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“In questo preciso momento storico, in un orizzonte che appare sempre più spoglio di prospettive, per i giovani e per gli artisti in particolare, è quanto mai importante ribadire la presenza e la necessità del teatro e dell’arte, coltivando e dando spazio alle proprie visioni a qualsiasi costo, costruendo con il proprio lavoro una alternativa possibile”: così Giancarlo Cauteruccio, direttore artistico di Zoom Festival, presenta la settima edizione della manifestazione al Teatro Studio di Scandicci, in cartellone dal 6 al 12 novembre.
Alcune segnalazioni, fra le “alternative possibili”. Macelleria Ettore – teatro al kg presenta Stanza di Orlando, un viaggio nella testa di Virginia Woolf, uno spettacolo che coniuga parola e installazione per un’attrice in bilico tra maschile e femminile. La performance Jackson Pollock on the other hand, già presentata ad Arte Fiera di Bologna e poi all’Hunter College di New York, in cui Febo Del Zozzo pone al centro della scena un’interpretazione della pratica creativa del capofila dell’Espressionismo Astratto americano.
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Vincenzo Schino – Opera – photo Olimpio Mazzorana
Vincenzo Schino con Opera si interroga “sul senso di star su un palcoscenico”, in un raffinato spettacolo popolato di fantasmi e burattini, clown e arlecchini, recuperati dalla tradizione e dal “luogo comune” del teatro. Il gruppo pugliese Fibre Parallele (vincitore nel 2011 del premio Hystrio – Castel dei Mondi) presenta Duramadre: testo implacabile e poetico che narra di una madre-matrigna che domina, in un paesaggio desolato, bianco e nebbioso, i suoi tre figli, inermi e nudi. “Un vano desiderio di paradiso, ma un paradiso spogliato di quel bagliore che mentre ci illumina ci fa perdere lucidità” è HEAVEnEVER, ricerca sull’idea di paradiso come luogo utopico, alla base dello studio che i due autori, Fagarazzi e Zuffellato, hanno creato appositamente per Zoom Festival.
Completa il programma la tavola rotonda Qui & Ora/ In–Contro: “L’interrogativo che si impone riguarda non tanto le forme di sopravvivenza dell’arte e del teatro, quanto le possibilità di innovazione messe in opera da artisti, attori, registi e gruppi che continuano caparbiamente a esistere e resistere. Accanto a tali questioni emerge ancora più nodale il ruolo specifico della critica, la sua responsabilità nella decodificazione di quanto sta avvenendo, la sua capacità di delineare, oltre il rumore dei lavori in corso, le prospettive auspicabili e quelle più attendibili”. L’incontro chiama a confrontarsi su questi temi critici, studiosi e artisti: Ilaria Fabbri (responsabile Settore Spettacolo della Regione Toscana), Attilio Scarpellini, Antonio Audino, Andrea Porcheddu, Marco Palladini, Rodolfo Sacchettini, Graziano Graziani, Simone Nebbia, Paolo Ruffini, Piersandra Di Matteo e Pietro Gaglianò.
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Fagarazzi e Zuffellato – HEAVEnEVER – photo Filippo Meneghin
Zoom Festival si colloca pienamente nella ricerca che da anni, con rigore, Teatro Studio Krypton porta avanti sulla commistione fra performatività e arti visive (si pensi, ad esempio, a OA – cinque atti teatrali sull’opera d’arte, progetto nato dall’incontro con le opere di Alfredo Pirri, Enrico Castellani, Jannis Kounellis, Loris Cecchini e Cristina Volpi, andato in scena nei primi mesi del 2012), ricerca che Cauteruccio così commenta: “Da anni lavoro sull’idea che il teatro possa sviluppare le grandi intuizioni delle avanguardie storiche: penso al teatro del Bauhaus di Oskar Schlemmer, secondo il quale la presenza dell’uomo opera nella cabina di regia a governare “la festa degli occhi”. Il palcoscenico è un potenziale espressivo di altissimo livello, che non deve, non può essere sottratto alle proprie possibilità”.
Michele Pascarella
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