Zürich is cool!
La storia si ripete. Anche a Zurigo un’amministrazione lungimirante provvede a facilitare la creazione di un distretto culturale ad altissimo valore aggiunto per la città. Succede nella parte ovest del centro svizzero, un tempo sinonimo di banche e grigiore. Ora la scommessa è portarci anche gli zurighesi.
Uno straordinario progetto di pianificazione territoriale e culturale, quello compiuto dalla città di Zurigo insieme alla società Löwenbräukunst. Le due realtà, in alleanza, hanno ristrutturato l’ex birrificio Löwenbräu, che accoglie al suo interno diverse istituzioni artistiche pubbliche e private: il Migros Museum, la Kunsthalle Zürich, le gallerie Bob van Orsouw GmbH, Eva Presenhuber, Hauser & Wirth, la Luma Foundation, la libreria Kunstgriff e la casa editrice JPR|Ringier. Un paradiso in terra per gli art addicted chiamato Löwenbräu Areal, che rafforza e consolida la fama di Zurigo come sede di produzione e promozione dell’arte contemporanea.
“Quando mi sono trasferita a Zurigo nei tardi Anni Novanta, tutti mi chiedevano perché, visto che la città era grigia e noiosa, tempestata solo da banche e multinazionali. Ora è diverso, tutti mi dicono: ‘Zürich is cool!’”, racconta un’insegnante di lingua italiana da diversi anni residente in città. L’orgoglio traspare anche nelle parole dei vari direttori delle realtà coinvolte in questo progetto decennale, iniziato nel 1995, quando la Kunsthalle, il Migros e un piccolo numero di gallerie scelsero come nuova sede l’area ovest della città, quella appunto del Löwenbräu. Da allora le varie amministrazioni hanno sempre mantenuto fermo il loro impegno nella riqualificazione dell’area, per creare un modello unico al mondo, che unisce gallerie, collezioni private e istituzioni.
L’area, poco frequentata dagli zurighesi perché ritenuta troppo industriale e lontana dal lago e dal centro cittadino, è destinata a cambiare pelle grazie alla gentrification e alla presenza dell’importante white cube che si inserisce in modo minimale ma significativo nel landscape urbano. “Le nuove costruzioni affiancano e innalzano quelle già esistenti, formando un nuovo corpo volumetrico, ma il vecchio e il nuovo si differenziano nella scelta dei materiali. Il calcestruzzo bianco del nuovo edificio crea uno scarto rispetto ai mattoni a vista del birrificio”, commenta l’architetto Mike Guyer dello Studio Gigon/Guyer, responsabile della ristrutturazione insieme all’Atelier WW.
L’area, chiusa per alcuni anni al pubblico per lavori di rinnovo, è accessibile dalla fine di agosto. Una parziale preview della Kunsthalle, del Migros e delle gallerie Hauser & Wirth, Bob van Orsouw e Freymond-Guth si è tenuta lo scorso giugno, parallelamente all’inaugurazione di Art and the City, piattaforma che ha presentato a West Zürich trenta lavori fra sculture, installazioni e performance. Opere di Los Carpinteros, Paul McCarthy, Martin Creed, Oscar Tuazon, Richard Tuttle, Ai Weiwei (per citarne solo alcuni) erano disseminate fra cantieri, hotel hi-tech e orti urbani in via di estinzione, visto che saranno trasferiti in altre aree della città.
In quell’occasione, la Kunsthalle ha inaugurato la sua nuova sede con Looking Back for the Future, collettiva le cui opere sono state donate degli artisti al museo e battute in un’asta benefica organizzata da Christie’s a Londra per sostenere le spese di ristrutturazione. “Una forma di riconoscenza degli artisti verso il lavoro compiuto dal museo”, ci ha raccontato Beatrix Ruf, direttrice dell’istituzione, “che indica quanto gli artisti con cui abbiamo lavorato dal 1985 a oggi siano complici del nostro progetto. Oltre alle nuove sale espositive vi è ora anche una biblioteca, spazi per workshop e sale per conferenze e per l’archiviazione del lavoro curatoriale. Ora possiamo fare finalmente progetti a lungo termine in questo straordinario complesso architettonico”, conclude la Ruf.
Il Migros Museum für Gegenwartskunst ha invece presentato la performance di Ragnar Kjartansson, una preview della sua prima personale elvetica che doveva inaugurare il 31 agosto. I lavori di ristrutturazione stanno però prendendo più tempo del previsto (sì, anche in Svizzera accade, ma si tratta di eccezioni, sia chiaro!), per cui la mostra è rimandata a data da destinarsi.
Chissà cosa avrebbero pensato i dadaisti di questa diffusa art fever che coinvolge un po’ tutti in Svizzera, dagli amanti della finanza a quelli del design e di web company come Google, tanto che Zurigo è – insieme a New York e Londra – tra le città leader per il commercio d’arte internazionale. Del resto, il Cabaret Voltaire è ora un bar per turisti nostalgici e non più la sede dell’iconoclastia. ..
L’inaugurazione di Art and the City è stata davvero glam, con signore premurose che si preoccupavano dei possibili atti vandalici nei confronti delle opere allestite in spazi pubblici, e fascinosi man in black che ricordavano Eric Packer, il protagonista del film Cosmopolis di Cronenberg. Certo non sappiamo se il protagonista del film fosse interessato anche all’arte contemporanea: lui che voleva acquistare a tutti i costi la cappella di Rothko mentre un’irritata Juliette Binoche gli ricordava appartenere a privati.
“Sembra di essere a Berlino”, affermava un signore distinto. Ma forse il paragone più calzante è quello con Basilea, e non a caso la My art guide Basel 2012 propone una sezione Art in Zürich. Ma guai a dirlo: la risposta piccata è che Zurigo è la più grande città Svizzera (oltre un milione di persone nell’agglomerato urbano, contro le 170mila di Basel), con più di cinquanta musei e oltre cento gallerie, e la Kunsthaus sarà presto ampliata da David Chipperfield, direttore dell’attuale Biennale di Architettura di Venezia. Il campanilismo è evidentemente un sentimento diffuso anche nella Confederazione Elvetica…
Lorenza Pignatti
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #9
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