The radiant child! Non smettono di crescere estimatori e attestati di stima per Jean-Michel Basquiat. La personale composta da 60 opere che la Gagosian gli dedica conferma ancora una volta la sua grandezza, la sua frenetica inquietudine e il suo spettacolare talento, ma soprattutto ribadisce che, a 25 anni dalla sua scomparsa, è ancora Basquiat l’astro più luminoso di questo presente tra le luci della propria città natale.
www.gagosian.com
La factory afghana. Le mani di sconosciute donne afghane hanno tessuto gli arazzi commissionati da Alighiero Boetti fra gli anni Ottanta e Novanta e in mostra in questi giorni alla Gladstone Gallery. La quantità davvero imponente di opere esposte lascia addirittura interdetti. Visitato l’opening, chissà se Alighiero avrebbe ricordato di aver chiesto di realizzare così tanti arazzi a Boetti.
www.gladstonegallery.com
Arte su tela, basta che non sia pittura. Non solo al Guggenheim ma anche alla Galleria Richard è possibile osservare opere di Takesada Matsutani. Degno esponente del movimento Gutai, l’artista giapponese si fa apprezzare per le armoniose sinuosità delle proprie tele tridimensionali ottenute servendosi di colla vinilica per legno ma, in particolare, è grazie all’installazione che ha per protagonista un sacco di ghiaccio che in questi giorni riesce a farsi segnalare fra gli opening in corso.
www.galerierichard.com
Brividi di carta. C’è la matita italiana di Davide Cantoni fra gli artisti selezionati dalla Davidson Contemporary per un group show che investiga e riflette sulla contemporaneità dell’uso della carta. Media fra i più comuni e accessibili, usata per millenni, la carta grazie alle opere scelte diventa oggetto e soggetto di installazioni, sculture, collage che fuoriescono dal suo uso comune, mantenendo un sottofondo di delicatezza, fragilità e leggerezza.
www.davidsoncontemporary.com
La mostra in orbita. The Last Pictures, 100 foto che il Massachusetts Institute of Technology ha messo in un disco micro-etched. Progettato per durare nello spazio per miliardi di anni, il disco è stato lanciato in orbita nel novembre 2012. L’idea, nata dalla creatività di Trevor Paglen, è in mostra alla Metro Pictures Gallery. Esposizione esageratamente ansiogena. Viene voglia di rassicurare i posteri che l’essere umano di questo presente non era solo questo.
www.metropicturesgallery.com
Never enough. Estetica psichedelica in stile fine Anni Sessanta/inizio Anni Settanta per esaltare la schiavitù dell’essere umano contemporaneo davanti ai propri desideri e bisogni. Fra considerazioni oggettive, critica sociale e qualità visiva altalenante, le opere di Jeremiah Johnson alla Converge Gallery.
www.convergegallery.com
Ordini, espansioni, interazioni. Osvaldo Romberg e la sua arte concettuale sono in scena da Henrique Faria Fine Art. Se argentina è l’origine dell’artista, senza identità nazionali sono i suoi lavori geometrici presentati come un omaggio a Josef Albers e Raul Lozza e fortemente contenenti l’influenza di Mondrian, Malevich e Rodchenko.
henriquefaria.com
La mostra dal materiale non artistico. Impatto critico e risultato estetico ben riuscito alla Jenkins Johnson Gallery, grazie alla selezione delle opere di Lynn Aldrich. Testimonianza di over-consumo e degrado ambientale, la mostra riesce a trasformare monotoni oggetti di massa in vivaci opere artistiche.
www.jenkinsjohnsongallery.com
Quando il cielo smette di essere blu. C’è aria di post-tutto almeno nelle intenzioni alla Kunsthalle Galapagos. Le apocalissi di Eric Lo Presti sono gocce e cenere di sublime sentire. Opere che oscillano fra l’apprezzabile e il deboluccio per una mostra che merita senz’altro una visita.
www.kunsthallegalapagos.com
Alessandro Berni
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