Sdoppiarsi per rimanere se stessi. Intervista con Cosimo Terlizzi
Dopo averne curato la partecipazione alla mostra patavina “Augmented Place”, Elena Tonelli incontra Cosimo Terlizzi per conto di Artribune. È l’occasione per parlare del film che sta per fare il giro delle sale italiane, “L’Uomo Doppio”.
Abbiamo incontrato Cosimo Terlizzi (Bitonto, 1973), fresco dell’uscita del suo nuovo film, L’Uomo Doppio, prodotto dalla Buena Onda di Valeria Golino, Viola Prestieri e Riccardo Scamarcio. L’autore milita nel territorio liminare fra arte e cinema: esemplare è il suo precedente video-documentario Folder (2010). Dopo averlo curato nella mostra patavina Augmented Place, Elena Tonelli incontra Terlizzi per conto di Artribune: è l’occasione per parlare del film che sta per fare il giro delle sale italiane.
Nelle tue opere è costante la presentazione della tua vicenda personale, su cui rifletti in una sorta di viaggio alla ricerca del sé. Con Folder hai avuto molto coraggio, ma ne L’Uomo Doppio hai esposto ancora di più la tua vita, forse in modo più maturo. Ce ne vuoi parlare?
La ricerca del sé è come la ricerca di un tesoro. Le mie opere sono la registrazione di questo viaggio nel profondo, dove l’esplorazione avviene in uno spazio a luce intermittente. Molti i momenti al buio, in cui la notte dell’anima, come direbbe Hegel, manifesta tutta l’incertezza che è dell’essere umano. Mostruoso e bello, misterico corpo proteso verso l’esplorazione dell’Universo. Insaziabile si avventa in modo incosciente contro il suo mondo, che lascia come involucro in agonia. Ossessivo procreatore della sua specie, come se fosse in pericolo d’estinzione. Ma con me e Damien si chiude il cerchio. L’Uomo Doppio è un affresco di questa stanza privata in cui la ricerca di se stessi, cominciata da Folder e la frase “distruggi il tuo Ego”, qui tende ad aprirsi o ad affondare in una discussione più intima che porterà a una riflessione sorprendente.
L’espansione dell’interiorità in uno spazio condiviso e pubblico, la frammentata dimensione dell’essere contemporaneo, il tema del viaggio interiore: per ritrovare se stessi bisogna sdoppiarsi e vedersi dall’alto?
Questa trasposizione di se stessi negli spazi condivisi del web porterà probabilmente a una nuova e più espansa coscienza collettiva. Ma qualcuno deve trascrivere il testo, fissare gli approdi intellettuali condivisi. Da lì si va avanti e andare avanti significa avvicinarsi sempre di più al vuoto, ovvero al mistero della creazione. Questa è la scoperta del tesoro. Essere nel sé può allora voler dire essere nel Tao, immerso nell’infinitezza. È indispensabile vedersi dall’alto, per capire dove si è e dove si vuole arrivare. Un po’ come si fa con Google Maps, il satellite è come una protesi straordinaria del nostro corpo. Il software ci trova, e poi noi zoomiamo verso l’alto.
L’Uomo Doppio affronta questioni profonde, come quella della scissione individuale tra materia e spirito, corpo e anima. Questa ambiguità finisce per far dialogare il campo scientifico (la creazione in laboratorio della cosiddetta “particella di Dio” al Cern di Ginevra, che citi nel film) con quello della fede. Questa lotta interiore pone un divario tra le ragioni della religione e quelle della scienza: possono convivere questi due ambiti?
Vi è in entrambi il voler esaltare la verità. Se nell’ambito religioso però la verità pare essere nella luce di Dio, in quello scientifico si cela nel buio del vuoto; se per la religione cattolica i dogmi vanno rispettati, nella scienza affatto; se la religione copre quindi la luce, la scienza tende a svelarla. Ma nelle ricerche scientifiche il dogma della creazione è ancora lontano a comprendersi, e più si ha la sensazione di essere arrivati a una spiegazione più questa pare essere talmente straordinaria da nasconderne un’altra. Paradossalmente le religioni hanno paura della verità. Nel mio percorso spirituale ho pesato questa contraddizione e l’ho interpretata. Perché aver paura delle ragioni del corpo (il corpo qui inteso anche come “caduta di un grave”)? Per la perdizione che cela dietro il suo aspetto? Perché il destino del corpo deve essere segnato? Può il corpo sposare la sua essenza senza prevalere a essa?
Dopo la presentazione a Bologna (Cinema Lumière) durante la White Night di Arte Fiera, dove potremo vedere questo tuo lavoro?
Il film sarà in programma in diversi cinema d’essai d’Italia (dal francese “cinema di prova” o di “sperimentazione” com’è giusto che sia L’Uomo Doppio) e speriamo nei principali festival. Riguardo la distribuzione estera, stiamo vagliando alcune proposte.
Elena Tonelli
Cosimo Terlizzi – L’Uomo Doppio
Italia | 2012 | 67’
www.cosimoterlizzi.com
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