Otto artisti e un mistero. Quello de “Il posto delle fragole”
Jannis Kounellis e Cesare Pietroiusti, Maria Morganti e Serse, Letizia Cariello e Adrian Paci, Michelangelo Pistoletto e Marzia Migliora. Sono gli artisti che ogni domenica alle 21.10 conducono gli spettatori di Sky Arte HD in un affascinante viaggio attraverso le loro città predilette.
Si chiama come un celebre film di Bergman e va in onda ogni domenica sera su Sky Arte HD: è Il posto delle fragole, il programma che fino al 3 febbraio porta la città al centro della riflessione di otto artisti. Ci sono la Roma di Kounellis e quella di Pietroiusti, la Venezia di Maria Morganti e la Trieste di Serse. E ancora: la Milano di Letizia Cariello e quella di Adrian Paci, la Biella di Pistoletto e la Torino della Migliora.
Ogni puntata è, per ciascuno di essi, l’occasione per riflettere sul complesso rapporto che intercorre fra l’artista e il paesaggio circostante, mettendo al contempo lo spettatore in una condizione di “con-fusione” visiva tra il piano dell’arte e quello della vita. Quasi a sancire che, se è vero che il paesaggio urbano modifica l’artista, dialogando o interferendo con il suo iter creativo, è vero anche che questo paesaggio può esso stesso venire modificato nel momento in cui passa attraverso la lente deformante dell’arte.
Va poi notato che degli otto artisti, selezionati da un comitato costituito dal gallerista milanese Riccardo Crespi e composto da Carlo Bach, Arabella Natalini, Gabi Scardi, Adelina Von Furstenberg e Antonio Somaini, soltanto Pietroiusti e Pistoletto hanno scelto di risiedere nella città natia. Per tutti gli altri si è trattato di un incontro intimo, amoroso quasi, con quella nuova città che li ha accolti e che hanno incorporato nella propria opera. Ecco che allora la Roma del greco Kounellis fa tutt’uno con il peso della sua storia, dall’antichità ai giorni nostri. Questo peso è però anche, come lui stesso racconta, la sua più grande ossessione estetica e concettuale: “Polarizza lo spazio, si vede e si sente”.
Più leggera è invece la Roma di Pietroiusti, città in cui nasce e in cui ha scelto di rimanere, e che nelle sue mani si trasforma in un giro in biciletta per il Lungotevere. L’elemento destabilizzante del suo fare si esprime qui non tanto nella scelta di un luogo, quanto invece nella possibilità dello “spostamento tra i posti”.
A conclusione di ogni puntata viene chiesto agli artisti di realizzare un piccolo filmato, visibile sul sito di Illy, rivelando quale sia il loro “posto delle fragole”, vale a dire il luogo che della città prediligono. L’intento è di riportare all’interno dello spazio urbano la visione che l’artista ha di esso, facendo in questo modo coincidere il piano interiore con quello esteriore. Una coincidenza che, grazie alla regia di un giovane e brillante Nico Malaspina, viene espressa molto riccamente anche da Maria Morganti e da Serse, i quali hanno entrambi lasciato la città d’origine (Milano la prima, la provincia di Treviso il secondo) spinti da una precisa scelta estetica. Se per Serse è infatti la qualità della luce di Trieste ad avere fatto in modo che qui lui si fermasse, per la Morganti la scelta è ricaduta invece su Venezia, città che, come lei stessa afferma, più di ogni altra corrisponde alla sua sensibilità, spingendola continuamente dentro quell’approccio circolare che ne contraddistingue l’operato. Il suo quotidiano desiderio di catturare l’acqua che lambisce le mura delle case adiacenti al suo studio ricorda a tratti l’ossessione cezanniana per l’amato e inafferrabile Mont Sainte-Victoire.
Così, mentre Venezia e Trieste sembrano uscite dalla mano dei rispettivi artisti, la Milano della ferrarese Letizia Cariello appare quanto mai colorata e fiabesca. Analogamente difforme è il racconto dell’albanese Adrian Paci che vive a Milano ma lavora a Stezzano, in provincia di Bergamo: la sua città, quella che lo spettatore faticherà forse a localizzare, sembra piuttosto essere una soglia, un “centro di permanenza temporaneo”, come recita il titolo di una sua opera. Perché è qui, in questo luogo di transito, che, secondo l’artista, si costruisce la propria dimora, “in costante tensione tra una partenza e un mancato arrivo”.
Completano questo gigantesco affresco visivo la Torino di Marzia Migliora e la Cittadellarte di Michelangelo Pistoletto, grande laboratorio di idee e progetti creativi da lui pensato all’interno della città di Biella. Un affresco dai contorni sfumati, forse perché, come scrive Calvino ne Le città invisibili, “le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure, anche se il filo del loro discorso è segreto, le loro regole assurde, le prospettive ingannevoli, e ogni cosa ne nasconde un’altra”.
Alessia Delisi
www.illy.com
arte.sky.it/video/il-posto-delle-fragole
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