Oscar Niemeyer. 1907-2012. Bastano le date
Avrebbe compiuto 105 anni il prossimo 15 dicembre. L’architetto brasiliano più celebre al mondo si è spento nell'ospedale samaritano di Rio de Janeiro, dove era ricoverato dagli inizi di novembre per un blocco renale. Il funerale si terrà nel palazzo presidenziale di Brasilia per decisione della presidente Dilma Rousseff. Il sindaco di Rio, sua città natale, ha indetto tre giorni di lutto cittadino.
Nato nel Brasile dei primi del Novecento, a 21 anni Oscar Niemeyer sposa Anita Baldo, figlia di un immigrato italiano. Si iscrive all’Escola de Belas Artes per laurearsi nel 1934 come ingegnere architetto. Nonostante le difficoltà finanziarie, decide di lavorare, a titolo gratuito, presso lo studio di Lucio Costa, uno dei più importanti del momento in Brasile. Una decisione che gli spalanca le porte della carriera. Dopo pochi anni è a capo del team di architetti che disegnerà, per il ministro dell’educazione brasiliano, l’edificio che ospita il regolatore e gestore della cultura e del patrimonio culturale brasiliano. Qui inizia a sviluppare, affiancato da Le Corbusier, tutti gli elementi di quello che veniva definito Modernismo brasiliano.
Ma il progetto che lo rende noto agli occhi del mondo arriva qualche anno dopo, nel 1947, quando fa parte del gruppo che avrebbe progettato il quartier generale delle Nazioni Unite a New York. In particolare, Niemeyer si occupa di quello che ne diventerà l’edificio simbolo, il cosiddetto Palazzo di Vetro dove ha sede il Segretariato delle Nazioni Unite, finito di costruire nel 1950.
Dal ’52 al ’53 costruisce la propria abitazione a Rio de Janeiro, la Casa des Canoas, uno dei suoi lavori più riusciti. Fu proprio dopo aver fatto visita a Niemeyer qui che l’allora presidente del Brasile, Juscelino Kubitschek, gli parla di quello che diventerà il progetto più importante per la sua carriera: Brasilia. Una nuova città nel centro del Brasile, sorretta da una forte ideologia socialista. Lo schema della città viene ideato da Lucio Costa mentre Niemeyer progetta un gran numero di edifici residenziali, commerciali e di governo, tra cui il Congresso Nazionale, la residenza del Presidente detta Palacio de Alvorada e la Cattedrale. La nuova città viene progettata, costruita e inaugurata in quattro anni, dal ’56 al ’60. Da allora Niemeyer diviene capo del collegio di architettura dell’Università di Brasilia e nel ’63 diventa membro onorario dell’American Institute of Architects.
Nel 1964 viene colpito in prima persona dal colpo di Stato con il quale il generale Castelo Branco assume il comando del Brasile, trasformandolo in dittatura fino al 1985. Essendo iscritto al Partito comunista, negli anni seguenti i suoi lavori vennero continuamente ostacolati, rendendogli impossibile lo svolgimento della propria attività. Decide di trasferirsi a Parigi, dove inizia un nuovo periodo della propria vita con numerose commesse in Francia, Algeria e Italia, ove realizza la sede della casa editrice Arnoldo Mondadori.
Finita la dittatura, Niemeyer decide di tornare nella sua terra natale, dove riprende un’attività prolifica che lo porta nel 1988 a vincere il Pritzker Prize, l’Oscar dell’architettura. Nel ’96 realizza il Museo di arte contemporanea Nireroi vicino a Rio de Janeiro e riceve il Leone d’Oro della Biennale di Venezia. Nel 2003 viene chiamato a progettare la Galleria temporanea della Serpentine a Londra e nel 2009, all’età di 102 anni, viene completato il controverso Auditorium di Ravello sulla costiera amalfitana.
Fino all’ultimo lavora nel suo studio davanti alla spiaggia di Copacabana da cui ha assistito, spesso da principale attore, al trascorrere di un intero secolo. Cento anni in cui il suo Brasile è profondamente cambiato, in parte anche grazie a lui. Un Paese che è sempre stato una grande fonte di ispirazione: “Non è l’angolo retto che mi attrae, né la linea diritta, dura, inflessibile, creata dall’uomo. Quello che mi affascina è la curva libera e sensuale: la curva che trovo sulle montagne del mio Paese, nel corso sinuoso dei suoi fiumi, nelle onde dell’oceano, nelle nuvole del cielo e nel corpo della donna preferita”.
Zaira Magliozzi
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