Un museo con vista mare. Ilaria Bonacossa alla vigilia della prima mostra a Villa Croce

È alla prima mostra a Genova, dove ha preso in mano le redini del museo d’arte contemporanea locale. Una struttura che languiva da tempo e che ora punta al rilancio. Guardando al sud della Francia ed esordendo con la personale di un italiano, Massimo Grimaldi. Ai microfoni di Artribune parla Ilaria Bonacossa.

Sul pavimento delle sale al primo piano, Massimo Grimaldi (Taranto, 1974), serissimo, con i guanti bianchi, sta finendo di posizionare le proprie opere. Si tratta di sette Slideshow (che danno il titolo alla sua personale), due video e due lightbox. I lavori partono dal 2003 e arrivano al 2012 e sono presentati su computer Apple, quasi a contrastare, attraverso un oggetto – effimero – del desiderio collettivo, le immagini scattate in mondi lontani, dove manca tutto, luoghi di attivismo sociale, come gli ospedali per bambini di Emergency.
All’associazione umanitaria Grimaldi devolve da tempo i fondi guadagnati con il proprio lavoro e così avverrà anche per gli incassi di questa mostra a Villa Croce, quasi a voler conciliare economia ed etica, in nome dell’arte e della bellezza.
Ilaria Bonacossa, che cura la personale insieme ad Alessandro Rabottini, racconta l’evento che segna l’inizio della sua attività di neodirettrice a Genova.

Il modello di gestione pubblico/privato che si è dato il Museo di Villa Croce, grazie alla collaborazione tra il Comune di Genova e un gruppo di privati, in che cosa è innovativo?
In Italia i supporti su progetti specifici che ricevono molti musei pubblici hanno pro e contra. Il Macro e il Castello di Rivoli sono diventati fondazioni di diritto privato. I musei che fanno capo al mondo della moda e a collezionisti importanti sono privati: in questo periodo storico è importante, perché la parte pubblica non ce la fa. Nel caso del Museo di Villa Croce è stato fatto un primo passo, grazie a una fondazione di diritto privato, quella di Palazzo Ducale. Certo, bisognerebbe detassare le sponsorizzazioni, come negli Stati Uniti. A Genova ci sono aziende che vogliono visibilità, ma qui hanno messo denaro per puro mecenatismo e questo, naturalmente, può anche comportare dei rischi per il futuro. Comunque, il modello è innovativo perché è vincente e, per ora, a Villa Croce funziona: non ricevo pressioni e non ho un’agenda di eventi imposti.

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Massimo Grimaldi – Slideshows – veduta della mostra presso Villa Croce, Genova 2012 – photo Linda Kaiser

Cosa significa oggi per te rappresentare la contemporaneità?
Senza presunzione e in una pluralità di voci, sono una di quelle persone che in Italia lavora su questo. Necessito naturalmente di partner e di una rete. Non ho l’illusione di offrire “mostre blockbuster”: miro piuttosto a costruire sinergie con istituzioni sia italiane che straniere.

A quale target ti rivolgi preferibilmente?
A parte gli addetti ai lavori e i bambini delle scuole, il cui avvicinamento dovrebbe essere “naturale”, vorrei raggiungere un pubblico tra i 18 e i 40 anni. Questo dovrebbe essere l’obiettivo-chiave di tutti i musei e della cultura in generale, perché i giovani sono il futuro dell’Italia. Bisogna pur vincere la scommessa di non diventare un Paese per vecchi!

In questi primi mesi, dopo la nomina a curatrice delle attività espositive di Villa Croce, come è stato il tuo inserimento nel mondo del collezionismo genovese e dell’arte a Genova in generale?
Tutti mi hanno accolta a braccia aperte, nonostante la voce di una “chiusura” di carattere che sarebbe endemica nella popolazione locale. Mi hanno contattato diverse realtà attive a Genova, per instaurare collaborazioni. Occorre fare sistema, come ci ha insegnato Torino. Ho trovato splendido il capoluogo ligure, con la sua monumentalità, le sue vie barocche e, soprattutto, il mare.

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Massimo Grimaldi – Slideshows – veduta della mostra presso Villa Croce, Genova 2012 – photo Linda Kaiser

Come qualificherai il luogo per renderlo parte di un circuito degno di una visita anche da parte di uno straniero di passaggio in città?
Prima devo dimostrare che il luogo vale la pena che sia sulla mappa. L’asse preferenziale di azione per me è quello con il sud della Francia. Svilupperò collaborazioni e progetti insieme con città e istituzioni potenzialmente simili alle nostre. E poi scambierò con loro anche le mailing dei giornalisti…

Presenterai nel museo genovese cinque mostre all’anno. Come hai deciso di partire proprio con Slideshows, la personale dedicata a Massimo Grimaldi?
Dopo la mia nomina, dovevo presentare una mostra, la prima, in breve tempo. Conoscevo Massimo e stava per uscire il libro di Alessandro Rabottini [Massimo Grimaldi. Fade In, edito da Mousse Publishing, N.d.R.] su di lui, così mi sono inserita in un progetto già esistente. E poi è molto attuale: una serie di Apple iMac e iPad bianchissimi, con immagini digitali o filmati. Penso anche che occorra sostenere l’arte italiana, non per patriottismo, ma perché i bravi artisti dobbiamo valorizzarli in primis nel nostro Paese. Soltanto così, in seguito, potranno avere successo all’estero.

Come è composto lo staff di cui ti avvali all’interno e all’esterno dell’organizzazione museale comunale?
Io sono una sorta di “ospite”, una figura a parte, senza gerarchia. Lo staff appartiene al museo e dipende dal Comune di Genova. La responsabile, in questo senso, è la dottoressa Francesca Serrati, per me una vera e propria guida per navigare le strutture pubbliche. A Villa Croce ci sono poi tre capiservizio, che si occupano di allestimenti e didattica, e sette addetti alla guardiania e ad altri servizi.

A quanto ammontano realmente gli stanziamenti sui quali puoi contare per la programmazione del primo anno di mostre?
A 100mila euro, ma speriamo di trovare altre risorse.

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Massimo Grimaldi – Slideshows – veduta della mostra presso Villa Croce, Genova 2012 – photo Linda Kaiser

Hai adottato particolari soluzioni per risparmiare fondi e ottimizzare gli investimenti?
Inizialmente mi sto facendo carico di tutto; al momento, persino delle traduzioni in inglese. Non posso ancora pretendere di avere un sito web dedicato, per cui ho reso attiva e viva la pagina del museo su Facebook.

Grimaldi è un artista che si muove “imprenditorialmente” per poter realizzare le proprie mostre e, allo stesso tempo, le sue opere hanno finalità anche sociali. Quanto conta questo meccanismo nell’affermazione di un artista oggi?
Fare l’artista è una carriera molto competitiva. Ci vogliono sicuramente capacità di relazionarsi e di presentare il proprio lavoro, anche se, alla lunga, è il lavoro stesso quello che tiene. Gli artisti operano in un sistema: devono viaggiare, confrontarsi e informarsi. Massimo Grimaldi, scattando immagini in Africa, ha affermato il suo rigore e la sua serietà: e anche Emergency l’ha preso sul serio.

Per quanto riguarda l’allestimento di Slideshows, di quali mezzi tecnici/tecnologici e apparati hai potuto disporre?
In questo caso non ho avuto bisogno di nulla: abbiamo ricevuto le opere in prestito da collezionisti, già “confezionate”.

Pensi che l’ambiente e la posizione di Villa Croce e la sua struttura “residenziale” si prestino all’esposizione di opere d’arte contemporanea come quelle di Grimaldi o avete dovuto “neutralizzare” il contesto?
Mi piacciono sia la Villa che i luoghi connotati. Ho però l’obiettivo di aggiornare e rifare l’impianto di illuminazione, che risale agli Anni Ottanta ed è troppo invasivo. Sarebbe fantastico posizionare fari nascosti in alto e, per questo, sto considerando ipotesi di cosponsorizzazione. Per quanto riguarda il contesto, le persiane devono rimanere aperte: non ci sono mica tanti musei con vista mare!

Linda Kaiser

Genova // fino al 18 novembre 2012
Massimo Grimaldi – Slideshows
a cura di Ilaria Bonacossa e Alessandro Rabottini
Catalogo Mousse
VILLA CROCE
Via Ruffini 3
010580069
[email protected]
www.museidigenova.it

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Linda Kaiser

Linda Kaiser

Linda Kaiser (Genova, 1963) è laureata in Storia della critica d’arte all’Università di Genova, dottore di ricerca in Storia e critica dei beni artistici e ambientali all’Università di Milano, specializzata in Storia dell’arte contemporanea alla Scuola di Specializzazione in storia…

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