“Qualsiasi azione che contenga metodo e rigore è un progetto”
Beppe Finessi
I progetti editoriali ben riusciti spesso non hanno bisogno di definizioni, non sono riviste e non sono libri, non sono saggi né tantomeno giornali, sono raccolte di emozioni, racconti e spunti dettati dalla passione e curiosità per l’arte. E per arte intendiamo creatività a tutto tondo: illustrazione, design, musica, poesia, ancora una volta, senza troppi confini.
La Piperita è una pubblicazione che abbraccia tematiche creative con rigore e metodo, pertanto è un progetto. Non è un periodico perché le sue uscite non sono cadenzate, e non è una vera e propria rivista perché non ha una casa editrice, ma abbiamo già sottolineato che la sua classificazione non importa. Quello che ci interessa è che in un momento dominato dagli e-book, blog e tablet ci sia ancora qualcuno che ama la carta stampata e che, con tutte le difficoltà che comporta, si assume l’impegno di realizzare un oggetto cartaceo, libro o rivista che esso sia.
La Piperita è un’idea di quattro ragazze che si conquistano l’appellativo di “giovani” a pieno titolo perché hanno appena conseguito la maturità classica. Vida Rucli, Marta Mesaglio, Ludovica Chiarandini e Maria Moschioni sono partite proprio dalla matericità della carta, inizialmente con l’obiettivo di creare un diario comune che racchiudesse sogni, ambizioni e passioni di quattro liceali, e ne stampavano solo una copia ciascuna. Poi la curiosità per l’arte e per il mondo che le circonda ha spinto le autrici a trattare sempre più spesso temi di attualità e di abbandonare quelli personali. Le copie sono diventate dieci, poi cinquanta e poi cento; l’apprezzamento del loro primo pubblico e la richiesta crescente de La Piperita ha portato la pubblicazione a essere quasi un bimestrale.
La stampante dell’ufficio di una mamma ha dovuto presto cedere il posto a una tipografia e poi un’altra ancora e le prime copie vendute hanno anche permesso alle ragazze di rientrare nelle spese dell’investimento iniziale. Alla rivista, come spesso oggi accade, si è affiancato un blog e non viceversa. Era ormai diventato necessario diffondere e anche, perché no?, pubblicizzare attraverso la Rete il loro lavoro.
Nella piccola redazione che Vida, Marta, Ludovica e Maria hanno organizzato ognuna cura una rubrica; nell’ordine: arte, condizione femminile, musica e libri e tutte si occupano in maniera più o meno dedicata di gestire l’aspetto economico, di confezionare graficamente il numero, di seguire i lettori e curare il blog, in modo molto democratico.
A mano a mano che il progetto è cresciuto, sempre più persone hanno voluto spontaneamente poter contribuire con un piccolo articolo o una recensione e tra i diversi compiti è nato anche quello di revisore di bozze, proprio come accade nelle riviste.
Nulla è lasciato al caso e le copertine sono state affidate ogni volta a un artista diverso e, con il passare degli anni, sono arrivate anche le collaborazioni importanti. La copertina dell’ultima La Piperita è dell’illustratore svedese Daniel Egnéus.
Da quando è nato il progetto, durante una ricreazione scolastica, sono passati tre anni e La Piperita oggi ha un folto numero di lettori. Le ragazze, come esse stesse affermano in una lunga ed emozionata intervista, sono cresciute assieme alla propria rivista e, ora che hanno terminato il liceo, devono decidere il destino della loro creazione.
Alcune di loro vorrebbero proseguire il cammino impervio che costituisce l’occuparsi oggi, nel nostro paese, di arte, altre sognano facoltà più scientifiche come ingegneria o medicina, alcune di loro rimarranno in Italia e altre andranno all’estero. Per ora Vida, Marta, Ludovica e Maria non se la sentono di mettere la parola fine a un progetto che le ha viste maturare e che le ha arricchite dal punto di vista culturale, diventano malinconiche ed eludono con gentilezza la domanda, anche se il blog sta andando avanti.
In attesa di scoprire se terremmo presto tra le mani un altro numero di La Piperita, non possiamo che essere entusiasti di avere scoperto che i tempi del grigio giornalino scolastico sono finiti. Ora si fa sul serio, e le nuove generazioni hanno il coraggio di pensare in grande.
Valia Barriello
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