Se il mondo del business va a braccetto con quello dell’arte
Un convegno che si tiene a Udine questa settimana mette a dialogo impresa e arte, ragionando sulle opportunità di fare della cultura una fonte di sviluppo del Paese. Ne abbiamo parlato con Giuliana Carbi, che con Etrarte, ha curato l’evento che avrà trai suoi ospiti Stefano Monti, Catterina Seia, Patrizia Moroso, Stefano Micelli e Giuseppe Furlanis.
Che cos’è Business Meets Art?
Un primo appuntamento in Friuli Venezia Giulia tra due settori che non solo non sanno ancora incontrarsi in modo reciprocamente proficuo, come invece avviene in altri paesi, ma che neanche o appena si conoscono. Credo che dai contributi al convegno emergerà quanto facile – e direi anche, in questi ultimi tempi, quanto naturale – può essere una concreta ed efficace cooperazione fra arte e impresa.
Che temi affronterete nel convegno?
In un momento di critica sistemica e di fondazione di nuove basi di sviluppo come è quello che viviamo, le piste da intraprendere sono davvero molte. Il convegno vuole segnalare alcuni punti più urgenti di discussione. Metterei senz’altro fra i temi principali la qualità dell’investimento in cultura in relazione alle prospettive di politica culturale e di internazionalizzazione del territorio, e gli strumenti di crescita in relazione alle modalità di finanziamento alla produzione artistica in Italia (tra di esse i margini legislativi per la promozione dell’intervento privato in termini di sgravi fiscali, erogazioni liberali, sponsorizzazioni ecc.).
Quali gli obiettivi del meeting?
Vorremmo che questa occasione accenda idee. Ognuno degli attori del nostro territorio può comprendere e far proprie le enormi potenzialità di una rete che unisca le forze di impresa e cultura: così è possibile intravedere la strada più corretta, sgravata dal peso del protagonismo e del particolarismo, che individualmente si può percorrere per rendere efficace la cooperazione. “Niente cultura, niente sviluppo”, lo slogan del Sole 24 Ore che ben sintetizza il lavoro che abbiamo davanti a noi, significa esattamente questo. Lo abbiamo scelto come citazione di testa del convegno poiché la valorizzazione del nostro patrimonio culturale è uno strumento certo di crescita del paese, sul quale – aggiungo – investire fin d’ora in proiezione.
Da cosa si dovrebbe cominciare?
Uno degli aspetti che credo sia urgente mettere in discussione è come unire la valorizzazione dell’arte antica a quella, pressoché assente, della produzione contemporanea. Voglio sottolineare che crescita significa anche occupazione specialistica di eccellenti giovani che le nostre strutture educative formano e abbandonano a se stessi, mentre l’età media europea degli occupati in istituzioni culturali non supera i 35 anni…
Il binomio arte/impresa nel nostro Paese rimane, eccetto qualche attenzione, più un modello teorico che una realtà declinata nella pratica. Cosa manca?
Credo che la collaborazione fra arte e impresa si possa attivare facilmente ed efficacemente perché può essere una delle più belle soddisfazioni della vita, in forma di apporto civile alla crescita culturale e di convivenza della popolazione. Esempi storici e attuali di buone pratiche non mancano.
Può essere facile se alcuni ostacoli possono essere superati. Qui da noi, sia nel privato che nel pubblico, molte risorse vengono ‘sottoutilizzate’ a causa di un trinomio molto dannoso: campanilismo, provincialismo e favoritismo, che mina un respiro più universale dei progetti, una loro densità in termini di qualità della ricerca e di attrattività internazionale. Se pur ancora troppo poche, queste buone pratiche sono in aumento. Nuove assunzioni di responsabilità in questo senso devono essere aiutate. Per questo, programmi innovativi di politica culturale e la materia legislativa che promuove l’investimento culturale devono essere scritti. Bene e presto.
Daniele Capra
Udine // 19 e 20 ottobre 2012
Business Meets Art
SALA AJACE
Piazza Libertà
329 4575456
[email protected]
www.businessmeetsart.it
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