente, avendo una doppia direzione, dovremmo distinguere maggiormente tra la sezione dedicata al contemporaneo stretto e quella che seguirà Spadoni. Probabilmente avrò, puntando sempre all’eccellenza, uno sguardo differente in termini di selezione delle gallerie, ma le mie scelte saranno operate con grande oculatezza e attenzione, anche per l’altro settore.
In un momento di crisi così intenso per il mercato dell’arte e non solo, qual è il messaggio che volete inviare alle gallerie d’arte e ai collezionisti?
Dobbiamo dare un messaggio di ottimismo. La recessione c’è da un po’ di tempo. Le fiere d’arte però, malgrado le difficoltà, continuano a dare segnali positivi. Bisogna puntare su questi. Dobbiamo fare una Arte Fiera ottimista. In generale dobbiamo reagire alle difficoltà con uno sforzo operativo, non parliamo poi di Bologna e del territorio circostante, che in questi giorni sono segnati da una calamità naturale che sta mettendo in ginocchio molti settori dell’economia. Bisogna ripartire, essere propositivi. Proprio perché c’è la crisi.
In termini di mercato cosa ha Bologna da offrire?
La centralità. Bologna è raggiungibile da tutta Europa. Non è periferica. E poi ha la sua storia e a livello di mercato ha sempre funzionato. In termini di pubblico, inoltre, è sempre stata molto frequentata.
Quali sono gli obiettivi che l’Ente Fiera si è imposto di raggiungere per l’edizione 2013?
Conferme e guardare verso il futuro. Adeguarsi sempre di più al mondo globalizzato. Però niente di rivoluzionario, rimarremo chi siamo.
Se parliamo di tempistiche, cosa rispondete a chi teme che i lavori stiano accumulando un grosso ritardo? Siete preoccupati?
No. Siamo consapevoli che c’è poco tempo e tanto da lavorare. Ma non è la prima volta che opero con tempistiche strette e i risultati sono sempre stati positivi. Inoltre, non siamo da soli, abbiamo uno staff che funziona benissimo.
Parliamo di Art First. Cosa succederà?
Sarà confermato il ruolo protagonista della città, con l’intenzione di far riscoprire al pubblico alcuni angoli della città che fino ad ora sono rimasti misconosciuti. La guida del progetto è affidata a Gianfranco Maraniello. E poi all’interno continueranno i programmi di talk e le presentazioni, ma senza voler appesantire troppo la manifestazione. Sto pensando anche a una mostra all’interno della fiera, però è tutto da definire. In ogni caso la struttura basica della fiera è convalidata.
Quindi i famosi tagli che ci sono stati lo scorso anno, in termini di partecipazione delle gallerie, saranno confermati?
Direi di sì. Da un punto di vista quantitativo, la fiera non sarà troppo dissimile. A mio parere, inoltre, l’ultima edizione presentava la struttura ideale, perciò credo che ci manterremo su quella linea.
Santa Nastro
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