L’arte all’asta. Come è andato il 2012
Il miliardo di dollari intascato da Christie’s e Sotheby’s nelle aste del contemporaneo a New York ha chiuso un 2012 all’incanto veramente scoppiettante, per lo meno nella fascia top del mercato. La richiesta di opere di alto livello e di artisti storicizzati sta confermando un mercato altamente bulimico, come risultato della crisi economica globale. Analizziamo l’anno nel dettaglio…
L’arte contemporanea ha sorpassato il volume d’affari anche degli Old Masters, come testimoniato dalla settimana di aste a New York che precedeva quella dei record del contemporaneo di novembre. In generale, secondo Artprice, il volume generato dagli autori contemporanei rispetto al fatturato totale d’asta dell’ultimo anno è dell’11%, mentre quello degli Old Masters si ferma al 4%.
Quest’anno si è reso molto evidente il divario tra la piazza americana e quella europea, la prima in pieno sviluppo e di una vivacità esaltante, che ha saputo rispondere prontamente anche in una settimana di “distrazioni” come l’uragano Sandy e le elezioni presidenziali, quando la seconda invece fatica a recuperare le forze. Dall’altra parte, invece, il mercato europeo è quello dall’offerta più corposa al mondo, contando la metà delle opere presentate in asta globalmente. Ma è anche il più “conveniente”, con l’81% di opere offerte al di sotto dei €5.000 (Artprice).
Veniamo ora alle aste di New York. Martedì 13 novembre Sotheby’s ha registrato il suo totale più alto per un’asta di arte contemporanea, mentre il giorno seguente Christie’s ha addirittura superato il record mondiale per il comparto, oltrepassando la soglia dei 400 milioni di dollari nella sua Evening Sale. Minime le percentuali di invenduto: dell’8% per l’Evening Sale di Christie’s, 16% da Sotheby’s. Le opere battute sopra il milione sono 98, di cui 17 sopra i $10 milioni. Cifre che fanno riflettere anche nei risultati delle Day Sales: 97 opere sono state vendute sopra i 500.000 dollari, di cui 24 sopra il milione.
Per non parlare della pioggia di record. Sia Christie’s che Sotheby’s hanno battuto numerosi record d’artista. Tra i più importanti: da Christie’s Serra, Koons, Condo, Judd, Basquiat (che da maggio continua ad alzare a ogni appuntamento il record che risaliva al 2007, arrivato ora a $26.4m); Pollock, Guyton, Kline e Motherwell da Sotheby’s. Sempre a New York, ma a maggio, record per artisti del calibro di Lichtenstein, Twombly, Bacon, eclatante quello di Rothko, assieme a Richter e Klein, ritoccato poi a ottobre e a giugno a Londra rispettivamente.
Tornando a Basquiat, nel 2007 il record era fermo a $14.6 milioni; a maggio da Phillips è salito a $16.3m (+11% in cinque anni), da Christie’s ha raggiunto $20m a giugno e infine $26.4m a novembre. In sei mesi quindi il suo record d’asta è aumentato del 62%.
Di semestre in semestre il prezzo medio degli artisti al top del mercato sta crescendo a livelli esorbitanti. Ma questa partita al rialzo quanto potrà ancora durare? Ad esempio Marlon di Andy Warhol, battuto a $23.7 milioni da Christie’s il 14 novembre, era stato acquistato da Donald L. Bryant Jr. nel 2003 a $5 milioni. In 10 anni il suo prezzo è cresciuto del 374%. Ipotizzando lo stesso incremento, tra dieci anni dovrebbe valere circa $112 milioni, un livello certamente insostenibile.
La Pop Art in generale rimane stabile ma senza eccessi nei prezzi record, al contrario del mercato di Warhol che gode di grandissima salute. Suicide, opera della bellissima serie Death and Disaster, ma considerata di minore importanza, ha segnato il record per un’opera su carta venendo aggiudicata a $16.3 milioni. Inoltre, opere al di fuori degli anni ‘60 di Roy Lichtenstein non hanno mai raggiunto una strabiliante cifra di $28 milioni, come Nude with Red Shirt del 1995.
Accanto alla Pop Art, continua la sua inesorabile avanzata l’Espressionismo Astratto, trainando anche artisti finora rimasti fuori dal turbinio delle sette cifre. Come Franz Kline, che ha superato il suo record di $5.7m del 2005 ben 4 volte tra il 13 e il 14 novembre. Ora si attesta a $40.4 milioni, raggiungendo così Jackson Pollock. Provenienti dalla stessa collezione, due opere di Hans Hoffman ($4.6 million) e Arshile Gorky, che la stessa serata hanno battuto i loro record a $4.6 e $6.8 milioni rispettivamente. Il mercato di Richter inizia invece a trovare una certa forma di stabilità, dopo l’incredibile scalata dei prezzi dell’ultimo anno e mezzo. Le sei opere presentate a New York a novembre hanno realizzato dei prezzi che rispecchiavano perfettamente le stime pre-asta.
Tra gli artisti emergenti, Wade Guyton, forte del successo della mostra al Whitney Museum di questo autunno, ha battuto il proprio record da Sotheby’s, con i $782.500 per Untitled. Il secondo prezzo più alto risale a ottobre ($676.924), così come dal quarto al sesto risalgono sempre al 2012. Mark Grotjahn sia a maggio che a novembre ha sorpassato il precedente record che risaliva al 2010, arrivando a $4.1 milioni per Untitled (Red Butterfly II Yellow) da Christie’s New York, il doppio dei $2 milioni totalizzati sei mesi prima. Dal Brasile, Beatriz Milhazes ha abbandonato le aste latinoamericane da qualche anno per entrare nei prestigiosi cataloghi di arte contemporanea e con clamorosi risultati: a novembre da una stima di $900.000 ha raggiunto i $2 milioni, battendo il proprio record con Meu Limau del 2000 da Sotheby’s a New York. Ma non solo nella piazza americana, anche a Londra quest’anno ha costantemente superato il milione di dollari schiacciando letteralmente le stime.
Queste aste di chiusura del 2012 hanno dato conferma del fatto che i risultati migliori corrispondono a opere di alta qualità, soprattutto nel comparto della pittura, di artisti storicizzati e in gran parte americani. Le opere degli Anni Cinquanta e Sessanta degli artisti ancora considerati contemporanei fanno da padrone, in una cerchia di nomi che si restringe sempre più.
Nonostante il clima economico negativo, il livello più alto del segmento dell’arte del dopoguerra viene visto dai cosiddetti “high net worth individuals” sempre più un investimento alternativo a quelli più tradizionali, innalzando la componente speculativa nel mercato dell’arte.
Martina Gambillara
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