Feste al museo. Cosa offre Londra
Dai nuovi Tanks della Tate Modern, “testati” da William Kentridge, a Kounellis antologizzato alla fondazione Parasol Unit. Con la chiave dell’art tour natalizio a Londra nell’esplosione della fotografia: un vero e proprio festival non formalizzato, allargato a tutte le location, inclusi Imperial War Museum e National Gallery. Ma la perla da non mancare vi aspetta al Barbican Centre…
Damien Hirst, Edvard Munch e Tino Sehgal alla Tate Modern, Lucian Freud alla National Portrait Gallery, Tiziano alla National Gallery. Piatto ricco, quello apparecchiato da Londra nell’estate olimpica, di cui queste erano solo le portate principali. Ma non penserete mica che dopo un simile forcing, la metropoli si sia presa una pausa rigenerante? Perché così non è, e anzi l’offerta artistica per i sempre tanti art-trotter che gira gira, appena hanno quattro giorni di siesta, si ritrovano sotto il Big Ben, e lo faranno anche per questa vacanze di fine anno, è quanto mai vasta e strutturata. E quest’anno – se vogliamo cercare un fil rouge trainante – sceglie la fotografia come ambito di ricerca allargato.
Il riscontro si ha fin dalla prima meta dei londoneer in cerca di suggestioni artistiche, la Tate Modern, dove come protagonisti della main exhibition troneggiano William Klein + Daido Moriyama: due percorsi fotografici monografici, accomunati dal fascino per la vita delle grandi città e del popolo che le anima, con il giapponese pronto a offrire il suo omaggio all’americano, suo mentore in particolare con la pubblicazione New York. Restando alla ex centrale idroelettrica di Bankside, da non perdere A Bigger Splash: Painting after Performance, mostra che indaga le relazioni possibili tra la pittura e la performance dal 1950 a oggi, e I am not me, the horse is not mine, videoinstallazione di William Kentridge che consente di vedere i nuovissimi spazi dei Tanks.
Ancora fotografia, ancora grandi nomi: all’Imperial War Museum di Lambeth Road spazio a Cecil Beaton con la mostra Theatre of War, che appunto documenta le fotografie di guerra commissionate dal Ministry of Information nel luglio 1940, ritenute da Beaton il corpus più importante del proprio lavoro fotografico. Ma sono tante, si accennava, le iniziative che vedono al centro l’ottava arte: al Barbican Centre la collettiva Everything Was Moving: Photography from the 60s and 70s, con dodici figure chiave a illustrare due decenni di grande crescita del mezzo, da William Eggleston a David Goldblatt, Graciela Iturbide, Sigmar Polke, Malick Sidibé; alla National Portrait Gallery Marilyn Monroe: A British Love Affair Featured, con fotografie e cover di riviste a celebrare la trasformazione della più popolare pin-up del mondo nell’acclamata attrice; alla National Gallery Seduced by Art: Photography Past and Present Featured, con gli “Old Masters” del museo visti attraverso la lente di personaggi come Martin Parr, Craigie Horsfield, Sam Taylor-Wood, Richard Billingham; al National Maritime Museum Ansel Adams: at the Water’s Edge Featured, focus sull’approccio di Adams – fra i più influenti fotografi nella storia americana – alle immagini dell’acqua in tutte le sue forme.
E anche chi andasse a cercare segnali italiani nella trasferta londinese, tornerebbe a fare i conti con la voga fotografica: come alla National Portrait Gallery, che a Marilyn affianca la personale British Royal Portraits Featured di Mario Testino, peruviano ma di chiare origini tricolori, di cui sono esposte foto della Famiglia Reale realizzate tra il 2003 e il 2010, incluse quelle dell’ultimo Royal Wedding, per il quale fu ritrattista ufficiale. Altri appuntamenti da non perdere per i “nazionalisti” sono quelli di Somerset House, dove la scena è tutta per la moda di Valentino, e della fondazione Parasol Unit, con una piccola antologica di Jannis Kounellis.
Tappa obbligata, non fosse altro che per far la figura di “quelli che sono informati”, alla Tate Britain per la mostra del Turner Prize 2012, così come passaggi immancabili per l’art addict che si rispetti sono la Serpentine Gallery – da vedere Jonas Mekas -, la Whitechapel Gallery – Rachel Whiteread –, la Hayward Gallery – la collettivona Art Of Change: New Directions From China -, il Victoria and Albert Museum, per una full immersion sui costumi hollywoodiani.
Ma chi fosse costretto dai tempi a selezionare in questo mare magnum, non si faccia sfuggire la vera sorpresa di queste settimane, un successo clamoroso sancito da ore e ore di fila per entrare: la Rain Room di Random International, ancora al Barbican Centre, con l’esperienza quasi scioccante del controllo della pioggia.
Massimo Mattioli
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