Un vascello nel Mediterraneo
Tutto nasce grazie a un bando della Regione Puglia. Da lì parte un progetto che nasce a Bari e si dissemina per l’Europa e il Mediterraneo. E che analizza in forme inedite il ruolo del curatore e delle mostre. Attraverso momenti di riflessione e una ricerca inesausta. Vessel racconta Vessel.
vessel nasce nel 2011 a Bari, dopo un anno di incubazione, riflessioni e ricerche. Il progetto è stato concepito dalle curatrici Viviana Checchia e Anna Santomauro e si è sviluppato organicamente nel corso della loro collaborazione sancita da progetti come 1h art e Green Days. Il desiderio di dar vita al progetto trova le sue radici in parte nella provenienza delle due curatrici, entrambe pugliesi “migrate” altrove e in parte da un interesse comune nei confronti delle dinamiche e dei meccanismi presenti in ambito artistico in aree lontane dai circuiti mainstream del mondo dell’arte.
La spinta decisiva è poi arrivata dal bando indetto dalla Regione Puglia, Principi attivi, che finanzia progetti innovativi per il territorio regionale e che ha rappresentato una spinta decisiva nella formalizzazione e concettualizzazione del progetto vessel.
vessel è un’organizzazione dinamica e fluida che vede nella collaborazione e nel dialogo tra pratiche artistiche e curatoriali differenti – in Europa e nel bacino del Mediterraneo – uno strumento per la ridefinizione, la comprensione e la lettura critica dei sistemi culturali su scala globale e delle dinamiche esistenti in un’area specifica quale quella del Sudest italiano.
La propensione ad attivare sistemi collaborativi, di dialogo e interazione fra geografie, discipline e linguaggi differenti si riflette nei diversi formati adottati. Una serie di laboratori, talk e workshop ai quali hanno contribuito, tra gli altri, artisti come Nico Angiuli, Leone Contini, Rosa Jijon, Daniele Guadalupi, e organizzazioni come Radical Intention, hanno delineato una scelta di campo che, sperimentando formati alternativi alla mostra, pone in primo piano il processo artistico piuttosto che il suo risultato.
Tre cicli di residenze per curatori in coppia sono stati invitati a facilitare lo scambio fra est e ovest dell’Europa e ad attivare un dialogo con lo scenario artistico e culturale pugliese. L’International Curatorial Workshop, che da qualche mese ha concluso la sua seconda edizione, è una tre-giorni densa di discussioni, tavoli di lavoro e lecture dedicata a curatori emergenti interessati a confrontarsi e approfondire temi differenti per ogni edizione. Se ICW 2011 infatti ha posto al centro del dibattito il ruolo del curatore, le sue responsabilità, la sua soggettività e le diverse modalità di ricerca nel campo curatoriale, in sintonia con i temi affrontati da vessel nei primi mesi di attività, ICW 2012 è stato il prolungamento delle riflessioni messe in campo da Giant Step, un progetto che intende valutare gli strumenti di critica e di analisi delle istituzioni culturali, guardando all’eredità della critica istituzionale e rielaborandone le strategie. Entrambi i workshop sono stati guidati da alcuni dei membri del comitato scientifico di vessel, composto da Charles Esche, Ilaria Gianni, Cecilia Guida, Denis Isaia, Marco Petroni, Roberto Pinto e Viktor Misiano.
Oggi vessel sta attraversando una stimolante fase di rigenerazione e apertura a nuove collaborazioni. Il team, originariamente composto da Viviana Checchia e Anna Santomauro, responsabili della curatela, Vincenzo Estremo per la grafica, Fabio Gnali per la comunicazione e Andrea Vara per il fundraising, include anche Francesco Scasciamacchia e Vlad Morariu come parte integrante del curatorial board, e Claudia Balocchini come advisor legale. Questo rappresenta per vessel un nuovo flusso di pensieri e idee che, nel corso del 2013 si concentreranno sulle pratiche sociali e sulla geopolitica culturale con particolare attenzione alle aree del Sudest del Mediterraneo.
Incubatori al quadrato
Una sezione di vessel è dedicata all’incubatore, un hub che intende facilitare la creazione di progetti legati al territorio locale in rapporto a una geografia più ampia che abbraccia il Mediterraneo e l’Europa. Incubator, mettendo a disposizione di curatori e artisti le competenze e le conoscenze che vessel ha rispetto al contesto locale, nazionale e internazionale, facilita i singoli o i collettivi (siano essi artisti, curatori o teorici) nella realizzazione di progetti che vicendevolmente fungono da esternalità positive per il territorio in cui vessel opera. Sebbene ad oggi l’incubatore non abbia ancora trovato la sua forma definitiva, in cantiere è già in essere il processo di richiesta fondi e di start up di progetti legati al territorio pugliese.
Nico Angiuli, artista di origine pugliese, ha sviluppato un forte interesse per la Puglia contadina nell’ambito del progetto La danza degli attrezzi. Il suo progetto è una ricerca work in progress che parte dall’identificazione e immersione dell’artista nella figura del contadino. La condizione lavorativa che l’artista stesso sperimenta gli permette di mappare e archiviare le gestualità contadine di ieri e di oggi. L’ambizione della sua ricerca è di dimostrare in modo analitico le fasi di cambiamento che tale gestualità ha subito con l’introduzione delle macchine, per poi provare l’iniziale intuizione secondo la quale il duro lavoro nelle campagne provoca un graduale irrigidimento che conduce a una successiva fase di completa inabilità del corpo. Studiando le principali coltivazioni occidentali, l’artista individua, in termini di diffusione e utilizzo generalizzato, le maggiori evoluzioni tecniche e tecnologiche per ogni coltura: questo studio permette di definire le stringhe temporali specifiche da cui si estrapolano le tipologie gestuali che permettono di identificare la sequenza dei gesti del contadino. Il materiale prodotto da tale ricerca viene documentato attraverso il video.
Questo èun esempio di come vessel opera e intende operare: un mediatore tra i progetti artistici e il contesto locale in cui si sviluppano. Agevolando in modo concreto, attraverso le facilities a sua disposizione e le persone che sono in vessel, la realizzazione di un dato progetto curatoriale e/o artistico. Durante il 2013, vessel intende dedicare maggiore attenzione e investire energie in Incubator perché crede fortemente che in questo modo molti progetti possano venire alla luce e diventare ricerche pubbliche, cioè fruibili e accessibili.
Passi da gigante
Giant Step è un progetto organizzato con l’obiettivo di individuare la posizione e il ruolo dell’istituzione per la cultura contemporanea. Sono coinvolte due istituzioni culturali affermate: il Van Abbemuseum e Mostyn | Galles, e altre due meno strutturate : vessel e Galeria Labirynt. L’obiettivo principale del progetto è definire i possibili ruoli che le istituzioni possono giocare nel campo della produzione culturale di un territorio, con l’intento di rispondere alle esigenze del territorio stesso.
Considerando le attuali condizioni politiche, economiche e sociali, Giant Step vuole articolare e coniugare le tipologie di istituzioni “ideali” che sono in un dialogo critico con le istituzioni già esistenti attraverso un framework costituito da quattro “simposi nomadi”.
Giant Step 1: Entrare nel mondo dell’Arte? Realtà marginali, Cooptazione e Resistenza è stato il primo appuntamento della serie di symposia e ha avuto luogo a Bari. La città e la regione Puglia hanno una forte e ben definita identità connessa con la loro storia, le tradizioni e la posizione geografica. Sono attualmente soggette a un processo di profonda trasformazione che caratterizza l’infrastruttura dell’arte contemporanea e, conseguentemente, possono essere considerate modello di un microcosmo caratterizzato per le tensioni esistenti tra le specificità socio-culturali del loro essere luoghi “marginali” e l’ethos dominante dell’arte contemporanea.
Negli ultimi vent’anni, la logica dominante è stata progressivamente definita e modellata dal potente ordine neo-liberista e, di conseguenza, ha ereditato le sue contraddizioni e i suoi paradossi. Da un lato, questo ha prodotto uno spazio globalizzato di auto-espressione, circolazione e libertà e, dall’altro, questo stesso processo ha rinforzato la rigidità dei protocolli, delle norme e dei principi di sicurezza e di controllo pubblico, aspetti che hanno fortemente tarpato le ali a episodi di resistenza sociale e collettiva.
Nel momento in cui il processo di cooptazione delle aree geografiche marginali nei confronti del mondo dell’arte prende piede, sussiste un letterale recupero intellettuale degli artisti contemporanei facenti parte dell’attivismo anti-istituzionale, queer e pacifista degli Anni Sessanta e Settanta. Questo recupero tuttavia non è in grado di produrre una critica sostanziale dell’ethos paradossale e poliedrico dell’era contemporanea. Una critica pura, che può servire da confronto e opposizione, non è più sufficiente né produttiva: c’è bisogno di ridefinire la nozione di “critica”.
Così Giant Step ha voluto chiedersi e chiedere, fra le altre questioni: quali tattiche possono essere adottate dagli artisti, dai curatori e dai critici per risolvere logicamente le dicotomie vigenti nell’era globale?
vessel
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #9
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