Musei italiani sotto la lente dell’Istituto Bruno Leoni
Pochi giorni fa è stato pubblicato, a cura di Maurizio Carmignani, Filippo Cavazzoni e Martha Friel, il briefing paper dell’IBL - Istituto Bruno Leoni che affronta la delicata questione della gestione, prendendo spunto dal modello “Grande Brera”. Una lettura di Irene Sanesi.
Non è un caso che gli autori titolino il loro paper con una domanda: Quali forme di gestione per i musei italiani? L’analisi, partendo da una sintesi sulla varietà delle forme di gestione del patrimonio museale italiano e toccando alcuni esempi di governance, affronta con chiarezza e organicità le questioni più significative. I rapporti fra proprietario (del bene) e soggetto gestore, fra quest’ultimo e il soggetto preposto alla tutela, la reperibilità delle fonti di finanziamento e la gestione del personale, rappresentano le problematiche da affrontare, in un contesto normativo e di prassi ancora piuttosto “liquido”, soprattutto in riferimento alle funzioni di gestione e valorizzazione.
L’apertura, poi, ai privati, che Brera, ma anche altri casi di studio, individuano come strada da seguire con il modello della fondazione di partecipazione, non può esaurirsi nella veste giuridica, perché l’efficacia e l’efficienza si misurano su ben altri parametri a partire dalla “governance interna”, dal modo cioè in cui pubblico e privato si relazionano e saranno in grado di dialogare. In altre parole, oltre le species giuridiche, la vera sfida da affrontare è la capacità di “elaborare strumenti davvero innovativi per la gestione del patrimonio culturale e declinabili sulle sue specificità”.
Così, se è vero che “c’era un Italia prima dell’Italia”, è altrettanto vero che questa nazione continua a rispecchiarsi nelle identità culturali, e non è un caso che il Comune rappresenti il luogo ideale (o comunque percepito come più stabile) nel rapporto cittadino-istituzioni. Cultura come comunità e come territorio, in larga parte rappresentati nelle pinacoteche sparse sullo stivale, nelle icone artistiche e antropomorfe, negli emblemi architettonici, nelle emergenze della natura, nelle sedimentazioni estetiche e strutturali: è in questo spazio geografico e identitario che si devono cercare risposte che possano legittimare una soluzione di governance e di gestione.
Irene Sanesi
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