Dormirci sopra. Cavallini per Santa Reparata International School of Art
Santa Reparata International School of Art esiste dal 1970, è una scuola d'arte di Firenze, una delle tante realtà create e gestite da stranieri che, attratti dal fatale charme della capitale del Rinascimento, ha finito per costruirsi qui una vita professionale. E ora apre uno spazio-mostre.
Santa Reparata International School of Art inizia la sua attività su un vecchio torchio. Unico corso: l’incisione. Dopo più di quarant’anni di lavoro, oggi accoglie giovani americani e stranieri in corsi biennali o estivi, insegnando tutte le materie dell’arte. Da qualche tempo la scuola codiretta da Andrew Smaldone ha creato una galleria d’arte dove ospita mostre di artisti “special guest”. Iniziativa ancor più meritoria perché portata avanti in una città che continua ad avere un dialogo faticoso con l’arte contemporanea.
L’ultima mostra è quella di Vittorio Cavallini, artista che opera in dialogo con lo spazio e che qui trasforma gli arredi della lounge della scuola in oggetti-sculture ready-made manipolati. Così due divani di pelle rossa diventano una “tavolo” morbido, tenuto insieme da una “corona” di legno grezzo chiaro, mentre due tavolini sovrapposti disegnano una lanterna fuori scala. Si tratta di interventi minimi eppure sostanzialmente trasformativi degli oggetti: della loro funzionalità e del loro statuto. “Si tratta più di desiderio di cambiamento, la trasformazione di qualcosa in qualcos’altro, considerare l’oggetto mai finito”, dice lui, e in effetti è singolare questa vita ulteriore che essi riescono a prendere non come semplice dichiarazione di estetica duchampiana di appropriazione e messa in museo dell’oggetto, ma come evoluzione ulteriore verso una pratica sovversiva pacifica, che considera l’esistente come materia grezza per un ri-modellamento della forma.
Questo giocare con la realtà dell’oggetto porta Cavallini, già fondatore di un progetto di “convivenza artistica” come Laboratorio (ospitato al Macro di Roma e allo Spazio Brown di Milano), a fondare con la designer Paola Mariani e alcune realtà artigianali toscane il progetto Vanoalto, che nel cubo bianco della galleria presenta alcuni oggetti di uso “non comune”. Con due piatti e due bottiglie dà vita a un oggetto sospeso che ha il potere di rimodulare lo spazio attorno a sé giocando sugli scivolamenti della funzione e della forma, e sulle interazioni non definite tra arte e design. Molto interessanti i due disegni progettuali appesi alle pareti “in sostituzione” degli oggetti relativi.
Un forte desiderio di trasformazione e il non finito fanno parte della poetica di Cavallini, che ama operare dentro gli spazi accumulando tensioni creative che a volte non si risolvono in oggetti, che giocano con il rischio del fallimento e si assumono il pericolo di non giungere al risultato prefissato.
Concludono la mostra due brocche “in fase di modellazione”, non finite: terre crude che hanno preso una forma funzionale ma restano inutilizzabili perché non cotte e quindi inoperose. Forme pure, oggetti creati ma non finiti. Esattamente come vuole Cavallini, il quale per creare le opere e condurle nello spazio, ha passato la settimana precedente l’inaugurazione abitando gli spazi di Santa Reparata al fine di “caricarsi” con le sensazioni del luogo e l’iterazione degli oggetti. Usando lo spazio come “oggetto in potenza”, Cavallini mette in pratica un’estetica “opportunistica” che rende profondo il senso della locuzione spesso abusata del “site specific”. Cavallini ripensa così a modo suo un’arte relazionale che vede nell’essere inanimato dello spazio operativo-espositivo l’altro addendo della somma.
Nicola Davide Angerame
Firenze // fino al 1° dicembre 2012
Vittorio Cavallini – Lost & Found
SRISA CONTEMPORARY ART GALLERY
Via San Gallo 53r
055 4627374
www.srisa.org
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