L’arte sulla difensiva. Al Torrione Passari di Molfetta
C’è un luogo straordinario nella parte vecchia di Molfetta, a 35 chilometri da Bari: è il Torrione Passari. Un edificio quattrocentesco destinato a difendere la cittadina dalle incursioni dei mori, un avamposto sul mare. Dal 2003 il torrione ha ospitato artisti contemporanei italiani e stranieri, affermati ed emergenti, in occasione di mostre personali e collettive curate da Giacomo Zaza.
Alle installazioni site specific nel Torrione Passari progettate da Jannis Kounellis, Carla Accardi , H.H. Lim (2003), Gilberto Zorio (2004), Daniel Spoerri (2004) e Joseph Kosuth (2005), è seguita una lunga pausa, interrotta nel 2009 dalla collettiva Pulsioni performative nell’arte contemporanea in cui, tra gli altri, figuravano i lavori di John Bock, Wang Du, Mona Hatoum, Joseph Kosuth, oltre a un’installazione sinestetica di Carsten Nicolai e a un’opera ambientale di Kader Attia, intitolata Kaaba e realizzata con 100 chili di cous cous.
Negli anni successivi attraverso due mostre (all’insegna della PostDimensione e del Neo concept), l’attenzione è stata indirizzata ad artisti che utilizzano strumenti linguistici molto versatili, come Willeke, Plöger, Toderi, o il suono e la performance sebbene traslati in nuovi contesti (Klauke, Očko), oppure approcci inediti alle tecnologie (Puppi) e modalità espressive mediali (Toche, Yilin). A loro si sono affiancate le opere di Oleg Kulik, testimonianza di comportamenti di natura eversiva, e le pratiche comunicative di Yoko Ono.
Infine, nel 2012 la cinquina di artisti – Rä di Martino, Marius Engh, Bjørn Melhus, Olaf Metzel, Thomas Zipp – coinvolti in Fantasie fluttuanti (appena conclusa), le cui opere sono motivate, come scrive il curatore Giacomo Zaza, da “un tipo di fantasia che attraversa la ‘scena’ polifonica del reale e del vissuto, quanto dell’utopico e del sognato”.
A fare da comune denominatore delle ricerche di cui si è dato conto in particolare nelle mostre collettive al Torrione Passari è stato l’intento di documentare la connotazione pluriversa e cangiante delle esperienze artistiche contemporanee, in cui tematiche afferenti all’individualità si affiancano a problematiche di ordine sociale e culturale, dove la multimedialità e più propriamente l’intermedialità, cioè l’intreccio tra i linguaggi e le potenzialità dei media, tra reale e virtuale, si adoperano con modalità sempre diverse per offrire nuove visioni del mondo.
Nel 2013 sarà Hidetoshi Nagasawa a suggellare – con la sua affascinante sintesi tra modalità operative di matrice occidentale e sensibilità orientale – il decennale sodalizio tra un luogo veramente singolare nel cuore della vecchia Molfetta e l’arte contemporanea.
Lia De Venere
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