Editalia. Edizioni straordinarie
Abbiamo incontrato Marco De Guzzis, amministratore delegato di Editalia. Un’azienda storica, che quest’anno festeggia il suo sessantesimo compleanno. E al nobile declino ha preferito un rilancio in grande stile. Intanto alla Gnam c’è una mostra che parla di lei.
Sintetica e veloce, ma un’introduzione ci vuole: che cos’è Editalia, cosa ha fatto in passato, cosa fa attualmente e come è arrivata sino a oggi?
Esattamente sessant’anni fa Editalia nasce come casa editrice orientata alla valorizzazione della storia e la cultura dei territori italiani e all’editoria d’arte. Negli anni ha interpretato questo suo ruolo sia, come detto, attraverso l’editoria d’arte, ma anche promuovendo nuove, diverse forme d’arte, dalle riproduzioni facsimilari fino al recente sviluppo delle edizioni medaglistiche. È sempre stata una società vivace intellettualmente, se mi si può passare il termine.
In particolare, nel pieno dell’appassionato dibattito che animava il mondo dell’arte italiana negli Anni Sessanta, l’azienda edita dal 1966 al 1977 la rivista Qui arte contemporanea, una vera fucina di idee nel settore perché il comitato di redazione era composto – ed era questa la novità – da artisti di primissimo piano quali Capogrossi, Colla, Leoncillo, Fontana, Pasmore e Sadun, oltre che dai principali giovani critici militanti dell’epoca. È proprio a questa rivista e a questo periodo che la GNAM ha voluto dedicare la mostra anche da voi recensita. È venuto così naturale, oggi, per Editalia, alla ricerca di un ulteriore ampliamento del suo perimetro di lavoro, proporre sul mercato anche opere uniche e multipli di artisti contemporanei .
Come è arrivato a Editalia De Guzzis, da quali esperienze, quali cambiamenti ha apportato alla macchina?
Il mio percorso era stato in mondi lontanissimi: informatica, editoria tradizionale, assicurazioni e prodotti finanziari. Sono arrivato in Editalia nel 2005. Il primo passo per il rilancio è stato un deciso cambio di prospettiva: abbiamo smesso di vedere noi stessi come un nobile editore in declino in attesa di un’idea geniale e meritevole di sussidi e abbiamo cercato una nuova strada verso un nuovo mercato. L’abbiamo trovata valorizzando l’appartenenza al Gruppo poligrafico e Zecca di Stato e recuperando la nostra storia, così ricca di opere eterogenee ma accomunate da quel saper fare artistico artigianale che è la vera eccellenza del nostro Paese. E allora ci siamo trasformati in un laboratorio creativo, capace di raccogliere attorno a sé una rete dei mestieri dell’arte che abbiamo integrato con le grandi capacità tecniche e realizzative della Zecca e della Scuola dell’arte della medaglia.
Abbiamo respinto la snobistica e suicida idea che l’impresa culturale sia un’impresa a statuto speciale, un grande panda in via d’estinzione meritevole di sussidi e agevolazioni e abbiamo imparato a operare come deve fare ogni azienda, attenta all’efficienza gestionale e governata da un analitico piano di marketing. È stato un percorso appassionante, che ha coinvolto tutta l’azienda e i nostri principali partner. E ha funzionato. Oggi il fatturato è passato da 4 a 40 milioni, l’azienda è in equilibrio economico, ha sostenuto tante realtà artigianali sul territorio, ha avvicinato migliaia di nuovi collezionisti al mondo del saper fare artistico artigianale italiano e le nostre opere sono presenti in prestigiosi spazi espositivi e museali.
Nel sessantesimo anniversario della sua fondazione, Editalia lancia una nuova iniziativa interamente dedicata ai multipli d’arte. Come e quando è nata questa idea?
Come detto, l’arte ha avuto un ruolo centrale nella storia di Editalia e tutta la nostra produzione più recente, dall’editoria di pregio alla medaglistica, è nel segno delle tirature limitate e certificate. Un progetto sull’arte moltiplicata è dunque più che mai nel nostro Dna. Dopo i due libri d’artista di Mimmo Paladino (Don Chisciotte e Ombre) abbiamo dato spessore e continuità al progetto. Una nuova sfida molto rischiosa, visto che in Italia non esiste un mercato di riferimento, ma davvero appassionante.
Incisione, xilografia, litografia, serigrafia: sono tecniche non troppo utilizzate dagli artisti contemporanei. Il vostro progetto invece punta al loro rilancio, attraverso una fusione di artigianalità e tecnologia. Come pensate risponderà il pubblico?
Lavorare sull’incontro fra contemporaneità e tecniche di antica tradizione è una costante per Editalia. Penso all’uso della fusione a cera persa, che ha una storia antica, ripresa per produrre microfusioni delle più belle Ferrari di tutti i tempi. Questo vale anche per l’incontro fra artisti contemporanei e antiche tecniche artistiche. Inoltre, il concept del nostro progetto è sull’arte moltiplicata, senza alcun vincolo di tecnica. La tecnologia entra in ballo sul tema della certificazione: un tema scottante, molto sentito da artisti, stampatori e mercanti.
Come funziona il sistema di certificazione delle opere? Abbiamo visto che si può verificare anche online…
Con il Poligrafico abbiamo messo a punto un sistema di certificazione innovativo, mai messo in pratica in Italia. In primo luogo crediamo che oggi certificare significhi dichiarare tutto ciò che riguarda l’opera, la tecnica, qualunque sia anche non convenzionale, e la tiratura. Abbiamo studiato un sistema basato sull’applicazione, sull’opera e sul certificato, di un doppio ologramma, che riporta riferimenti numerici ad personam. Questi due codici personali legati all’opera d’arte inseriti nel database Editalia Gruppo IPZS, consentono agli acquirenti di aprire la pagina dedicata alla loro opera e inserire, qualora lo desiderino, il titolo di proprietà. Ad oggi non ci risulta che ci siano modelli di certificazione per le opere d’arte altrettanto sicuri.
Qual è la situazione del mercato dei multipli oggi in Italia?
Come accennavo, è un mercato che di fatto non esiste, a differenza di quanto accade in altri Paesi europei e negli Usa, in cui questa espressione artistica è riconosciuta a livello critico e apprezzata dai collezionisti. In Italia occorre recuperare un certo ritardo culturale, e mi sembra che qualche cosa si stia muovendo a giudicare dall’interesse manifestato per la storia di questa espressione artistica da importanti istituzioni e critici come la Fondazione Prada che, con Germano Celant, ha proposto l’estate scorsa The small utopia. Ars multiplicata, o la Fondazione Marconi che in questi giorni inaugura Multipli d’artista. Noi, riprendendo il tema già negli anni scorsi, vogliamo proporre ai potenziali collezionisti un’offerta di qualità, certificata e garantita.
Scorrendo la lista degli artisti coinvolti, notiamo che si tratta in massima parte di maestri già noti e affermati (Carla Accardi, Mimmo Paladino, Jannis Kounellis, solo per citarne alcuni). Pensate in futuro di coinvolgere anche artisti più giovani?
Certamente sì. Per gli artisti spesso il multiplo è il luogo della sperimentazione estrema, della scoperta di nuove possibilità. È importante in questa prima fase, e i supporti multimediali che accompagnano le nuove opere lo rendono esplicito, evidenziare questo aspetto coinvolgendo artisti affermati. Ma l’evoluzione del progetto non può che portare verso artisti più giovani.
Nel testo introduttivo al progetto, il curatore Flavio Arensi parla del multiplo d’arte come di un veicolo per raggiungere l’utopia dell’avvicinamento dell’opera al pubblico. Esiste una volontà di “democratizzazione” del collezionismo d’arte nella vostra iniziativa?
Questa volontà esiste ed è il cuore del nostro progetto. Vogliamo contribuire a creare un ponte tra la passione per l’arte e il possesso dell’arte, rendendola più accessibile, non solo in termini economici. Come abbiamo già fatto per la medaglistica e l’editoria di pregio, avvicinando a quei mondi 25mila nuovi collezionisti negli ultimi cinque anni, vogliamo rompere quel muro emotivo che tiene lontani dall’arte i non addetti ai lavori. Chi non frequenta abitualmente gallerie e fiere ha un certo timore reverenziale ad affacciarsi in uno di questi “templi” per acquistare. Per questo pensiamo sia importante portare l’arte nelle case di tutti, insieme con gli strumenti didattici che rendono il neofita più consapevole nell’acquisto.
I multipli saranno accompagnati da una collana di monografie: ce ne puoi parlare?
Il taglio divulgativo è uno degli aspetti del progetto cui teniamo maggiormente. Oltre a diffondere l’arte creando un parterre di nuovi collezionisti, è nostra intenzione renderli consapevoli del valore straordinario dell’esperienza di lavoro creativo e tecnico che si svolge in laboratorio fra l’artista e l’artigiano, parte fondamentale del valore dell’opera. Per questo ogni opera è accompagnata da una monografia che racconta tutte le fasi della sua realizzazione, con un work in progress fotografico, che consente di vedere il lavoro che c’è dietro le quinte. Inoltre il saggio sull’autore, la bibliografia aggiornata, le mostre e i musei che possiedono opere dell’artista sono strumenti di conoscenza e approfondimento importanti per passare dall’approccio estetico ad un approccio più consapevole.
Quali saranno le altre iniziative per festeggiare i sessant’anni di Editalia, oltre alla mostra di cui si parlava prima?
In un periodo come questo più che i festeggiamenti serve il lavoro. La mostra Qui Arte Contemporanea è stata un ottimo strumento per abbinare il lancio della nuova divisione multipli alla ricorrenza dei sessant’anni, ma adesso siamo concentrati nella diffusione e nel sostegno dei nostri prodotti. Quel che può ulteriormente interessare a una rivista attenta come la vostra è l’idea di stimolare ulteriormente il settore attraverso iniziative culturali ad hoc. Sui multipli, ad esempio, stiamo lavorando su un convegno che vedrà radunarsi importanti esperti sia italiani che stranieri. Lo faremo nel primo trimestre dell’anno prossimo e presto ve ne riparleremo.
Massimiliano Tonelli
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