Feste al museo. Cosa offre Parigi
Poteva mancare, e a Parigi poi, la mostra blockbuster sugli impressionisti? Ovviamente no, e al Musée d’Orsay sono accoppiati alla moda. Ma, per gli amanti delle grandi e storiche rassegne, c’è pure Dalí al Pompidou. E poi varie altre chicche sparse per la città, fino alla Porte de Pantin.
200 opere, prestiti dal MoMa al Reina Sofía, aperture straordinarie fino alle 23 (succede anche al Musée d’Orsay per L’Impressionismo e la moda). Insieme all’appuntamento blockbuster dedicato dal Grand Palais a Edward Hopper (senza prenotazione non ci provate nemmeno!), quella di Salvador Dalí è la mostra da non mancare in questi giorni a Parigi. La cura Jean-Hubert Martin al Pompidou, dove restano allestite altre due rassegne interessanti, già visibili durante l’art week della Fiac: quella del contestatissimo Adel Abdessemed (autore di una pessima scultura all’esterno del museo, con Zidane che dà la celeberrima testata a Materazzi) e la retrospettiva del sopravvalutato Bertrand Lavier.
Taglio storico-documentario per L’arte en guerre, France 1938-1947 al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris: se non ci si fa accalappiare dal sottotitolo – De Picasso à Dubuffet, ma le tele sono la parte meno interessante della rassegna, anche perché i capolavori stanno in altri edifici della ville lumière – è un esercizio di memoria e approfondimento da osservare con calma e concentrazione. Giusto a fianco del MAM c’è il Palais de Tokyo: il numero di mostre ospitate in questi mesi è pressoché infinito. Quindi il consiglio è: andarci e scorrazzare per gli spazi ampliati e oramai immensi del centro d’arte parigino. Soprattutto per apprezzarne – chissà quanto durerà – l’approccio rough in tutta l’area seminterrata. Ma se dovessimo fare un nome, sarebbe quello di Fabrice Hyber, che ha allestito un vero e proprio percorso di visita assai divertente.
Volendo andare all’origine, al capostipite, al prototipo della meta turistica… Eccoci al Louvre. Motivi d’interesse per recarsi nel museo più noto al mondo? Beh, la collezione manco la citiamo. Di mostre temporanee ce ne sono una mezza dozzina, e fra queste scegliamo due opposti. L’approfondimento colto, anzi di più, con Cipro fra Bisanzio e l’Occidente, IV-XVI secolo: al solo citarla in un ambiente bo-bo guadagnerete almeno cento punti. All’altro capo, il vero motivo per recarsi sotto la piramide di Yan Pei-Ming: Enki Bilal, l’autore della trilogia Nikopol, presenta infatti 23 tele riprodotte fra quelle in esposizione al museo, ma ora popolate da fantasmi d’ogni genere e risma.
Premessa: chiude il 30 dicembre. Ma se vi recate al Parc de la Villette per godervi mezza giornata senza pioggia immersi tra le folie di Bernard Tschumi, oppure avete programmato un tour nella spettacolare Cité des Sciences et de l’Industrie (consigliatissima soprattutto se siete in compagnia di piccoli turisti), non mancate la visita alla personale di Pascale Marthine Tayou. Si gira in pochi minuti ed è deliziosa.
Poteva mancare un cinese in mostra a Parigi durante le vacanze di Natale-Capodanno? Ovviamente no, e infatti alla Fondation Cartier c’è Yue Minjun, alla sua prima retrospettiva europea di questa portata (quaranta dipinti provenienti da collezioni sparse per il globo e una serie di disegni mai esposti prima). E poiché in genere mal ci si districa fra i contemporanei nati nell’epoca del Grande Timoniere: si tratta del pittore che ritrae volti grotteschi dall’amplissimo sorriso. Restando in ambito privato e concludendo con una nota patriottica: alla Maison Rouge è in mostra la collezione di Giuliano e Tommaso Setari. Con la partecipazione, nell’area della produzione editoriale di qualità, di Artribune.
Marco Enrico Giacomelli
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