Festival Fotografia. Un bilancio, guardando a risultati e budget
Edizione dedicata al lavoro, questa del Festival Fotografia di Roma. Che si avvia alla conclusione, con l’ultimo weekend per approfittare delle tante mostre. Un primo bilancio lo abbiamo fatto con Marco Delogu, deux ex machina del festival.
Anche quest’anno il Festival di Fotografia si avvia alla conclusione. A te fare il punto di questa edizione della tua creatura.
Edizione bellissima, sicuramente la più bella delle ultime tre fatte al Macro Testaccio, con una vera comunità internazionale che si è riunita intorno al festival e al museo, e cito solo pochi nomi, facendo torto a molti, come Chris Killip, Lars Tunbjork, Paolo Ventura, Anders Petersen, Yto Barrada, Claire Chevrier, tra i moltissimi che sono venuti a lavorare con il festival e partecipare alla settimana di inaugurazione. Mi è piaciuta molto la qualità delle diverse curatele, le scelte, la ricerca e – last but not least – anche l’aspetto pop del festival. Tutto ha funzionato: le mostre, Macro Testaccio e via Nizza, le accademie straniere e in particolare Villa Medici, lo spazio talk e il photobook alla Pelanda; e moltissimo anche una grande idea di comunità, sancita da inaugurazioni piene di gente che voleva stare insieme ma allo stesso tempo guardare le opere esposte (detesto le inaugurazioni da generone romano), e poi le feste a Labico da Antonello Colonna, da Superegg, o le visite organizzate da Cortoartecircuito e Studio Graziadei, tutti preziosi partner del festival. Bello anche avere due commissioni Roma con Petersen che ha continuato il suo diario del 2005, e il grande lavoro di Paolo Ventura Lo zuavo scomparso”.
In poche parole si sentiva che questa edizione nasceva più strutturata con alla base un rapporto forte con il Macro basato su un programma di incontri, di residenze e di collezione che tutto l’anno si sviluppa con il museo. Molto importante anche aver fatto i workshop Magnum, aver stretto un rapporto di collaborazione con il festival di cinema Asiatica, e aver prodotto in collaborazione con la Provincia di Roma una mostra di ritratti dei lavoratori del mercato di Testaccio da poco trasferitosi di fronte al Macro Testaccio.
Ormai si è rodata la formula che ti vede a “presiedere” il Festival affiancato da tre curatori. Come ti sei trovato in questo assetto?
La formula è buona, ma le enormi difficoltà di budget purtroppo impediscono che il rapporto si possa strutturare in maniera fortemente organica, e cioè con scambi a scadenze fisse e con una certezza di budget che purtroppo in questo clima politico non abbiamo avuto. Quest’anno era l’ultimo per Tanni, Prust e Wombell, e dai prossimi mesi vedremo come capitalizzare questa esperienza e come strutturare l’edizione del 2013, ripartendo da questa esperienza che giudico positivamente.
Organizzare una rassegna come questa sta diventando sempre più faticoso stante i tagli di budget. Come avete ovviato, come ce l’avete fatta?
È stato un piccolo miracolo dove il Macro e Zetema hanno fatto una parte importante e dove io e tutti gli altri curatori abbiamo speso ogni possibile relazione e idea per coinvolgere i fotografi a cui avevamo pensato per l’edizione Work. E poi ci sono state altre componenti importanti: le accademie di cultura straniere a Roma che costituiscono un network importantissimo e ci aiutano con mostre bellissime e ospitalità degli artisti, un gruppo di giovani volontari che hanno lavorato per giorni e giorni con un entusiasmo pazzesco, e il fascino della città che fa sempre arrivare tutti specie in un periodo bellissimo come il settembre romano. Mai come quest’anno con un contributo di 83.000 euro netti da parte del comune di Roma è stato difficile montare il festival, ma vincere una sfida del genere con risultati eccezionali come quelli ottenuti riempie di gioia infinita, e tutto ciò è stato possibile anche grazie a una copertura stampa fantastica.
Le manifestazioni competitor hanno probabilmente un multiplo delle risorse che avete voi. Lo confermi?
Confermo che Arles e Photoespana hanno a disposizione rispettivamente circa 6 milioni e mezzo e 4 milioni di euro, ma credo anche che molti di quei soldi vadano via in allestimenti mentre noi abbiamo due musei e gli spazi delle accademie molto belli e già pronti. Sì, comunque esiste un divario di budget pazzesco, e pensate anche che quest’anno Arles ha avuto un’edizione disastrosa anche a detta della stampa francese.
Con sorpresa di tutti, Giovanna Melandri, neopresidente del Maxxi, ha annunciato la nascita di un Dipartimento Fotografia nel Museo Nazionale del XXI secolo. Te lo aspettavi? La vedi come una risposta al Macro che ha anch’esso strutturato un settore fotografico in capo a te? Vedi più sinergie o concorrenze tra le due strutture?
Se Giovanni Melandri ha annunciato ciò per rispondere al Macro e alla sua nuova e grande vocazione fotografica ci farebbe immenso piacere, ma ciò dovreste chiederlo a lei. Vedo che più cose si fanno sulla fotografia e meglio è per la fotografia. Vedo solo la possibilità di sinergie, e da sempre vedo Roma come una città dove esiste un potenziale enorme per la fotografia, e i risultati ottenuti con il primo anno di “dipartimento” di fotografia del Macro sono entusiasmanti se si pensa all’impressionante presenza di pubblico, alla qualità delle varie lecture (Bustamante, Geoff Dyer, Ventura, Ballen e Petersen), alle residenze e alla nascita della collezione basata sulla Commissione Roma (la mostra al Macro via Nizza a aprile/maggio 2012) e che dopo questa edizione del festival si andrà a arricchire di dieci opere di Ventura e di nove di Petersen.
Tornando al Festival, quali sono le richieste che farai al nuovo sindaco di Roma nel 2013?
Una sola richiesta: certezza dei finanziamenti e valutare insieme un programma a medio termine per il mondo della fotografia. Ci sono tutti gli elementi per fare progetti di qualità elevatissima, con una perfetta congruità economica, e con il coinvolgimento del grande pubblico. Il festival fa da sempre grandi numeri come presenze e ormai anche le lecture al Macro durante l’anno vedono pubblico sui gradini e una volontà di ascoltare e partecipare sempre crescente. Basta spendere cifre equilibrate e si manterrà Roma come una città leader nel panorama della fotografia internazionale, e sempre tenendo presente l’attenzione all’inclusione di moltissime realtà, e la difesa della alta qualità che ha da sempre caratterizzato le scelte del festival.
Massimiliano Tonelli
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