Taak nasce in un certo senso dalle ceneri di Skor. Ci racconti la genesi?
Skor era stato lanciato dal governo per sostenere la realizzazione di opere d’arte nella sfera pubblica in tutta l’Olanda, sia in termini contenutistici che economici. Qualsiasi istituzione o ente (scuole, ospedali, comuni ecc.) che volesse promuovere un progetto culturale poteva rivolgersi a un’organizzazione -una specie di agenzia- con altissime competenze in materia, sia dal punto di vista logistico e di produzione sia sotto il profilo della qualità.
Dove sta la differenza ed evoluzione rispetto a Skor e come descriveresti la pratica di Taak?
Le modalità di intervento tipiche di Skor vedevano una iniziale proposta di partenariato, una successiva riflessione dei curatori su quali fossero le necessità e le “urgenze” dei luoghi, l’inizio di un dialogo con tutti gli attori coinvolti e l’analisi delle specifiche motivazioni. Successivamente si proponevano gli artisti più appropriati, questi riflettevano ulteriormente, si elaborava una proposta comune, questa diventava un piano, il piano diventava realtà. Poi tutti tornavano a casa. La conoscenza generatasi, il know how, le reti di relazioni create svanivano. Noi vogliamo realizzare progetti simili e con un processo analogo, ma ci concentreremo sin dall’inizio in modo esplicito sul cercare di trattenere ed esplorare ulteriormente quanto creato in termini di conoscenza, abilità e relazioni.
Facendo come?
Immettendo il tutto in una sorta di traiettoria parallela, dove altri progetti, anche internazionali, possano confluire. Inoltre, a differenza di Skor, noi non abbiamo finanziamenti strutturali dal governo, siamo una cooperativa, quindi tutti quelli che lavorano per Taak ne sono membri.
Avete diviso le vostre attività in due aree, Make e Learn, una più pragmatica e l’altra più orientata alla ricerca. Immagino che anche economicamente l’una aiuti a sostenere l’altra.
Esatto. Make realizza progetti artistici e fornisce consulenza in materia di raccolta di fondi, coordinamento di progetti, produzione di testi, ricerca e comunicazione. Learn sviluppa attività didattiche in forma di workshop, dibattiti, conferenze, spettacoli, visite guidate, eventi d’artista, proiezioni. Il 30% del ricavato di Make viene investito nella ricerca in Learn. Vorremmo che entrambe evolvessero insieme ma anche autonomamente, potendo avvantaggiarsi l’una dell’altra. Inoltre, i temi su cui vogliamo concentrarci sono quelli dei diritti umani, dell’urbanistica, della condizione urbana, dell’ecologia e del design sociale, perché pensiamo che in essi risieda il potenziale per un migliore radicamento dell’arte nella società. Infine intendiamo sperimentare modi diversi per affrontare tali questioni.
Puoi fare qualche esempio?
Un esempio molto chiaro del nostro interesse nella produzione di nuova conoscenza attraverso diversi formati, discipline e aree di competenza è Vote Back!,il progetto che abbiamo presentato al De Appel. Articolato in forma di festival, si proponeva di riflettere sul rapporto tra arte e realpolitik, coinvolgendo diverse discipline, quali il teatro, la grafica, l’architettura, il cinema documentario.
Antonia Alampi
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #10
Abbonati ad Artribune Magazine
Acquista la tua inserzione sul prossimo Artribune
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati