Aurea Umbria?
Arroccata su una piccola altura verdeggiante nel cuore dell’Umbria, la cittadina di Spello ospita tra le sue case di pietra - fino al 6 gennaio - la mostra Aurea Umbria. Una regione dell’Impero nell’era di Costantino, che sotto la curatela di Valerio Massimo Manfredi si propone di illustrare la vita e la società tardoantica nel territorio umbro-marchigiano. L’Osservatorio Mostre e Musei è andato a dare un’occhiata.
La rassegna di circa settanta reperti archeologici punta a presentare nella sua multiforme realtà un periodo storico di oltre tre secoli (dal III al VI d.C.) non frequentemente oggetto di allestimenti, ma di grande interesse. Lo spunto per la mostra viene offerto dall’importante rescritto imperiale rinvenuto nel 1733 in prossimità del teatro nell’area pubblica suburbana di Spello e ricomposto da tre grandi frammenti marmorei. L’epigrafe costituisce la copia cittadina dell’editto con il quale Costantino il Grande verso la fine del suo principato permise a Hispellum di ospitare localmente gli spettacoli teatrali e gladiatori che fino ad allora il sacerdote della lega umbra doveva allestire e celebrare a Volsinii insieme al sacerdote eletto dai Tusci (Etruschi). L’imperatore accoglieva in tal modo la richiesta mossa dalla città stessa, concedendole inoltre l’appellativo di Flavia Constans in cambio della costruzione di un tempio in onore della gens Flavia. Il rescritto testimonia perciò un momento di particolare importanza per il centro umbro, il quale, forte dei privilegi imperiali ottenuti, avviò una serie di lavori di ampliamento urbano fra cui dovevano spiccare proprio quelli per il nuovo edificio di culto.
L’esposizione dislocata nelle belle sale del Palazzo Comunale e articolata in tre grandi sezioni tematiche (forme e modi del potere; società e individui, élites e ceti subalterni; l’immaginario tardoantico, tra paganesimo e cristianesimo) è stata dunque concepita con l’intento di sottolineare gli aspetti propulsivi e nuovi delle culture regionali, come appunto quella umbra, in un periodo che viene generalmente considerato “decadente”.
Nonostante i pezzi siano nel complesso poco numerosi e solo alcuni particolarmente significativi per il visitatore medio, la mostra riesce a rendere buon conto della realtà locale tra III e VI secolo grazie anche ad un imponente apparato didattico. La pannellistica però, per quanto chiara ed essenziale (ma solo in italiano), finisce spesso per sovrastare – almeno visivamente – i reperti stessi.
Il titolo Aurea Umbria sembra peraltro piuttosto altisonante e fuori luogo rispetto a ciò che si riscontra nella visita. Infatti, pur tenendo in debita considerazione certe spinte di rinnovamento e vitalità soprattutto tra III e IV secolo, non bastano il rescritto di Spello o il fantastico tesoretto di Canoscio per poter definire ‘aurea’ questa fase storica. Come giustamente evidenziato nella sezione dedicata a economia e ceti subalterni, anche il territorio umbro subì rilevanti trasformazioni (a partire dal fenomeno della contrazione degli abitati) che poco si adattano all’aggettivo sopra utilizzato. Se è vero che non si deve passare all’estremo opposto denigrando e trascurando, come spesso è avvenuto, la Tarda Antichità e le sue varie espressioni regionali, bisogna ugualmente riconoscere che tale titolo può risultare fuorviante, tanto più ai non addetti ai lavori.
L’idea di organizzare l’allestimento per temi, attribuendo a ogni sezione un colore identificativo, vorrebbe essere funzionale allo scopo di illustrare i molteplici aspetti connessi alla vita nella regione; il rischio tuttavia è quello di confondere il visitatore, costretto a “saltare” da un secolo all’altro seguendo la disposizione degli oggetti nella medesima sala, a scapito della comprensione complessiva dell’evoluzione storica. Se ci si fosse, invece, concentrati sulla puntualizzazione circoscritta delle tematiche socio-culturali offerte di volta in volta dai reperti, si sarebbe forse potuto creare un percorso maggiormente coerente che seguisse l’andamento cronologico del materiale esposto.
Ciò detto, la mostra, corredata da un catalogo purtroppo ancora in corso di stampa, costituisce senza dubbio un valido strumento di informazione sull’Umbria tardoantica, oltre che uno stimolo culturale per i turisti, che possono visitare con lo stesso biglietto tutte le bellezze storico-artistiche della cittadina di Spello e venire indirizzati verso altre affascinanti località umbre.
Michela De Bernardin
Spello // fino al 6 gennaio 2013
Aurea Umbria
a cura di Valerio Massimo Manfredi
PALAZZO COMUNALE
Piazza della Repubblica
www.aureaumbria.it
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